Saronno News

Sei un viaggiatore Discovery? A dicembre ti portiamo a scoprire un’Africa da “camminare” in tre modi diversi. Partiamo dal Kenya, con le sue savane da attraversare con passo ampio, seguendo piste che tagliano il Samburu, il Nakuru e il Maasai Mara. Qui la parola d’ordine è movimento, con le mandrie in migrazione, i felini in caccia e le danze dei Maasai. In Uganda il passo rallenta. La foresta non concede sentieri: ci si muove tra radici, felci altissime e tronchi ricoperti di muschio. È un ambiente impegnativo, dove ogni metro conquistato porta più vicino agli scimpanzé del Kibale e ai gorilla dell’impenetrabile Bwindi. E infine, a Zanzibar i nostri passi affonderanno in lingue di sabbia che compaiono e scompaiono, attraversando villaggi swahili, mercati e piantagioni di spezie.

Il capodanno è ovunque un rito di passaggio. Ma lo diventa ancora di più in India, dove il sacro governa ogni luogo e tempo. Nel Kerala, il rito scorre nelle acque delle backwaters e attraversa il corpo con l’antica pratica dell’ayurveda: gesti lenti e circolari, che compiono un viaggio verso l’equilibrio interiore. Nel Rajasthan il rito cambia forma ed entra nei palazzi dei maharaja, dove colori, stoffe e motivi ornamentali definiscono ruoli e culture. Lo scorrere del Gange ci porta a Varanasi, dove il rito si traduce nelle abluzioni dell’alba e nelle cremazioni al tramonto: un ponte tra il mondo terreno e quello spirituale. E ancora, nelle remore isole Andamane, il rito si trasforma da sacro ad ecologico: qui, i pescatori vivono secondo un allineamento costante con il mare, le correnti e il respiro della foresta.

A dicembre, sugli altipiani del Messico, gli Aztechi celebravano il Panquetzaliztli, una festa per la rinascita del Sole. Era una sorta di capodanno che segnava un rinnovamento del cosmo. Oggi, a Città del Messico, gli affreschi di Rivera e le piramidi di Teotihuacan, raccontano ancora questo bisogno di dialogare con il cielo. Con i Maya invece, torniamo sulla terra e ci perdiamo nella giungla: tra Chiapas e Campeche, passando per San Cristóbal, Chamula e Palenque, la foresta protegge ciò che è rimasto dei templi. Frammenti di una civiltà che dialogava con gli spiriti della terra. Ma il Messico ci porta anche nel sottosuolo, con i cenotes, grotte di luce e acqua che percorrono lo Yucatan, tra Tulum e Valladolid. E infine arriviamo al mare, il Pacifico di Puerto Escondido e il Caribe, dove le correnti disegnano lagune e le mangrovie abbracciano spiagge meravigliose.