2001 Cuba

Flashs di un Cuba Libre

Hola Cuba, ciao Cuba, Cuba dai portici ombrosi e dalle migliaia di colonne dai colori più delicati e pallidi, dai patii cadenti, ma accoglienti con gli dei africani, gli Orishas, che occhieggiano dalle antiche nicchie.

Cuba con le sue piazzette segrete permeate di magia, gli acciottolati antichi percorsi da carretti, le grate alle grandi finestre dalle quali si affacciano vecchi addormentati sulle sedie a dondolo, bambini che ti chiamano, prostitute che ti sorridono maliziosamente.

Cuba dai palazzi meravigliosi che cadono a pezzi aspettando che qualcuno li aggiusti mentre i calcinacci giacciono oramai in terra da anni.

Cuba dalle feste in ogni angolo, feste che scoppiano come fuochi artificiali e che non finiscono mai perchè non è mai tardi per fare baldoria.

Cuba paese di scandali e santeria.

 

Il sole è già tramontato, calano le ombre e l’Avana sonnolenta ha spento le luci dorate del tramonto, ma ad una svolta vicino a calle Obispo ecco che c’e’ il putiferio.
Salsa a tutto volume, gente che ballando ingombra tutta la strada, volti simpatici che ti invitano, bottiglie di Rum che migliorano il gusto di coctails meravigliosi dove il sapore della frutta si mischia a quello delle erbe selvatiche. Occhi umidi e ridenti che ammiccano, corpi che sinuosi si muovono come mai avresti potuto immaginare si potessero muovere, occhiate provocanti.
La calca è incredibile e per passare non ci resta che aprirci la via a passo di danza.

Il patio della casa e’ immerso nella penombra, la vergine su un altare a lato troneggia nelle sue vesti preziose con ai piedi le antiche e sacre pietre per la divinazione.
A mezza voce vengono recitate le oscure formule in dialetto Yorubà ed invocati i sacri Dei protettori. Le conchiglie, influenzate dal fluido di chi chiede la consulta, vengono lanciate sul tappeto e danno la loro sentenza attraverso numeri. Sono i santi che parlano con la voce delle antiche divinità africane: per ogni Santo c’è un nome pagano. Ed incredulo ti senti dire cose che tu hai sempre nascosto, ti senti raccomandare di questo e di quello ed in te si insinua il dubbio ed il timore.
La Santeria non si impara ne’ si paga : la Santeria e’ un dono divino.

La capanna e’ una delle caratteristiche costruzioni cubane: pareti di legno in forma ovale, tetto di palma.
Non c’e’ acqua ne’ luce, non ci sono suppellettili: non c’e’ niente. 5 bambini, la madre ancora giovane ed un padre con ulcere sulle gambe. L’han curato, nell’ospedale di città, ma “no se solucionò”.
Occhi sgranati noi, occhi sgranati loro e subito appaiono i cocchi per noi; freschi e succosi, offerti con un sorriso. Il bimbo piu’ piccolo ha una grossa bruciatura, lasciamo qualcosa per disinfettare la brutta ferita, qualche sapone, piccole cose che loro non chiedono ed accettano con timidezza.
E quando andandocene vogliamo dare qualche pesos con la scusa di pagare i cocchi ci sentiamo dire: “i cocchi non si pagano, i cocchi si regalano agli amici”.

Tiene una bimba in braccio, fa la modella. Ma quante modelle ci sono a Cuba!?!
Hot pants, stivaletti, sorriso smagliante: e’ proprio carina e non nasconde nulla di quello che spera di vendere o diciamo meglio di regalare. Ci parla della sua speranza di venire in Italia al seguito di qualche italiano che le ha promesso …, che le scriverà…, che tornerà…
Le occhiate diventano ora piu’ maliziose ed invitanti, abbraccia uno di noi e sorvola sulla mano morta che sfiora quella pelle soda e vellutata. Spera e sogna un altro Paese …

Il museo, uno dei tanti, e’ un tripudio di foto del Che, di reliquie della rivoluzione, di cimeli importanti per la storia di Cuba.  Foto del Che e di Fidel assieme, fotocopie delle loro missive, l’amaca dove dormivano, le loro pagelle di scuola, i fucili, le bombe molotov che fabbricavano nella sierra Maestra.
La nostra guida, una bella signora che ha vissuto il tempo della rivoluzione, con occhi umidi ci ripassa le date ed i fatti salienti che oramai noi sappiamo a memoria. Alle pareti possiamo leggere i brani più importanti dei discorsi di Fidel, discorsi che a volte duravano anche sette ore consecutive. La signora è conscia di aver vissuto un evento importante per il Sud America tutto ed accomiatandosi ci ricorda una delle frasi piu’ famose di Fidel: “il Sud America può ora essere non del tutto schiavo degli Yankees perchè e’ esistita Cuba!”

Ci siamo perduti tra i vicoli di Trinidad: chiedo aiuto ad una passante che gentilmente mi dice di seguirla.
Mentre mi fa strada tra il dedalo di vie timidamente mi regala un soldino con l’effigie del Che e, contrariamente al solito, non mi chiede nulla in cambio. Penso allora di contraccambiare il dono con uno dei saponi di marsiglia portati dall’Italia; ma la gioia che brilla nei suoi occhi subito si trasforma in paura quando un poliziotto che non avevamo visto si avvicina minaccioso rimproverandola aspramente. Arrossisce, sbianca, la bocca le trema, non sa piu’ che fare … ed io divento una furia. Riverso sul poliziotto tutti gli improperi peggiori del mio vocabolario di spagnolo ed è lui ora che, sorpreso dalla mia reazione, fugge mentre la poveretta, con un sorriso ed un cenno di saluto, si dilegua tra la folla.

La spiaggia è una delle più belle dell’isola: sabbia bianca, mare turchese, mega alberghi, turisti di ogni paese. Gli alberi arrivano fino al mare, c’è un bel vento fresco e si può passeggiare tranquillamente guardandosi attorno.
Eccolo il grasso bavarese, gli mancano solo i calzoncini di pelle, ma il pancione pieno di birra c’è tutto. Sta stravaccato su di un lettino abbracciato con una bellissima “cubanita”, una delle tante modelle, che lo sta guardando con occhi adoranti e maliziosi.
Più avanti un commendatur, ha proprio la faccia dell’italiano fallito (pelle cadente, calvizie incipiente, pancetta molle) guarda con occhio spermatico da conquistatore una bellissima negretta che deve avere meno di un terzo della sua età.
E più in là scorgo un vecchietto francese azzimato con “nipotina” mulatta che porta un due pezzi che più piccolo non si può.
Un esercito di “modelle” meravigliose, sorridenti, gentili e disponibili a tutto che con la testolina piena di speranze di fuga sciupano i loro anni migliori. Le “Jineteras”, che non sono propriamente “Putas”, offrono una ventata di illusione a questi uomini orribili, che qui si sentono degli Adoni, in cambio di un invito e di una promessa. Ragazze bellissime che sprizzano voglia di vivere da tutti i pori, così ingenue nonostante i loro facili costumi: queste sono le ragazze di Cuba così tragicamente illuse.

La nostra sistemazione non è delle migliori: tre per stanza, sei in un appartamento con un solo bagno ed una cronica mancanza d’acqua.
L’amica cubana che ci ospita si fa in quattro per essere gentile e non capisce perchè siamo così tremendamente nervosi. Dopo tutto ci ha preparato dei bei secchi pieni e la doccia in ogni caso è assicurata. Ma gli amici sbuffano, brontolano e sognano gli alberghi dei giorni precedenti con bagno privato, acqua corrente calda e fredda e piscina. Tutte cose che qui solo il turista puo’ avere perchè a Cuba il turista, che paga in dollari, ha sempre ragione. Per il turista c’è sempre tutto, per il cubano niente.

Il negozio è di generi di lusso, in una cittadina anonima del centro. Le vetrine, sguarnite e un pò squallide, mostrano ai cubani tutto quello che non si possono permettere. Ogni prezzo è rigorosamente in dollari ed alle porte c’è letteralmente la fila.
Noi turisti siamo subito ammessi e ci aggiriamo tra la misera mercanzia: due jeans solo taglia 48 e 50, quattro paia di calze, un unico paio di scarpe da ginnastica numero 36, una caffetiera moka italiana. Più in là fanno bella mostra un frigorifero verde oliva, uno stereo senza le casse, un ventilatore, un walkman senza cuffie, flaconi di shampoo e bagno schiuma. I prezzi sono incredibilmente alti, quasi piu’ che il Italia e la qualità è senz’altro scadente.
La gente guarda vogliosa, sospira e poi esce senza comperare nulla: è sempre tutto troppo caro.

La casa è bella, coloniale: grande patio con piante, fresche stanze in penombra, legni pregiati, piastrelle spagnole. E’ la casa della Trova della città, una come se ne vedono tante a Cuba.
Alla casa della Trova c’è baldoria sempre; complessi affermati si alternano a bands di arzilli vecchietti che intonano le famosissime “Guantanamera” ed “Hasta siempre” o ritmi piu’ antichi come il Son. Qui c’è il puro piacere del ritrovarsi per far musica, qui tutti dopo un pò cominciano a ballare perchè è impossibile non essere coinvolti. Ed i cubani sono sempre pronti a dare consigli od insegnare nuovi passi, a farti vedere come muovere il bacino o le spalle.
Basta qualche accordo ed e’ frenesia, calca, bolgia; loro con le loro mosse provocanti ed aggraziate, noi con i nostri movimenti spigolosi e goffi. E quando il ritmo cambia e noi rimaniamo spiazzati e bloccati loro proseguono così belli, così felici, dimentichi di tutto.

La spiaggia dell’Est è una delle più belle di Cuba: vicina all’Avana è fortunatamente ancora proprietà dei cubani. Qui la gente del posto puo’ venire a riposare e fare un bagno nell’oceano poichè il luogo non è ancora diventato un ghetto turistico come Varadero o Cayo Guglielmo dove le spiagge sono riservate solo ai turisti.
Alla Playa del Este c’è la spiaggia corallina di Tararà ed i bambini di Chernobil.
Le splendide villette “lasciate” dagli americani ed immerse in una vegetazione tropicale sono state in parte riadattate per i turisti in parte costituiscono una struttura alberghiero-ospedaliera per ospitare i piccoli pazienti che hanno bisogno di sole e mare. Bambini con cancro, leucemia, psoriasi, ecc.. qui per il clima mite e l’aria salubre migliorano e vengono curati con generosità e competenza dall’equipe del centro.
Tra alberi di mango e tamarindo, palme da cocco e ficus sorgono ospedali, sale mensa, palestre e sala per manifestazioni culturali; la spiaggia è dotata di ombrelloni, bagnini, ambulanza e sdraio. Qui i piccoli pazienti di Chernobil vivono alcuni mesi imparando un po’ di spagnolo ed assorbendo un po’ della voglia di vivere del popolo cubano.

Si perchè è questa straripante voglia di vivere quello che colpisce di più in questa gente.


Gente di Cuba, gente che ha saputo portare avanti una rivoluzione senza mezzi e che è tuttora orgogliosa di quello che ha fatto.

Spensierata gente che ha conservato la voglia di divertirsi pur essendo oppressa da mille problemi.

Gente che sa dare pur non avendo quasi nulla.

Bella gente di Cuba senza nulla da fare, ma con un grande cuore pieno di speranze.

Gente che sopravvive in attesa di qualcosa di magico che sembra non dover accadere mai ……..

Giuliana Bencovich