
In
occasione della mostra Mantegna a Mantova 1460–1506, per approfondire gli
aspetti storici e artistici della lunga permanenza del maestro alla corte dei
Gonzaga, viene proposto un percorso che collega i luoghi mantegneschi della
città. Da Palazzo Te, dove sarà allestita l’esposizione dedicata agli anni
mantovani dell’artista, l’itinerario prosegue al Museo della Città di Palazzo
San Sebastiano, al Tempio di San Sebastiano, dove erano collocati i famosi
Trionfi, e alla Casa dell’artista.
Nel centro
storico, oltre alla Basilica di Sant’Andrea con la Cappella funeraria della
famiglia Mantegna sono visitabili la Chiesa di Santa Maria della Vittoria
aperta al pubblico per l’occasione dopo un imponente campagna di restauro, e
il Museo Diocesano. Il percorso si conclude a Palazzo Ducale nel cui Castello
si trova la celebre Camera Dipinta detta degli sposi.
I luoghi
mantegneschi saranno segnalati con la lettera "M" della
"littera mantinea".
Museo della Città di
Palazzo San Sebastiano
Largo XXIV Maggio, 12
Il possente palazzo, situato a quelli che allora erano i margini del circuito
murario della città, fu voluto da Francesco II Gonzaga e fatto edificare tra
il 1506–08. Francesco II vi abitò fino alla morte, avvenuta nel 1519. In
seguito la residenza cominciò a perdere d’importanza ma restò comunque
proprietà della famiglia Gonzaga per tutto il XVII secolo.
Francesco II aveva affidato l’incarico di
edificare la sua dimora a Gerolamo Arcari e, in qualità di sovrintendente, a
Bernardino Ghisolfo. Le decorazioni, sia interne che esterne all’edificio,
furono eseguite da pregevoli artisti, come Lorenzo Leonbruno, Dosso Dossi,
Lorenzo e Matteo Costa. Al primo piano si trova la grande sala dei trionfi,
così chiamata perché ospitava le nove tele dipinte da Andrea Mantenga
raffiguranti il Trionfo di Cesare.
La sala dei trionfi fungeva da salone
d’onore per ricevere e intrattenere gli ospiti più importanti. Accanto al
salone, due camere dette rispettivamente delle frecce e delle briglie, dalle
decorazioni affrescate sulla volta, facevano parte dell’appartamento del
Marchese.
Tempio di San Sebastiano
Largo XXIV Maggio
L’edificio del S. Sebastiano è una delle più originali chiese progettate nel
1460 da Leon Battista Alberti per Ludovico II Gonzaga.
Sorta probabilmente per tener fede ad ex-voto fatto a San Sebastiano che
aveva ben protetto la città dalla peste nel corso della dieta del 1459, la
costruzione continuò faticosamente fino al 1512 quando Pellegrino Ardizzoni
costruì la volta a crociera.
Il progetto originario è fortunatamente noto
grazie a un disegno di Antonio Labacco in cui il tempio appare con una pianta
a croce greca e una grande cupola semisferica. Particolare è anche la
presenza della cripta che non comunica con la chiesa superiore ed è
costituita da una selva di pilastri che richiamano le cisterne romane.
Per lungo tempo si è pensato che la struttura fosse stata
pensata come il mausoleo dei Gonzaga per i forti richiami funerari e
celebrativi delle decorazioni ma nessuno degli insigni committenti è sepolto
qui.
Certamente il San Sebastiamo resta la testimonianza più viva della concezione
albertiana di un architettura fondata sulla memoria degli antichi.
Casa del Mantegna
Via Acerbi, 47
Eretta a partire dal 1476 sul terreno donato all’artista dal Marchese Ludovico
II Gonzaga, la casa si presenta molto semplice all’esterno: una volumetria
cubica, entro la quale è inserito un cortile cilindrico. La casa, esempio
mirabile di edificio residenziale a pianta centrale, fu progettata dallo
stesso Mantegna.
In pianta, il cerchio si inscrive nel
quadrato: l’evidente allusione alla simbologia del divino rimanda alle
teorizzazioni dell’Alberti e allo spirito ricettivo dell’artista, una
dimensione che è anche sottilmente suggerita dal motto Ab Olympo che troviamo
iscritto sopra uno dei portali del cortile. All’interno alcune stanze
mostrano ancora resti di affreschi ornamentali mantegneschi: fregi e numerose
varianti del tema dei girali e delle candelabre, con motivi che sviluppano
eleganti soluzioni di contorni floreali e danno le proporzioni delle antiche
stanze. Al piano terra del piccolo palazzo si situavano l’atelier, gli spazi
di ricevimento e gli ambienti destinati alla quotidianità domestica della
famiglia.
Al piano nobile erano inseriti gli spazi di
rappresentanza, come il grande salone, la sala degli stemmi e le camere da
letto (nella sala recante traccia dell’affresco con il sole radioso e il
motto par un desir era collocata l’alcova dell’artista).
Basilica di Sant’Andrea
Piazza Mantegna
La Basilica di Sant’Andrea, una delle più innovative chiese del Rinascimento,
fu progettata nel 1472 da Leon Battista Alberti, per volere di Ludovico II.
I lavori per la sua costruzione iniziarono
nel 1472, proprio nell’anno in cui Alberti morì. Così l’architetto Luca
Fancelli fu incaricato di procedere alla costruzione in coerenza con il
progetto albertiano. Ovviamente il cantiere per la grande basilica non si
concluse nell’arco di pochi anni. La chiesa poté chiamarsi conclusa solo a
metà del Settecento, quando fu finalmente innalzata la grande cupola su
disegno di Filippo Juvarra. La basilica rappresenta, in modo esemplare, la
capacità dei Gonzaga di ostentare nei monumenti cittadini un programma di
aggiornamento urbanistico e architettonico secondo i canoni dell’Umanesimo.
Nella chiesa, tra le altre cose, è custodita
la reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo, portata a Mantova, stando
alla tradizione, dal Beato Longino nel 37 d. C. Per quanto ci interessa
occorre sottolineare l’eccezionalità della prima cappella a sinistra,
rispetto a chi entra: il sacello fu acquistato nel 1504 proprio dal Mantegna
in funzione di cappella funeraria per sé e per la famiglia.
Un ciclo decorativo progettato dal Mantegna
realizzato tra il 1506 e il 1516, esalta la lucida geometria dello spazio. La
tomba del pittore, segnalata da una lapide sul pavimento, è posta in una
cripta sottostante. Nella cappella si conservano il busto bronzeo
dell’artista e due tele del maestro (completate dal figlio Francesco)
raffigurante rispettivamente la Sacra Famiglia e la famiglia del Battista e
il Battesimo di Cristo.
I quattro evangelisti, affrescati nei
pennacchi della cupoletta, sono stati attribuiti al Correggio.
Chiesa di Santa Maria della
Vittoria
Via Claudio Monteverdi, 1
Santa Maria della Vittoria, consacrata nel 1496, è un edificio votivo voluto
da Francesco II Gonzaga, IV marchese di Mantova, per celebrare la vittoria
sul re di Francia Carlo VIII nella battaglia di Fornovo (6 luglio 1495).
Probabilmente il progetto architettonico è
da assegnare a Bernardino Ghisolfo, Superiore delle Fabbriche gonzaghesche
dal 1490. L’interno, a navata unica, conserva un apparato decorativo
rinascimentale d’ambito mantegnesco.
Una stretta relazione col gusto di Andrea
Mantenga per l’antichità classica e per i marmi romani è, infatti,
riscontrabile nell’effetto illusionistico della pittura di marmi preziosi e
di candelabre che caratterizza l’aula. Sulla parete di fondo s’innalzava la
grandiosa pala della Madonna della Vittoria, capolavoro di Andrea Mantenga.
Nel 1797, durante l’occupazione francese, la chiesa fu adibita a scopi
militari e la pala, ora esposta al Louvre, trafugata a Parigi.
Museo Diocesano di Arte
Sacra "Francesco Gonzaga"
Piazza Virgiliana, 55
L’idea di adibire parte del monastero di Sant’Agnese dei Padri Agostiniani a
sede espositiva nacque grazie all’interessamento di monsignor Luigi Bosio
negli anni Settanta e all’impegno di monsignor Ciro Ferrari nel decennio
successivo.
Aperto nel 1983, il Museo Diocesano
raccoglie in un’unica sede espositiva il patrimonio artistico, culturale e
religioso di tutto il territorio della Diocesi mantovana. Oltre alla
fondamentale funzione di conservazione e di catalogazione dell’opera d’arte,
il Museo ne consente la fruizione pubblica. Le opere d’arte sacra (tele,
statue, oreficerie, corali miniati, paramenti) inserite nel percorso museale
conservano il riferimento alla chiesa d’origine e alla memoria della
devozione popolare, sottolineando la continuità storica della Chiesa sul
territorio.
Il Museo conserva straordinarie memorie del
periodo mantegnesco. Si segnalano in particolare la sinopia e l’affresco
dell’Ascensione di Cristo, il lacerto d’affresco con quanto rimane delle
figure di Sant’Andrea e Longino, la Deposizione e la Sacra Famiglia.
Tutte queste opere facevano parte delle
decorazioni realizzate dall’Officina mantegnesca per la facciata di
Sant’Andrea, la cui campagna decorativa si svolse, sicuramente, tra il 1488 e
il 1506. La Sacra Famiglia e la Deposizione furono poi rielaborate dal giovane
Correggio. Infine, nel Museo, non è di poco valore artistico il Messale di
Barbara di Brandeburgo, esempio straordinario della più eccellente tradizione
miniaturistica del periodo.
Palazzo Ducale
Piazza Sordello, 40
Il Palazzo Ducale di Mantova è uno dei più vasti e articolati complessi
architettonici signorili italiani. Residenza della famiglia Gonzaga, che
dimora continuativamente al suo interno tra il 1328 e il 1707, il Palazzo si
sviluppa, nel corso dei quattro secoli di dominio gonzaghesco, attraverso
continue stratificazioni e aggregazioni, a partire da un primo nucleo
costruito dai Bonacolsi alla fine del Duecento.
Nel 1328, quando Luigi Gonzaga conquista il
potere sconfiggendo la famiglia rivale, già esistono infatti alcuni degli
edifici che faranno parte della Corte Vecchia del Palazzo dei Gonzaga: tra
essi emergono la Magna Domus e il Palazzo del Capitano, entrambi affacciati
su Piazza Sordello.
Sul finire del secolo viene edificata,
isolata dagli altri palazzi, l’imponente mole del Castello di San Giorgio,
nel quale la corte si stabilisce nel 1459. Tale data è da considerarsi
l’inizio della reale grandezza e notorietà della famiglia in quanto, nello
stesso anno, Ludovico II accoglie a Mantova il Papa Enea Silvio Piccolomini
Pio II per la dieta organizzata al fine di pianificare la crociata contro i
Turchi. Alla decorazione degli ambienti concorrono tanto l’architetto toscano
Luca Fancelli, che all’interno del Palazzo realizza anche la Domus Nova
(1480–84), quanto il pittore Andrea Mantegna, che nella torre di nord–est
dipinge la celeberrima Camera Picta, detta degli Sposi, una delle massime
espressioni del Rinascimento italiano.
È d’obbligo, infine, una visita nel Palazzo
allo Studiolo e alla Grotta di Isabella d’Este. Per gli spazi più privati
della Marchesa il Mantegna dipinse, a partire dal 1496, il Parnaso e la
Minerva che caccia i vizi, opere oggi al Louvre.
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IL CENTRO STORICO (Percorso giallo)
1]
L'itinerario di visita della città non può che iniziare da Piazza
Sordello, che con i suoi dintorni costituisce il nucleo antico, su
quella che fu l'isola originaria, e che rappresenta ancora oggi il cuore
della città.
Piazza Sordello, dedicata al poeta mantovano ricordato da Dante nel VI canto
del Purgatorio, fu creata nel corso del '300; era il "centro" della
vita religiosa e politica dove prima i Bonacolsi, poi i Gonzaga
fecero costruire imponenti palazzi.
La piazza ha forma rettangolare ed è delimitata a Nord dal Duomo.
Il lato orientale di piazza Sordello, a destra guardando il Duomo, è
delimitato dagli edifici di Palazzo Ducale: in particolare
da due edifici porticati, fatti costruire dai Bonacolsi alla fine del '200 -
la Magna Domus e il Palazzo del Capitano.
Più arretrato si trova il Castello di San Giorgio, fatto
costruire verso la fine del XIV da Francesco Gonzaga che voleva
ampliare il palazzo del Capitano e munirlo di un possente baluardo.
L'edificio è un imponente fortezza in cotto a pianta quadrata, rafforzata da
quattro possenti torri angolari sporgenti e circondata da un fossato.
In Piazza Sordello, sul lato opposto a quello di Palazzo Ducale, si ergono
antichi palazzi: il Palazzo Vescovile, Palazzo degli
Uberti, Palazzo Castiglioni, Palazzo Acerbi.
Il Palazzo Vescovile fu costruito tra 1776 e il 1786,
appartenente alla famiglia dei marchesi Bianchi che lo abitarono fino a
quando, nel 1823, divenne sede episcopale. La facciata è caratterizzata da
due poderosi telamoni ai lati dell'ingresso che reggono una balconata
marmorea.
Palazzo degli Uberti, sull'angolo di vicolo Bonacolsi, di
costruzione tardogotica, fu fondato dal ramo mantovano della famiglia
fiorentina da cui prese il nome. Conserva tracce delle originarie strutture
trecentesche, successivamente inglobate dai vari rifacimenti, soprattutto
nelle finestre che danno sul vicolo.
Segue Palazzo Castiglioni, detto anche Bonacolsi.
Ritenuto dimora dei Bonacolsi, fatta erigere da Pinamonte nel 1281, sembra
possa essere stato costruito per volontà di Luigi Gonzaga dopo la
conquista del potere intorno al 1340. Il Palazzo, dal 1808, è di proprietà
dei conti Castiglioni, discendenti dal famoso Baldassarre, autore de Il
Cortegiano. L'ampia superficie in cotto, sormontata da merli ghibellini,
è scandita, nell'ultimo piano, da finestre con arco bicolore, in cotto e in
marmo, contenente il motivo di una trifora. Nel piano inferiore vi è una
serie più fitta di monofore, oggi quasi tutte chiuse. Al piano terra
sull'estremo lato sinistro, l'originario portone dell'ingresso ha un grande
arco sesto acuto bicolore e decorato con scudi con stemma dei Bonacolsi.
L'attuale portone d'ingresso, al centro della facciata, e il balcone
sovrastante sono modifiche avvenute nel corso dell''800. Del complesso fa
parte anche la casatorre, visibile dal cortile e da vicolo Bonacolsi.
Accanto a Palazzo Castiglioni si trova Palazzo Acerbi, una
delle dimore dei Bonacolsi, sopra il quale emerge la torre
più alta di Mantova, detta della Gabbia. La torre fu
chiamata così da quando Guglielmo Gonzaga, nel 1576, mise un
gabbione di ferro che era utilizzato come un vero e proprio carcere
all'aperto.
2] Situato a pochi metri dal Duomo, in Via
Cairoli, si erge il Palazzo del Seminario. La facciata
neoclassica fu ricostruita nel 1825 su progetto di Giovan Battista
Vergani.
3] Proseguendo per Via Cairoli, si arriva in Piazza
Virgiliana. Quella che oggi è l'area della piazza era anticamente
un'insenatura del lago di Mezzo, progressivamente prosciugata tra la seconda
metà del '700 e i primi anni del secolo successivo. Fu sistemata secondo il
progetto di Paolo Pozzo e dedicata a Virgilio.
Dell'impronta neoclassica di un tempo, rimane qualche edificio sui bordi
della Piazza che fu trasformata a giardino negli anni Trenta. Il monumento a
Virgilio fu inaugurato nel 1927: il disegno architettonico è di Luca Beltrami,
la statua in bronzo di Emilio Quadrelli, i gruppi marmorei laterali
di Giuseppe Menozzi. Uscendo da via Cairoli, proseguendo sulla
sinistra, si può visitare il Museo Diocesano "Francesco
Gonzaga", che espone preziosi oggetti d'arte di epoca Gonzaghesca
oltre al complesso, unico al mondo, delle armature dei Missaglia provenienti
dal Santuario di Santa Maria delle Grazie.
4] L'itinerario prosegue per Piazza
Broletto, alla quale si accede da Piazza Sordello, passando sotto il
Voltone di San Pietro, che fu una delle porte di Mantova
nell'età più antica.
Appena oltre il Voltone di San Pietro iniziano i portici
rinascimentali di Mantova sorretti da colonne con capitelli di
epoche diverse e di varia provenienza. Percorso un breve tratto di tali
portici si giunge in Piazza Broletto. Creata verso il 1190, quando la città
fu ampliata al di là del primitivo nucleo storico, è attorniata dagli edifici
del periodo comunale.
Di fronte si trova il Palazzo del Podestà. Costruito nel
1227, come informa una lapide sulla facciata dell'edificio, il palazzo era
destinato ad ospitare il Podestà, massima autorità del Comune. L'edificio fu
in parte distrutto da diversi incendi e ricostruito con diverse modifiche. Il
cortile interno, accessibile attraverso il Sottoportico dei Lattonai,
è munito di una suggestiva scala tardogotica.
Sul lato che si affaccia su piazza Broletto, l'Edicola di Virgilio
è contemporanea alla costruzione del palazzo: il poeta è rappresentato seduto
in cattedra sotto un baldacchino, col capo coperto dalla berretta dei dottori
medievali.
A sinistra si stacca il grande arco a tutto sesto dell'Arengario,
costruito intorno al 1300 per congiungere il Palazzo in cui risiedeva
l'autorità podestarile con quello della Masseria, l'ufficio
che registrava le entrate e le uscite del comune. L'arco è sormontato da due
eleganti trifore, e da una galleria formata da archi e colonne. Dal loggiato
si proclamavano i bandi e le sentenze dei magistrati. Sotto al grande arco
sono ancora visibili quattro grossi anelli di ferro a cui si attaccavano le
corde per i condannati alla tortura dei "squassi di corda".
5] Proseguendo lungo i portici di via Broletto
ci si porta in Piazza Erbe, così chiamata perché ospita da
tempo il mercato di frutta e verdura. Chiusa a nord dalla parte posteriore
del Palazzo del Podestà, vi si affacciano il Palazzo
della Ragione e l'attigua Torre dell'Orologio. La
Torre fu costruita a pianta rettangolare nel 1472 su progetto di Luca
Fancelli; vi fu collocato nel 1473 l'orologio a funzionamento meccanico
di Bartolomeo Manfredi. Nella nicchia sotto il quadrante, ricavata
nel 1639, una statua della Madonna Immacolata.
Oltre la Torre dell'orologio si affaccia su piazza Erbe la Rotonda di
San Lorenzo, la più antica chiesa esistente a Mantova.
6] Sul retro della Rotonda si apre Piazza
della Concordia. A destra, in via Spagnoli, si trova il Palazzo
della Camera di Commercio, interessante edificio in stile Liberty
progettato dall'architetto mantovano Aldo Andreani agli inizi del '900.
5] Si ritorna in Piazza Erbe, chiusa sul lato
meridionale dalla Casa di Boniforte (detta anche Casa
del Mercante). Fatto costruire nel 1455 da un ricco mercante
brianzolo - Giovanni Boniforte da Concorezzo - l'edificio
spicca con la sua preziosa facciata, che presenta una commistione di motivi
ornamentali eterogenei; il portico è sorretto da robuste colonne corinzie.
Attigua alla Casa del Mercante, si erge la Torre del Salaro,
costruita nel secolo XIII; venne successivamente utilizzata come deposito di
sale.
7] Adiacente a Piazza Erbe si trova Piazza
Mantegna, sulla quale si erge la solenne facciata della Basilica
di Sant'Andrea. La chiesa è la più grande di Mantova e merita
un'accurata visita anche all'interno, ricco di straordinarie opere d'arte.
DAL CENTRO STORICO A PALAZZO TE: "IL PERCORSO DEL
PRINCIPE"
(Percorso verde)
8]
Il secondo percorso parte da Piazza
Marconi, cinta su due lati da portici rinascimentali. In piazza
Marconi è visibile Casa Lanzini, una tipica dimora di un
ricco mercante rinascimentale, eretta verso il 1460. La facciata, con le
finestre incorniciate in cotto, è sovrastata da merlature.
9]
I portici continuano in Corso Umberto I per
sboccare in Piazza Cavallotti sulla quale si affaccia il Teatro
Sociale. Ispirato agli schemi del teatro d'opera di gusto
neoclassico, il teatro fu costruito tra il 1818 e il 1822 su progetto
dell'architetto Luigi Canonica. L'imponente facciata è
caratterizzata dal pronao a frontone triangolare sorretto da sei colonne
ioniche poste su un alto podio; la sala è a cinque ordini e conserva eleganti
decorazioni.
10]
Percorrendo, a sinistra, Corso della
Libertà si arriva in Piazza Martiri della Libertà e si
percorre, a destra, via Chiassi, fiancheggiata da edifici antichi.
Si segnalano: al n.17 un palazzo con un tondo cinquecentesco
raffigurante una Madonna col Bambino; al n.20 il cinquecentesco Palazzo
Aldegatti, con un bel portale marmoreo; più avanti la Chiesa
di S. Maurizio, progettata all'inizio del '600 dal cremonese Antonio
Maria Viani, con interno a navata unica e cupola ellittica; al n.24 una
piccola casa del 1724, caratterizzata da un frontone sagomato; al n.42 il palazzo
dei conti Cantoni Marca, coronato da merlature quattrocentesche; al n.59
un edificio con portale marmoreo degli inizi del '500 e al n.61 il palazzo
che apparteneva ai marchesi Nerli Ballati, della fine del XVII
secolo.
11]
In piazza Bazzani, sull'incrocio con via Poma,
sorge la Chiesa di San Barnaba. L'attuale edificio è un
rifacimento settecentesco di una precedente costruzione di cui si ha notizia
fin dal 1268. L'interno a navata unica, con profonda abside e tre cappelle su
ciascun lato, presenta eleganti stucchi che incorniciano tele di diversi
pittori settecenteschi.
In via Poma si trova, al n.18, la Casa di Giulio Romano, che
l'artista abitò negli ultimi anni della sua vita. Giulio Romano
acquistò l'edificio nel 1538 dagli eredi di Ippolito degli Ippoliti,
che lo aveva costruito agli inizi del Cinquecento. La casa fu trasformata a
partire dal 1540 dallo stesso Giulio Romano. Egli ricostruì completamente la
facciata, in intonaco, stucco e cotto, con basamento a bugne: al piano
terreno tra le bugne sono aperte finestre con sottostanti prese di luce per
le cantine, il portale è ad arco ribassato e sovrastato da una nicchia in cui
è posta una statua di Mercurio; al secondo piano le finestre sono delimitate
da mostre concluse da frontoni all'interno di archi, decorati con grosse
maschere; nella cornice superiore festoni si intrecciano con corna di arieti,
scandendo l'apertura di finestre circolari. All'interno il salone della casa,
affrescato da Giulio Romano, ha come protagonisti divinità olimpiche e
personaggi del mito greco latino.
Dall'altra parte della strada il Palazzo di Giustizia, fatto
costruire dai Gonzaga di Vescovato all'inizio del '600 su progetto
di Antonio Maria Viani. La facciata è scandita da dodici gigantesche
figure reggenti i capitelli dell'architrave.
12]
Al termine di via Poma, sulla sinistra via
Principe Amedeo, con il Palazzo del Governo, costruito per i
marchesi Guidi di Bagno e caratterizzato da una maestosa facciata
del 1857, e, al n.29, un palazzo tardocinquecentesco con un bel portale
marmoreo; sulla destra inizia via Acerbi sulla quale si affacciano la Casa
del Mantegna e la Tempio di San Sebastiano [13].
La costruzione della Casa del Mantegna ebbe inizio nel 1476,
ma nel 1494 non era ancora terminata. Risulta occupata dall'artista solo nel
1496, ma già nel 1502 egli fu costretto a venderla a Francesco II.
La costruzione è a forma di cubo, con ciascun lato di 25 metri; si sviluppa
su tre piani ed è delimitata da una cornice superiore. Al centro della casa
si trova la famosa "rotonda", un cortile circolare del
diametro di 11 metri.
Sul lato opposto della strada, in Largo XXIV Maggio, si erge il Tempio
di San Sebastiano progettato da Leon Battista Alberti.
Più avanti, all'incrocio con viale Risorgimento, si incontra il gonzaghesco Palazzo
di San Sebastiano. Recentemente restaurato, Palazzo San Sebastiano è
oggi sede della Sezione Storica del Museo della Città.
[14]
Usciti dall'antica Porta Posterla,
attraversando viale Risorgimento si arriva nella località del Te
che era nei secoli scorsi un'isola situata a sud di Mantova. Era separata
dalla città da un canale e circondata dal lago del Paiolo, interrato
sul finire del '700. Su quest'area i Gonzaga fecero costruire quel capolavoro
dell'arte cinquecentesca che è il Palazzo Te.
I PALAZZI DELLA CULTURA
(Percorso arancio)
L'itinerario che segue vuole sottoporre all'attenzione del
visitatore i luoghi della cultura, caratterizzati prevalentemente da edifici
seicenteschi e settecenteschi.
15] L'itinerario può iniziare da via Ardigò,
alla quale si può arrivare da Piazza Broletto, passando sotto l'arco
dell'Arengario.
Si può ammirare la facciata della ex Chiesa della SS. Trinità.
La Chiesa fu costruita nel 1587 per i Gesuiti, ma la facciata fu manomessa in
epoca ottocentesca. Nella cappella maggiore erano esposte tre celebri tele,
opera dell'inizio del '600 di Pietro Paolo Rubens: il Battesimo
di Cristo e la Trasfigurazione - sottratte alla fine del '700
da soldati francesi - ora nei musei di Anversa e di Nancy; e la pala
raffigurante La famiglia Gonzaga in adorazione della SS Trinità,
conservata in Palazzo Ducale.
16] Proseguendo via Ardigò si arriva in Piazza
Dante sulla quale si affacciano il Palazzo degli Studi,
con l'ingresso della Biblioteca Comunale, e la sede dell'Accademia
Virgiliana.
Il Palazzo degli Studi era di proprietà dei Gesuiti e
ospitava l'Istituto Universitario quando l'architetto bolognese Alfonfo
Torreggiani lavorò, tra il 1753 e il 1763, per ricostruirne la facciata
secondo i canoni neoclassici. Nel 1780 fu istituita per volontà
dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria la Biblioteca
Pubblica che per questo motivo è comunemente detta "Teresiana".
In via Accademia, si può ammirare la facciata principale del Palazzo
dell'Accademia, di origine medioevale, già sede di una Accademia di
studiosi denominata degli Invaghiti, e della Accademia degli
Invitti (denominata in seguito dei Timidi). Le accademie nel
corso del '700 furono rinnovate e confluirono nella "Reale
Accademia di Scienze, Lettere e Arti" per volere di Maria
Teresa d'Austria. Fu deciso di rinnovare anche l'intera sede dell'Accademia.
Il piano di trasformazione coinvolse per primo il teatro rinascimentale - il Teatro
del Bibiena. Il progetto del nuovo teatro, commissionato
all'architetto emiliano Antonio Galli Bibiena, venne portato a
termine nel dicembre del 1769. La costruzione del Palazzo Accademico
venne invece affidata, nel 1772, all'architetto di scuola neoclassica Giuseppe
Piermarini. L'architetto Paolo Pozzo che diresse i lavori,
progettò anche l'elegante sala, detta Sala Piermarini, in
cui sono esposti tre ritratti, dipinti a Vienna nel 1770 da Hubert Maurer:
Maria Teresa, il marito Francesco I di Lorena e il figlio Giuseppe II.
17] L'itinerario prosegue, a destra, per via
Pomponazzo dove si trova il Palazzo della Finanza. Già
convento dell'ordine dei Carmelitani, fu ristrutturato nel 1787
dall'architetto Andrea Pozzo: la facciata del palazzo fu trasformata
secondo i canoni neoclassici, e vi furono inseriti due portali
cinquecenteschi.
Di fronte al Palazzo della Finanza si trova quello che un tempo era il quartiere
ebraico, entro il quale gli ebrei della città furono confinati nel
1612.
18] Importante testimonianza degli edifici del
ghetto è il Palazzo del Rabbino, in via Bertani, costruito
nella seconda metà del '600. Di grande interesse i pannelli a stucchi,
realizzati tra le finestre del piano terra e quelle del primo piano, che
mostrano suggestive vedute di città.
17] Tornando in via Pomponazzo, sorge al n.23 il Palazzo
Sordi: fu costruito nel 1680 per volontà del marchese Benedetto
Sordi su progetto dell'architetto fiammingo Franz Geffels.
Sull'angolo destro della facciata, a conci bugnati alterni vi è il busto del
committente e l'epigrafe con il nome dell'architetto e la data della
costruzione. Il portale d'ingresso è sovrastato da un balcone, a sua volta
sormontato da un frontone semicircolare che include una Madonna con
Bambino ad alto rilievo.
Più avanti si può ammirare la Chiesa di San Martino, di
fondazione medievale ma ricostruita in gran parte nel 1737. Sul portale
d'ingresso un pregevole altorilievo raffigura S.Martino a cavallo e il
povero.
Attraversato il Rio al n.8 di via Trieste c'è la Casa
di G.B. Bertani, progettata e realizzata dall'architetto nel '500.
Modificata nel corso del secolo scorso, conserva sulla facciata due lapidi
originali e le colonne ioniche ai lati del portone.
19] Ritornando in via Corridoni, c'è la
Chiesa di Santa Maria della Carità, di antica origine fu
ricostruita nel 1613 e decorata internamente a stucchi verso la metà del
XVIII secolo. Il piccolo sagrato sul quale si eleva la chiesa presenta lapidi
e rilievi antichi ritrovati nel territorio mantovano. All'interno si possono
ammirare una serie di dipinti di Giuseppe Bazzani.
DAL CENTRO STORICO A PORTA CERESE
(Percorso viola)
20]
L'itinerario inizia dalla zona affacciata sul Rio, in
prossimità di Piazza Martiri di Belfiore. Qui sono visibili, a
cavallo del canale, le Pescherie realizzate nel 1534, su
progetto di Giulio Romano: disposte su un doppio porticato bugnato
ad archi tondi; era il luogo destinato al commercio del pesce.
Nelle immediate vicinanze, vicino ai giardini che costeggiano il tratto del
Rio, sorge isolato il campanile della Chiesa di San Domenico,
unico resto della costruzione sacra.
Percorrendo via Mazzini si possono ammirare palazzi cinquecenteschi
e, più avanti, la Chiesa di Santa Teresa, eretta nel 1668
accanto al convento omonimo.
21] Girando a sinistra in via Giulio Romano
si incontra, sull'angolo con via N. Sauro, la Chiesa, sconsacrata,
del Carmelino, chiesa settecentesca, annessa al vicino chiostro
dell'ex convento.
22] Girando a destra in via Vittorino da
Feltre, nel punto in cui la via si allarga in una piazza, si può
ammirare la Chiesa di Santo Spirito. La chiesa è stata
completamente rimaneggiata in epoca recente; all'interno presenta resti di
decorazioni pittoriche risalenti alla fine del '400. Nella piazzetta una
lapide ricorda il grande umanista Vittorino da Feltre, vissuto alla
corte dei Gonzaga dal 1423 al 1446.
23] Tornando indietro in via Giulio Romano si
raggiunge via Isabella d'Este, dove si trova la Chiesa di S.
Lorenzino. La chiesetta, ora adibita al culto evangelico, è del 1590
ed è attribuita all'architetto Giuseppe Dattari.
24] L'itinerario procede a destra in via
Frattini, sulla quale si affacciano interessanti abitazioni private. Al
n.5 si consideri Casa Menozzi, della seconda metà del '400,
edificata sul progetto dell'architetto fiorentino Luca Fancelli. Al
n.7 Palazzo Valenti, che iniziato nella seconda metà del
'600, rimase incompiuto. L'imponente facciata, a cinque ordini di finestre, è
caratterizzata dal contrasto tra gli elementi in marmo e la superficie
muraria in cotto. Al n.9 Casa Andreasi, abitazione della beata
Osanna Andreasi; l'aspetto attuale dell'edificio si deve al Fancelli
che vi intervenne nella seconda metà del sec. XV. La facciata, su un
basamento di mattoni a vista, è articolata su tre ordini di finestre; la
porta d'ingresso è sormontata da un archetto a tutto sesto.
Dall'alta parte della strada sorge la Chiesa di S. Egidio,
rifatta nel '700 ma di antica origine; ha una facciata scandita da
semicolonne.
25]
In fondo alla via, raggiunta via Benzoni, si trova la Chiesa di Santa
Apollonia, già esistente nel Basso Medioevo col titolo di S.
Maria di Betlemme, e ricostruita alla fine del '700. La facciata è del
1834. Sull'altare maggiore è collocata la Sacra Famiglia e Santi,
pregevole opera settecentesca di Giuseppe Bottani.
26]
In corso Garibaldi, dietro Piazza dei Mille, oltre un muro si
intravede la facciata della chiesa del Monastero di Santa Paola.
La chiesa, costruita nella prima metà del '400 in stile tadogotico, è oggi
chiusa al culto.
Più avanti si incontra la Chiesa di Santa Caterina, di
origine medievale, ricostruita nel 1738. La chiesa presenta un elegante
facciata dalle linee mosse; l'antico campanile, staccato dal corpo
dell'edificio, si trova in un cortile retrostante.
27]
In via Gradaro, la Chiesa di Santa Maria del Gradaro
risale al XIII secolo.
DA PORTA PRADELLA A PORTA MULINA
(Percorso marrone)
28] Partendo da Piazza
Cavallotti, si percorre corso Vittorio
Emanuele II. A destra, all'angolo con via Bonomi, sorge la Chiesa
di S.Orsola, costruita nel 1908 su progetto di Antonio
Maria Viani. La chiesa era originariamente unita ad un monastero
demolito nel 1930. L'interno è a pianta ottagonale.
Più avanti, quasi alla fine del corso, la Chiesa
di Ognissanti, di origine medievale, fu riedificata nel 1752.
All'interno vi sono opere dell'Andreasi e del Ghisi, del
tardo '500, e di Giuseppe Bazzani; nella cappella
dei Morti sono conservati affreschi trecenteschi e una pregevole Madonna
e Santi, opera di Nicolò da Verona della
metà del '400. Alla fine di corso Vittorio Emanuele II ci si trova nella località
di Porta Pradella, che
segnava il confine della città a occidente.
29] Voltando
a destra si passa attraverso Piazza Don Eugenio Leoni, sulla quale si
affaccia la stazione ferroviaria. Percorrendo via Solferino e San Martino si
arriva in via Scarsellini, dove
sorge la Chiesa di San Francesco. La
chiesa fu costruita tra la fine del '200 e l'inizio del '300 sul luogo dove
esisteva già un oratorio fondato da frate Benvenuto,
compagno di San Francesco, al quale la chiesa è dedicata.
Sulla facciata il portale è sormontato da un rosone e affiancato da due
finestre finemente decorate in cotto. L'interno, diviso in tre navate da
pilastri in cotto, è arricchito da parecchie cappelle; quella più nota è la Cappella
dei Gonzaga, in fondo alla navata, dove un tempo erano ospitate le
sepolture dei primi Signori della casata e dove rimangono imponenti tracce
della originale decorazione trecentesca.
30] L'itinerario
prosegue per Piazza D'Arco sulla
quale si affaccia il Palazzo
appartenuto ai conti D'Arco, oggi
sede della fondazione. Alla costruzione del palazzo provvide nel penultimo
decennio del secolo XVIII l'architetto Antonio Colonna,
coadiuvato da Paolo Pozzo.
31] Percorrendo
via Fernelli, all'incrocio con via
Monteverdi al n.1, si incontra la chiesa sconsacrata di S.
Maria della Vittoria, attualmente in fase di restauro.
32] Poco più
indietro, in via Arrivabene, si
segnala, al n.18, Palazzo Arrigoni.
Costruito in epoca rinascimentale e acquisito dai marchesi
Arrigoni nel Seicento, è attribuito a Luca
Fancelli.
33] Nella
vicina via Fratelli Bandiera si
possono ammirare al n.32 il Palazzo Ippoliti di
Gazoldo, della prima metà del '700, e al n.18, Palazzo
Arrivabene eretto a partire dal 1481 come si legge da un'epigrafe
alla base della torre angolare, sempre attribuito al Fancelli.
34] Si
arriva in Piazza Matilde di Canossa sulla
quale si erge Palazzo Canossa. I
Canossa intrapresero la costruzione di questo edificio verso la metà del
'600. Sulla facciata in bugnato, la sistemazione delle finestre e le
decorazioni delle cornici risalgono all'impostazione cinquecentesca di
derivazione giuliesca; a pianterreno le aperture sono sovrastate da timpani
spezzati su cui spicca l'arme della famiglia; il portale d'ingresso è
affiancato da colonne marmoree, che sostengono il balcone sovrastante, sotto
le quali stanno due sculture raffiguranti il cane araldico dei Canossa.
All'interno, uno scenografico scalone conduce al piano superiore: la
struttura si articola in un solo ampio ambiente a due livelli; la rampa
iniziale è vegliata ancora dai molossi, i cani dei Canossa; le due successive
rampe, impostate perpendicolarmente rispetto a quella iniziale, sono
caratterizzate dalla presenza di statue che si ergono sulla balaustra.
Di fronte, la Chiesa di Santa Maria del Terremoto
costruita nel 1759 per ricordare il luogo dell'apparizione della Vergine
avvenuta in occasione di un terremoto del 1693.
35] L'itinerario
prosegue verso via Trento, dove al
n.16 sorge il settecentesco Palazzo Cavriani,
progettato dall'architetto Alfonso Torregiani per la
famiglia mantovana dei marchesi Cavriani.
Dall'altra parte della strada il giardino neoclassico, con al centro la statua
di Virgilio e busti di illustri mantovani sui pilastri della cancellata, fu
realizzato dopo il 1826
36] Al
termine della strada si incontra la Chiesa dei SS.
Gervasio e Protasio, che presenta una facciata ottocentesca,
progettata da G.B. Vergani. Il
campanile è del XII secolo.
Nella zona adiacente Porta Mulina si
segnala la Chiesa di S.Leonardo, sulla
piazza omonima, fondata nel XII secolo e ricostruita alla fine del
'700.
37] Proseguendo
in direzione Verona, oltrepassato il Ponte dei
Mulini, si arriva nel borgo di Cittadella. Qui si
erge la solenne costruzione difensiva di Porta
Giulia, fatta costruire a partire dal 1530 da Federico
II Gonzaga e attribuita a Giulio Romano. Di
ordine dorico, Porta Giulia è inconsueta per la grande aula interna,
strutturata come una sala classicheggiante.
A sinistra della porta si apre il giardino che conduce al monumento
di Andreas Hofer, eroe indipendentista del Tirolo, fucilato in
questo luogo dai napoleonici.
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