CIBO
Tratto da http://www.sognandozanzibar.it/ a cura di NINO VESSELLA, studioso della lingua Swahili
In un isola dalle molteplici etnie, sulla rotta marittima
asiatica, anche la cucina riflette ovviamente i suoi vari aspetti.
A Zanzibar è possibile degustare specialità arabe,
indiane, cinesi, swahili, nonché europee.
Il piatto tradizionale dell'isola è il cosiddetto "Ugali
Wa Muhogo", una sorta di polenta realizzata con farina di
cassava, cotta insieme al riso. È quasi sempre accompagnata da carne o da
pesce, entrambi cotti in una salsa a base di curry oppure di latte di cocco.
Un'altra specialità da non dimenticare di assaggiare
è la "Pitta", un pane arabo farcito da carne e salse
piccanti, puré di melanzane, latte di cocco e caffè aromatizzato.
La cucina coloniale ha usato anche la frutta locale
per preparare alcuni piatti come ad esempio gli stufati di papaya, che sono
molto saporiti e nutrienti.
Continuando un tour gastronomico per apprezzare il
cibo locale, si troverà il "Wali wa nazi", del riso
bollito nel latte di cocco.
Vi è anche il frutto dell'albero del pane chiamato "Mashelisheli
Ia nazi", che viene cotto anch'esso nel latte di cocco oppure
viene fritto.
Gli spiedini di carne chiamati "Mishaki
Ua Niama" vengono cotti al momento negli stretti vicoli del
centro su vacillanti barbecue.
Tra i contorni, una specialità da non perdere è la "Mchica",
una varietà di spinaci dal forte sapore.
Troviamo poi le banane verdi, cotte nel latte e polpa
di cocco, chiamate "Ndizi Mbichi", dal sapore
veramente particolare.
Il pane locale è chiamato "Mkate"
ed è molto buono. A Zanzibar si trovano anche le classiche "Chapati",
delle piccole focacce di origine indiana.
Tra i dolci sono da provare i "Tambi",
realizzati a base di zucchero; le "Ndizi Mbivu",
banane dolci cotte con polpa di cocco e zucchero; i "Visheti",
preparati con farina, zucchero ed olio di cocco; i "Vipopoo",
delle simpatiche palline di farina e zucchero.
Sull'isola sono presenti moltissime qualità di
frutta, tutte a buon mercato. Tra le più saporite citiamo meloni, ananas, arance,
papaye, 24 differenti tipi di manghi, 26 differenti tipi di banane (da provare
quelle con la buccia rossa, acquistabili al mercato), passion fruits, bunghi
(un dolcissimo frutto locale), mangostini, uva, mandarini molto saporiti.
Vi sono poi i lychees, un frutto buonissimo,
trasparente, i durian, le ciliege tropicali, i lime, i limoni, gli avogadi, le
prugne indiane, i melograni, le mandorle indiane, gli star fruits, chiamati
"carambol", le star apple, gli aspri frutti del tamarindo, le mele
malesi, i frutti dell'albero del pane, mangiabili cotti.
Un discorso a parte meritano i cocchi,
abbondantissimi, dal basso costo, nutrienti e dissetanti. Notare con quale
agilità i ragazzi salgono sulle piante.
Le spezie rappresentano, con
il loro penetrante profumo, una delle note più caratteristiche di Zanzibar,
strettamente intrecciata alla storia dell’isola ed alla sua economia.
I cosiddetti "Spice Tours" sono, infatti,
un’occasione per scoprire non solo la vita nelle piantagioni, ma anche per fare
un tuffo nella storia.
Nella seconda metà del XIX secolo, Zanzibar
contribuiva alla produzione mondiale di chiodi di garofano con una quota
superiore al 90%, mentre oggi, nonostante sia incentivata una diversificazione
delle piantagioni, questa voce costituisce ancora una quota compresa tra il 50
ed il 75 % delle esportazioni.
La coltivazione dei chiodi di garofano fu introdotta
a Zanzibar dalle colonie francesi delle Seychelles e dell’Ile de France (oggi Mauritius)
agli inizi del XIX secolo, ma fu il sultano Said (1804-1956) ad incoraggiarne
la diffusione anche a Pemba, dalla quale proviene il 75% della produzione
totale dell’isola.
I chiodi di garofano (termine derivato dal francese
clou, chiodo, per la forma dei germogli)
sono i germogli di un albero che, essiccati, hanno un
gusto ed un profumo molto piacevoli.
Gli alberi raggiungono un’altezza di 10, 15 metri e
danno frutti per oltre 50 anni. I germogli vengono raccolti dopo l’ottavo anno
di vita dell’albero, prima della loro apertura, solitamente tra luglio e
gennaio, con una pausa nel mese di novembre, coincidente con la stagione delle
piogge.
I germogli sono poi separati dagli steli e lasciati
ad essiccare su stuoie di foglie di palma o piattaforme di pietra chiamate
sakufu.
Gli steli, lasciati anch’essi ad essiccare, sono poi
trasferiti a Zanzibar Town dove sono trasformati in olio nella distilleria
vicino al porto.
Quest’olio è ampiamente adoperato per aromatizzare
cibi e dolci, nonché nell’industria farmaceutica, soprattutto nella
preparazione di soluzioni antisettiche come collutori o di blandi analgesici
dentari, ed in quella cosmetica, grazie alla nota speziata che esso conferisce
a molti profumi.
I germogli migliori vengono messi da parte ed usati
interi per cucinare o per preparare vini e liquori aromatizzati, oppure
distillati per preparare un olio adoperato nei profumi di alta qualità.
Le noci di cocco sono l’altro prodotto tipico
dell’isola ma, a differenza dei chiodi di garofano, vengono raccolte durante
tutto l’anno.
Assistere alla raccolta è un’esperienza alquanto strabiliante per l’abilità dimostrata dai raccoglitori che si arrampicano sugli alberi con un’agilità sorprendente, senza altro ausilio che un pezzo di corda.
Dopo essere state private del guscio esterno, le noci
sono divise in due e lasciate ad essiccare per separare i gusci dai frutti, che
vengono poi lasciati ad essiccare al sole o in uno speciale essiccatoio, finché
raggiungono lo stadio in cui sono denominati copra,
una sostanza largamente usata nell’industria
alimentare e, opportunamente distillata in olio, anche nella produzione di
saponi, candele ed oli per capelli.
Nulla del cocco va perduto: i gusci vengono
seppelliti sotto la sabbia per diversi mesi in modo da ammorbidire le fibre e
separarle dal resto del guscio, ottenendo una fibra utilizzata nella produzione
di stuoie e cordami.
Il profumo dei chiodi di garofano è ancora quello
dominante sull’isola, ma l’esigenza di diversificare le coltivazioni lo ha
fatto sposare ad altri profumi ugualmente suggestivi;
così, durante il tour delle spezie, si potranno
vedere piantagioni di noce moscata, pepe, cannella, cardamomo, peperoncino,
vaniglia ed essere "storditi" dal tripudio di profumi e di colori
delle piantagioni di banane, pawpaw, manghi, alberi del pane, avocado, guava,
gelsi, durian, pompelmi e lime.
Storicamente le popolazioni dell'interno costituite da allevatori (come i Maasai) non hanno macellato quasi mai il bestiame il cui possesso garantiva lo status sociale, ma ne hanno consumato semplicemente il latte o il sangue salassato. Le popolazioni di agricoltori hanno coltivano pochi prodotti di sussistenza che non hanno certo creato una cultura del cibo.
Come in tutta l'Africa si usa cucinare una sorta di polenta preparata utilizzando farine di cereali (miglio, sorgo, mais, grano o cassava ). In Tanzania e in Kenya tale polenta prende il nome di ugali ed è solitamente preparata con farina di mais o eccezionalmente di cassava cotta fino a diventare densa e dura(Uno degli alimenti usati più frequentemente sia in Africa ad ovest che ad est)
La carne viene di solito servita come stufato con riso, matoke, ugali, patate ed altre verdure (ad esempio mchicha una sorta di spinaci praticamente introvabili da noi), le carni più comuni sono quelle di manzo, capra e montone;
Irio purè o passato di patate, piselli, cavoli, fagioli, zucche verdi o spinaci e grano (tipico della regione dl monte Kenya)
M'baazi fagioli nani usato come piatto principale o antipasto.
M’chuzi wa kuku pollo in
noce di cocco è la combinazione di
tutte le spezie che fa questo piatto grande.
Mushkai kebab, piccoli
pezzi di carne marinata cotta alla griglia, talvolta in spiedini.
Sumaki na nazi pesci freschi in crema dentellare della noce di cocco.
M'chicha spinaci ed arachidi cotti con cipolle e pomodori.
Maziwa ya kuganda latte scremato acido.
Samakai wa kusonga crocchette di pesci.
M’chuzi wa nyama manzo al curry.
N’dizi na kasted crema di budino di banana.
Kitumbo pane di riso fritto nell’olio.
Tosti/slice fetta di pane talvolta insaporito con spezie.
Halwa frutta candita; cubetti gelatinosi coperti di zucchero.
Pombe birra di banana o miglio fermentato, zucchero, erbe aromatiche e radici per aggiungere sapore (attenzione può provocare la dissenteria!!)
Se è vero che le regioni interne non hanno dato luogo ad una cultura gastronomica l’unica zona dove si è sviluppato un tipo di cucina africana con caratteristiche proprie è quella costiera, dove le specialità swahili riflettono i contatti avuti con i mercanti arabi e con altri popoli che commerciavano sulle rotte dell’Oceano Indiano; vengono infatti usate in abbondanza spezie e noci di cocco.
I sambusa (discendono dal samosa indiano) sono delle frittelle di forma triangolare, fritte e farcite di carne macinata e speziata talvolta si possono trovare con ripieno di verdure.
Il maandazi una ciambella di forma piatta e di sapore dolciastro (ottima a colazione inzuppata nel tè),un ottimo snack (di origine araba) di elevato valore nutritivo è il mkate mayai (pane all’uovo) è una pastella di grano che viene spalmata fino a diventare una sottile sfoglia, riempita di carne macinata e di uova crude, poi ripiegata su se stessa e fritta su un fornello; un altro snack che si può trovare è la patata dolce fritta cosparsa con succo di limone e di un pizzico di peperoncino in polvere.
La
cucina di Zanzibar
Zanzibar, nei secoli, ha generato una cucina particolare con punti di contatto con la tradizione araba e con l'India del sud.
Le spezie, largamente coltivate in tutta l'isola, la fanno ovviamente da padrone: Pepe, Cannella, Noce Moscata, Zafferano, Curcuma, Zenzero, Vaniglia e lo sconosciuto, ma onnipresente, Pilao.
Un altra caratteristica è l'uso della noce di cocco, nazi, che cresce abbondante su tutta l'isola e che entra ad aromatizzare le sue più caratteristiche preparazioni.
Un pasto tipico può essere costituito da riso ed una portata di pesce arrosto o stufato con un contorno di patate dolci.
Essendo la popolazione musulmana non si usa la carne di maiale. Ottima la frutta tropicale (papaia, ananas, banane).
Pwewa wa nazi è una ricetta di polipo e patate in umido con latte di
cocco(o con la raschiatura della noce di cocco); è un sapore tipico di
Zanzibar.
MA ECCO A VOI
ALCUNE RICETTE ORIGINALI
These dishes form the main course of the Swahili meal. Usually served
for lunch or dinner, each dish can be taken on its own as a one-course meal. Condiments
may be used to add variety to these dishes. For the spicier dishes, dessert is
usually served after the meal to ease the palate.
Enjoy!
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Biriani ya kuku / Chicken
Biriani
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INGREDIENTS |
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Rice
(Basmati) |
300 gms |
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Chicken pieces |
600 gms |
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Whole
garam masala |
600
gms |
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Sliced onions |
1 cup |
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Chopped
garlic |
2
tbsps |
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Chopped ginger |
2 tbsps |
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Red chili powder |
3 tbsps |
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Coriander powder |
1 tbsp |
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Turmeric powder |
2 tsps |
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Chopped tomato |
¾ cup |
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Chopped green coriander |
1 tbsp |
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Yogurt |
1 cup |
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Saffron |
½ gm |
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Garam masala powder |
2 tsp |
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Golden fried sliced onions |
¾ cup |
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Milk |
½ cup |
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Oil |
3 tbsps |
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Salt |
To taste |
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METHOD |
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Samaki wa kupaka /
Fish in coconut
sauce
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INGREDIENTS |
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White fish |
2 lbs |
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Ginger paste |
1 tbsp |
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Garlic
paste |
1
tbsp |
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Green chillies chopped |
2 |
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Lemon juice |
1
large lemon |
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Chopped onion |
1 medium
onion |
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Skinned and chopped tomamto |
1 medium
tomato |
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Thick coconut milk |
1/2 cup |
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Cooking Oil |
2 tsps |
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C |
A few
stalks |
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Salt and pepper |
To taste |
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METHOD |
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Mbaazi za nazi / Pigeon Peas in coconut
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INGREDIENTS |
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Pigeon peas (use kidney beans as a substitute) |
1 lb |
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Chopped onions |
2 Small
Onions |
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Green
chillies |
2-3 |
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Thick coconut milk |
1 Cup |
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Cooking oil |
1
tbsp |
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Ground
turmeric |
1 pinch |
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Lemon juice |
1 small
lemon |
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Coriander |
Garnish |
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Salt |
To taste |
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METHOD |
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Maandazi / Coconut
doughnuts
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INGREDIENTS |
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Plain flour |
2 Cups |
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Sugar |
5 tbsp |
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Coconut milk |
1 cup |
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Coarsely
ground cardamom |
1 tsp |
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Yeast |
1 tbsp |
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Cooking Oil |
enough for
deep frying |
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METHOD |
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