Sabato 4 Settembre

Alla scoperta di
MONTEVECCHIA

 

Montevecchia, al centro della Brianza collinare, tra Monza e Lecco, possiede un fascino particolare.

A parte la struttura del borgo vecchio, è al centro di un parco naturale, caratterizzato dal fatto che è stato abitato con continuità da 60.000 anni fa fino ad ora. Il rispetto dei suoi boschi hanno permesso che ancora adesso sia possibile andare a cercare le vestigia dei popoli che si sono succeduti.

Ma oggi è nota anche per  prodotti locali e la cucina genuina che la contraddistingue.

Disgraziatamente la domenica è invasa da gente che cerca soprattutto gli aspetti culinari, perciò noi proponiamo questa gita al sabato.

Assaggeremo senz’altro i “formaggini” come spuntino di mezzogiorno, e, er chi avrà tempo e voglia, ci fermeremo alla sera a cena in un agriturismo con degustazione di vini. Gironzoleremo per il paese e seguiremo i sentieri alla scoperta delle viste spettacolari sulla Brianza, con la scusa di visitare il Santuario e le Piramidi

Per informazioni potete mandare e-mail a Ebe Cannoni:

ebenannoni@virgilio.it

 

Oppure a Guido Platania

Tel 335/208784  - gp@helponline.it

 

 

Programma di massima

Mezzi

Auto, circa 45’da Mlano

 

 

Spesa prevista

Trasferimento

Macchina circa 6 euro euro solo andata per macchina (in 4 persone circa 1,5 euro a testa)

Pranzo al sacco, possibilità di assaggio specialità presso osterie del posto

Cena, opzionale, 25€ a testa tutto compreso (anche bevande), dall’antipasto al dolce. Compresa degustazione di vini presso cantina locale

 

da: Montevecchia

a: Milano

Sabato 4 Settembre 2004

 

Evidenziare in giallo una fermata e cliccare per avere maggiori informazioni.

    C47   
Como-Casatenovo-Merate

Montevecchia bv. paese

18.37

Casatenovo asilo

18.49

    D80   
Oggiono-Monza

Casatenovo p. Mazzini

19.14

Monza staz. FS

20.00

    5158   

Monza FS

20.15

Milano Greco Pirelli FS

20.24

 

 

 

MONTEVECCHIA

Il significato etimologico del nome "Montevecchia" si può ricercare nella probabile origine latina di "Mons-vigiliae" ovvero "Monte della vedetta" trasformatosi poi in "Monteveglia-Montevegghia-Montevecchia".Il Comune è posto nel Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone e offre parecchi spunti per gli escursionisti che potranno cimentarsi con percorsi a piedi o in mountain bike ammirando stupendi boschi di querce, betulle e castagni. Sul punto più elevato del paese sorge il santuario della Beate Vergine del Carmelo dal quale si può dominare tutta la Brianza. Le radici religiose sono dunque molto forti così come lo sono quelle legate ai lavori di una volta. Tuttavia l'agricoltura e il piccolo artigianato faticano a resistere e l'economia del paese è legata in maniera decisamente preponderante alle attività industriali dei paesi del circondario. Il Comune si è ritagliato anche un piccolo spazio di notorietà grazie alla produzione di un vino bianco secco molto ricercato.

SANTUARIO DELLA B.V. DEL CARMELO. Domina l'altura di Montevecchia (in antico Montis Vetere o Montis Vigiliarum) dove doveva trovarsi un castello tardo romano di cui si conservano frammenti di murature, abitato nel XV sec. dai Mòlgora. Dedicata a San Giovanni Battista già nel 1224, fu ricostruita nel Seicento e ingrandita nel Settecento; di questo secolo gli arredi e le decorazioni interne, del Seicento alcuni affreschi nella Cappella di S. Antonio e il baldacchino della statua venerata della Vergine. Interessante la copia della tela con la Decollazione del Battista di Bernardino Campi (1554), in una cappella a destra. In frazione San Bernardo si trova l'antica chiesa di San Bernardo, ricostruita nel Cinquecento in stile controriformista, che conserva al suo interno alcuni frammenti di affreschi dell'epoca.

VILLA PANIGAROLA, AGNESI,ALBERTONI. Costruita intorno alla metà del seicento dal feudatario del paese Alessandro Panigarola, appartenente poi ai Brivio e nel 1740 agli Agnesi. Vi soggiornò a lungo l'illustre matematica Gaetana Agnesi. L'impiatto attuale ad L è in forme protobarocchette. Intorno alla villa un parco a terrazze con statue e complessa recinzione con pilastri e sculture mitologiche settecentesche.

 

Il mistero delle Piramidi Brianzole

Individuate TRE Piramidi scolpite nella roccia ed alte 50 metri nei pressi di Montevecchia. Si stanno cercando indizi utili per capire la loro datazione.

Le prime colline che si incontrano a nord della pianura padana sono quelle di Montevecchia situato in provincia di Lecco e distante circa 30 km da Milano.
Montevecchia è un paese con circa 2000 abitanti per il 90% coperto da una fitta vegetazione boschiva.
Negli anni 80 la Regione Lombardia ha vincolato l'intero territorio a Parco Regionale denominato appunto di " Montevecchia e della Valle del Curone".
Lo scopo di questa lodevole iniziativa è determinato dalla volontà di salvaguardare quest'area per gli indiscutibili valori sia ambientali che archeologici.
In questa zona infatti si è trovato, tra l'altro,il più antico insediamento dell'intera Lombardia di umanoidi (neanderthal) risalente a 62.000 a.c. La zona è ricchissima dal lato archeologico,e la sua pecularità risiede nel riscontro di un'interrotta presenza umana da 60.000 anni fa ad oggi.
Qui in mezzo ai boschi si possono trovare le testimonianze di TUTTE le popolazioni che si sono avvicendati su questi territori,forse anche per la favorevole circostanza ambientale dei boschi che hanno conservato ciò che in altri luoghi la cementificazione del territorio ha distrutto.
Dall'epoca Barocca a quella medievale, da ricchissime testimonianze Romane a quelle degli Etruschi, dai Celti dell'Età del ferro a ..... TRE PIRAMIDI di età ancora da definire.
Queste ultime per la loro dimensione sono sfuggite all'indagine del nostro gruppo. Solo recentemente uno studio più approfondito delle fotografie aeree eseguite dalla Regione Lombardia, hanno evidenziato l'unicità dell'intervento.
L'intera zona è all'interno del perimetro del parco ed interessa un costone collinare posto dietro la collina di Montevecchia.
"Qualcuno" in un'epoca imprecisata si è preso il disturbo di modellare questa collina asportando diverce centinaia di tonnellate di roccia allo scopo di creare un complesso di tre piramidi disponendole tra l'altro con le stesse proporzioni che hanno le più famose piramidi egiziane ( vedere più avanti il raffronto con le stelle della cintura di Orione ).
Qui rispetto a quanto fatto in Egitto al posto di portare dei blocchi di pietra su un territorio piatto e sabbioso si è voluto scolpire un costone roccioso e modellarlo a forma di piramide.
Quando l'opera è stata eseguita doveva avere lo stesso effetto estetico di tre piramidi di nuda roccia che spiccavano sulla vegetazione sottostante.
Le famose piramidi egiziane di Keope,Giza e micerino costruite nella Valle dei Re sono state costruite ricalcando fedelmente la disposizione delle tre stelle della cintura di Orione.
Di questo fatto sono ancora in corso approfondimenti ( e le solite discussioni ) da parte della comunità scientifica internazionale.
Questo fatto è però così manifestamente evidente che ormai lo si dà quasi per scontato.
La costellazione di Orione rappresentava per gli egiziani il loro dio Osiride.
Il costruire tre piramidi disposte tra di loro con le stesse matematiche proporzione delle tre stelle probabilmente era un pò come voler trasportare in terra ( luogo delle "cose" effimere e mutevoli ) alcune delle caratteristiche che potevano avere solo gli Dei : L'ETERNITA'.
Le stelle e le loro costellazioni erano per gli antichi l'unica cosa sicuramente eterna e davanti agli occhi di tutti.
Probabilmente la stessa forma della piramide è stata scelta dagli Architetti di allora come l'unica capace di durare per SEMPRE.
Chiunque volesse approfondire questi argomenti rimandiamo a qualche centinaia di libri scritti sull'argomento e a qualche migliaio di siti che si possono trovare su Internet.
Quello che ci preme in questa sede puntualizzare è questo assioma:
"Qualcuno" qualche migliaio di anni fa era fortemente motivato a costruire piramidi a cui venivano attribuite valenze religiose.
Le dimensioni di queste piramidi erano tali che per costruirle occorreva il contributo di centinaia e/o migliaia di persone.Pertanto simili opere presupponevano l'esistenza di una comunità ben organizzata e distribuita sul territorio e che era molto sensibile ed attenta allo studio delle stelle.
Queste grosse comunità dovevano anche essere stabilmente insediate in un territorio ben delimitato disdegnando sicuramente la vita nomade che mal si confaceva alla costruzione di opere di tale mole.
La storia ci insegna che l'uomo cacciatore dedito alla caccia e alla raccolta di piccoli frutti ( e che per decine di migliaia di anni aveva lavorato la selce per ricavarne punte per frecce,ami,rasoi, raschiatoi ecc) conduceva una vita nomade continuando a spostarsi seguendo la selvaggina all'alternanza delle stagioni.
Il cambiamento epocale di questo modo di vivere lo si è avuto con l'avvento della civiltà degli AGRICOLTORI.

Analisi fino ad ora effettuate
Per 2/3 anni vi sono state diverse discussioni sulla natura "artificiale" dei manufatti...ma recenti misurazioni "professionali" fatti da due astrofisici di Milano ( gentilmente prestatisi )con strumentazioni "satellitari" sono riusciti a DIMOSTRARE che le tre piramidi sono chiaramente artificiali per i seguenti motivi.
1 - Sono orientate tutte e tre col lato "migliore" ad EST con una precisione inferiore al MEZZO GRADO.
2 - Tutte le facce delle TRE piramidi sono inclinate CON LA STESSA INCLINAZIONE.
3 - Sono orientate seguendo le proporzioni delle tre stelle della cintura di Orione
4 - L'inclinazione delle pareti è di 42/43 gradi LA STESSA DELLE DUE PIRAMIDI EGIZIE più grandi ( quella Rossa e quella Romboidale ) che secondo l'egittologia "classica" sono attribuite a Snefru ( padre di Keope).
Ma la cosa ancora più , diciamo strana, è che si proporziona la costellazione di Orione ( con TUTTE le sue stelle ) e si orienta in modo da far COINCIDERE le tre stelle della cintura con le "nostre" tre piramidi...le altre stelle ( 11 su 15 ) vanno a coincidere con i CENTRI STORICI di alcuni paesi della nostra zona.
Premesso che tra un paese e l'altro vi sono chilometri di boschi e di campi arati..la coincidenza ci sembra quantomeno strana.

 

L’Evoluzione umana in terra di Brianza: dalla lucertola al feto umano. I resti di Montevecchia e Barbabella.

La presenza dell’uomo sulla terra ed in particolar modo in Brianza ha un precedente, una sua evoluzione. Nel grembo materno il feto umano ripercorre tutti i passaggi dell’evoluzione naturale, da una vita marina, in cui l’embrione dell’uomo e dello squalo, per esempio, non differiscono. All’inizio sussiste una concomitanza, quasi un’uguaglianza, una definita affinità nel momento in cui dal mare esce la vita e si generano animali che hanno parziale possibilità di vivere in ambiente marino o lacustre, ma anche cominciano ad essere anfibi.

Con la scimmia nell’ultima evoluzione avviene la separazione dalla specie umana. La nostra natura rivive nel grembo materno la formazione geologica e faunistica del creato: dalle prime creature marine ed anfibie, ai mammiferi per approdare all’uomo.

Gli animali che escono dall’acqua come la lucertola si rispecchiano nel feto umano. Ci si accorge di elementi molto vicini tra le caratteristiche somatiche della lucertola e del feto umano.

Ancora con un passo più avanti si arriva alla scimmia ed all’evoluzione ultima tra questa e l’uomo in cui avviene la separazione evolutiva fatidica: la scimmia resta tale nelle varie sottospecie, tra cui si evolve l’uomo.

Questo passaggio va ricordato perché la nostra natura rivive nel grembo materno la formazione geologica e faunistica del creato. Dai primi esseri marini, alle creature che vivono parzialmente nell’acqua e poi anfibie fino a quelle che vivono totalmente fuori dall’acqua ai mammiferi, come la scimmia e l’uomo. Allora l’uomo dove lo collochiamo?

Qual è la differenza ed in che modo avviene la differenziazione netta tra uomo e scimmia?

Per esempio con l’Australopithecus (pithecus= scimmia, dal Greco, Australis= che proviene da una parte dell’Africa che è compresa nel triangolo del Magreb) avviene appunto il primo mutamento tra la forma scimmiesca e quella umana. Fino a non molto tempo fa l’istituzione ecclesiastica, la Chiesa, rifiutava tale teoria evolutiva, introdotta sostanzialmente dallo scienziato Darwin, ma perché in genere rifiutava l’idea dell’evoluzione contrapposta alla genesi. Attestando l’idea dell’evoluzione anche un perfetto cattolico accoglie tranquillamente l’idea che ci possa essere stata un’affinità con la scimmia, perché il momento in cui avverrà la differenziazione scimmia/uomo, non è l’istante della separazione evolutiva ma è proprio il momento della creazione, del “fiat” divino, cioè un dio che progetta un’evoluzione, un cambiamento nel tempo e naturalmente nel suo immenso progetto accoglie, considera e comprende tutte le specie viventi, compreso l’uomo. Quindi il passaggio che avviene nel grembo materno è valido, ma è la transizione voluta da Dio, se ci professiamo credenti, al momento del “fiat” dell’universo. L’affinità o il momento del distacco avviene nella formazione del “piteco”, la scimmia. I Pitechi, cioè le scimmie, si distinguono dall'uomo soprattutto perché usano i quattro arti appoggiandoli per terra, mentre l’uomo si distingue per la posizione eretta. Ecco questo Homo Erectus è l’immediato antenato dell’uomo che per la prima volta noi troviamo in terra di Brianza. Questo è il processo dall’Homo Erectus che perfeziona un ampliamento sempre più capace delle sue potenzialità intellettive, fino ad arrivare all’Homo Sapiens. Ma tra L’Homo Erectus e l’Homo Sapiens si evolve l’uomo di Neanderthal. Un tipo di umanità che scomparirà perché possiede caratteristiche tali per cui non trova nel tempo la possibilità di generare e riprocrearsi: così si estinguerà. Questo uomo di Neanderthal lascia qualcosa in terra di Brianza e precisamente a Montevecchia in testimonianze di 60.000 anni fa, non necesariamente costituite da resti ossei, perché dal momento in cui si è staccato dalla scimmia come Homo Habilis (è il primo, il più antico ancora dell’Erectus) si distingue appunto come “abile” perché costruisce strumenti che gli sono utili e non li abbandona, non pratica un utilizzo momentaneo come la scimmia. L’uomo invece ha caratteristiche che consistono nel costruirsi strumenti e custodirli nella propria abitazione. Ora a Montevecchia in Brianza sono state rinvenuti ben due accampamenti, cioè zone di capanne coperte di pelli di animali, a livello di resti, nel cui ambito, in tale ambiente di vita quotidiana ancestrale sono pervenute schegge lavorate, strumenti, simili a sassi lavorati risalenti a 61.000 anni fa di un periodo particolare paleolitico medio, in cui l’uomo di Neanderthal fa la sua comparsa in Brianza a Montevecchia e Barbabella. Mentre l’Homo Habilis che era anche erectus, aveva creato uno strumento particolare, un ciotolo che possedeva caratteristiche più raffinate e di precisione nei dettagli.
Per decenni la comunità internazionale si è scervellata per capire come e perchè uno stile di vita così radicalmente diffuso si sia potuto "evolversi" in pochissimo tempo ( vi sono chiari reperti archeologici che provavano che in poche centinaia di anni un'intero paese aveva cambiato in maniera radicale e DEFINITIVA modo di vita : da cacciatori ad agricoltori ).
La risposta l'archeologia ce l'ha fornita fornita recentemente cercando e trovando dove l'agricoltura è nata e si è sviluppata.
In quest'area del mondo ( sembra che ci siano state diversi punti dove le tecniche agricole si siano sviluppate)
la culla dell'agricoltura è stata l'attuale Turchia.
Nelle steppe dell'anatolia crescevano allo stato spontaneo specie selvatiche di orzo e frumento

ITINERARI

L'antico borgo rurale, la villa di M.G. Agnesi,il Santuario della Madonna del Carmelo, passeggiata nel parco del Curone. L'itinerario parte dalla piazzetta centrale di Montevecchia; l'antico borgo rurale conserva antiche cascine sapientemente ristrutturate e la villa, che fu di Maria Gaetana Agnesi, famosa matematica dell'700. Il santuarrio della madonna del Carmelo è posto sulla sommità del colle, in posizione panoramica dominante tutta la valle fino allo scorgere di Milano.La chiesa fondata sulle mura di un preesistente castello, è in stile barocco, racchiude affreschi ottocenteschi e la riproduzione di una tela di Bernardino Campi (1522

 

 

I 181 scalini che portano al Santuario

 

Montevecchia: Santuario Della Beata Vergine del Carmelo

L'origine del culto mariano in Montevecchia risale al XVII secolo. Nel 1640, infatti, venne istituita la confraternita della Beata Vergine del Carmelo che incontrò grande favore presso i fedeli, tanto da oscurare la memoria e il culto legati all'antica chiesa di San Giovanni Decollato, ubicata precedentemente sul luogo dove ora è sito il santuario. Sin dalle sue origini secentesche il santuario fu meta di frequenti pellegrinaggi da parte dei contadini che pregavano la Madonna di vegliare sulle attività agricole e successivamente anche sulla bachicoltura. Posto sul punto più alto della collina di Montevecchia, il santuario domina superbamente tutta la pianura briantea: nelle giornate più limpide è infatti possibile scorgere la città di Milano e gli Appennini.

CENNI STORICI
Al posto dell’attuale santuario sorgeva un tempo la chiesa dedicata a Giovanni Battista, costruita in epoca medievale su un'antica costruzione fortificata di origine romana. Quando nei primi anni del XVII secolo fu costruita più a valle la nuova parrocchiale di San Bernardo, la vecchia chiesa di San Giovanni fu abbattuta e al suo posto fu eretto l'attuale santuario, che tuttavia fu dedicato alla Beata Vergine del Carmelo nel 1924 e consacrato, dopo essere stato ristrutturato, solo nel novembre del 1954.

ARCHITETTURA
Costruito all'inizio del XVII secolo, il santuario presenta una struttura architettonica barocca. Un’ampia e ardita scalinata di 181 gradini conduce all'ingresso, ornato da un elegante e arioso porticato con volte a crociera rette da belle colonne di arenaria. Dall'interno è possibile raggiungere un ampio terrazzo da cui si può ammirare lo straordinario panorama della pianura sottostante. A circa tre quarti della scalinata, parte il percorso della Via Crucis, composta da 16 edicole in arenaria. 

ARTE
Elementi di pregio del santuario sono la statua in legno dorato della Vergine con il Bambino, risalente al ‘600 e il baldacchino cinquecentesco in legno intagliato e dorato, retto da colonnine a spirale sormontate da una corona. Il prezioso olio su tavola raffigurante il Battista e gli affreschi del ‘700 completano la decorazione interna. Altre opere di pregio sono la Via Crucis esterna al santuario, con sculture secentesche ad alto rilievo in pietra arenaria, come pure l’organo installato sopra la porta d’ingresso risalente alla fine del XVIII secolo.