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Domenica 10
Marzo 2010
I CORNI DI CANZO
Salita da Canzo alla 3° Alpe |
Programma di massima Treno ferrovie nord Milano Ritrovo ore 8.40 davanti alla biglietteria Partenza ore 9.10 Arrivo a Canzo ore
10.21 Per chi viene in macchina, ritrovo a Canzo alla stazione. Per ricerche/offerte posti macchina, chiamate
Guido Spesa prevista – In treno 4,20€ a testa solo andata (8,40 A/R), possibilità
di sconti In
macchina, a suddivisione spese. Pranzo,
di base al sacco, possibilità di pranzo presso Agriturismo |
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fino
alla sorgente del Gajum, quota 480 (possibilità di
riempire bottiglie con l'acqua oligominerale della fontana). Il parcheggio
non è abbondantissimo. Si sale lungo una mulattiera che serpeggia lungo il
torrente Ravella e si visita la chiesetta di S.
Miro. Si arriva alla località 3° Alpe, quota 800, dove si può mangiare in
un'ottima trattoria con prezzi abbordabile (fanno
anche panini). I più allenati possono salire fino in cima ai corni di Canzo ( Data
la stagione e la presenza di neve si consigliano
abbigliamento e calzature adeguate. Carlo Di Nardo –
02/70608187 – carlodinardo@tiscali.it
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I
Corni di Canzo sono una montagna molto frequentata
soprattutto perché di facile accesso provenendo da Milano. L'itinerario
descritto consiste di un percorso ad anello che circumnaviga l'intera
montagna passando per il Corno Occidentale, quello più alto. Il percorso, a
parte il tratto finale, non presenta grosse difficoltà e può essere effettuato in qualsiasi stagione. Si consiglia però di
evitare i mesi più caldi. Descrizione percorsoL'itinerario
ha partenza da Canzo (CO), vicino ad Erba. Il percorso
inizia su di un sentiero che procede a mezzacosta in falsopiano, con panorama
su Canzo. Dopo pochi minuti si incontra
un bivio dove si prosegue diritti; pochi metri dopo, superato uno spiazzo, si
raggiunge un altro bivio dove Ora il
sentiero prende a salire con più decisione, risalendo la costa del monte Cranno, all'interno di un bel bosco. Si raggiunge un
grosso masso erratico, nei pressi di un terrazzo da cui si può godere di un
bel panorama su Canzo. Poco più sopra si incontra
un bivio: a destra è segnalato il "Sentiero Spaccasassi",
in discesa, mentre diritto prosegue un altro sentiero in salita, senza
indicazioni: noi prendiamo quest'ultima direzione. Nota:
probabilmente seguendo il sentiero a destra si può
raggiungere la stessa destinazione con minor fatica, visto i saliscendi che
si devono percorrere col sentiero che prosegue diritto. Dopo ancora
un po' di salita il sentiero si fa pressoché pianeggiante, seguendo la cresta
del monte Cranno: non si riesce comunque ad
apprezzare il panorama a causa della fitta vegetazione. Dopo aver raggiunto
la cima di una collinetta, il sentiero scende fino a raggiungere una selletta erbosa dove si trova una baita. Quindi si risale
ancora fino a raggiungere quella che è probabilmente la cima del monte Cranno. Si scende dall'altro versante per un buon tratto,
costeggiando una bella pineta: alla fine della discesa si trova un bivio dove
bisogna prendere il sentiero che sale a destra, poco visibile a causa delle
foglie cadute sul terreno, ma con segnalazioni; il sentiero che prosegue
diritto è segnalato con Visino. Dopo un po'
di salita Dopo una
breve pausa proseguiamo verso il Corno Occidentale, quello più alto. Si sale
la gradinata posta a destra del rifugio SEV, quindi si prosegue per il
sentiero che continua dopo la scalinata e si dirige, per prati, verso il
Corno Occidentale. Con una breve salita si raggiunge una selletta
posta davanti alla parete del Corno. La si aggira
sulla destra fino ad incontrare un canale, sulla sinistra, che si risale per
facili roccette (attenzione ai bollini rossi). Un
breve tratto di sentiero conduce quindi ad un caminetto che, risalito per
facili roccette, conduce alla cima del Corno
Occidentale ( La cima non è
molto larga, ma è adatta per un pic-nic o per rilassarsi poiché è ricoperta
da comodi prati. Inoltre da qui si può godere di un
ottimo panorama a 360 gradi: il Lario, i Corni
Centrale ed Occidentale, Canzo, la valle del Lambro, le Grigne, il monte Rai
con la ben visibile antenna ed il Cornizzolo, ecc. Per la
discesa è possibile scendere dall'altra parte del Corno, seguendo una
variante del sentiero 1 che ne segue la cresta occidentale. In molti tratti
di questo sentiero è necessario scendere per facili roccette,
ma in totale è un percorso molto bello. A circa metà della cresta si può notare
la parte terminale della "Ferrata del Venticinquennale C.A.I." che
risale la parete sud-ovest del Corno Occidentale tramite corde fisse, catene
ed una scaletta. La si supera continuando diritti
per tracce di sentiero, facendo attenzione a segiure
i bollini, quindi tramite un ghiaione si raggiunge una spiazzo erboso detto
"Forcola dei Corni" dove Si prende
quindi la direzione di sinistra e si ricomincia a scendere velocemente per un
sentiero sassoso e terroso, con molti tornanti. Si supera la deviazione per
l'inizio della ferrata (segnalata con un indicazione
"EEA"), quindi si raggiunge un bivio dove è segnalata con una
palina la sola direzione da cui proveniamo. A sinistra si dovrebbe
raggiungere il Cornizzolo, mentre noi continuiamo a
destra. Dopo ancora qualche tornante Ora si può
raggiungere Canzo tramite la carrareccia sulla
destra, oppoure tramite il sentiero geologico che
scende diritto: noi scegliamo quest'ultimo. Dopo una breve discesa si
raggiunge un torrente: il Ravella; il percorso
prosegue seguendo il suo corso su un largo e comodo sentiero in lieve discesa
che passa continuamente da un lato all'altro del torrente tramite dei bei
ponticelli di legno. Si sta percorrendo il fondo della Val
Ravella che divide la catente
del del Cornizzolo-Rai da quella dei Corni di Canzo
e Moregallo. Di particolare interesse sono gli
innumerevoli massi erratici di origine valtellinese che si possono incontrare
lungo il percorso. Il sentiero,
poco più avanti, diventa una suggestiva mulattiera,
costruita in ciottoli provenienti dal letto del torrente (questo tipo di
pavimentazione viene detto nel linguaggio popolare "rusciòl").
Sulla sinistra si incontrano diversi sentieri che conducono sul Cornizzolo. La mulattiera termina davanti al Santuario di
San Miro del Monte (600mt), dove poco più avanti si incontra un parcheggio e,
dopo un breve tratto di sterrato, l'albergo e le fonti "Gajum" (500 mt). Qui
arriva anche la carrareccia proveniente dal Terz'Alpe. Nota:
il sentiero geologico si divide in due parti: il Sentiero Geologico
"A" che parte da "Gajum" ed
arriva fino a San Miro del Monte ed il Sentiero Geologico "B" che
arriva fino al rifugio Terz'Alpe. Poco più
avanti si incontra una deviazione sulla destra segnalata con "Sentiero Spaccasassi" che è possibile seguire per tagliare un
tratto di strada asfaltata, che alla fine porta al parcheggio da dove siamo
partiti. Descrizione Rifugio Terz'Alpe
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Veridica Storia dei Corni di Canzo secondo Vincenzo Comasino
detto "Trombetta" Il
testo di questa curiosa leggenda è stato pubblicato per la prima volta sulla
rivista "Amici della Brianza" nel 1961. Ci sono
stati tempi lontanissimi in cui gli Arcangeli facevano guerra ai Diavoli e le due opposte schiere
erano fittissime, così che non c'era pace in nessun angolo del cielo e della
terra; dall'una e d'altra parte si combatteva e si picchiava. Da quaranta
giorni era tutto un turbinare d'ali bianche e nere, di spade fiammeggianti e
di palle di fuoco, parolacce e scherzi umilianti; né si veniva a capo di
nulla. Gli
Arcangeli furenti,
come non erano mai stati in grazia della loro natura angelica, decisero di
porre fine alla lotta con uno scherzo malvagio o una fregatura solenne,
insomma con un'estrema soluzione per sconfiggere Canzio
generale dei Diavoli e tutta la sua diavoleria. Era Canzio
un essere gigantesco e cattivissimo, con orribili corna sulla testa, grande
come l'attuale Pian d'Erba; quando apriva la bocca era come se si spalancasse
una voragine e quando bestemmiava era come se mille tuoni rombassero tutti
insieme. Della
delicata questione
fu incaricato un Arcangelo che anche lui un "ciappino
dell'altro mondo" quanto a furberia e che colse l'occasione di domenica,
all'alba. Innanzitutto la domenica è già un giorno gramo per i diavoli, poi
suonano le campane della Messa solenne, inoltre i villani tirati a lucido si
riuniscono per cantare inni al Signore. Come se
non fosse sufficiente tutto ciò, il gran Canzio non stava affatto bene: aveva due denti infiammati e
bestemmiava come un turco a causa di un callo, che gli faceva vedere le
stelle e lo costringeva a stare carponi. In quei tempi, come ognuno sa, non
si portavano brache e da qualunque punto del cielo erano visibili i
giganteschi emisferi sotto la coda, sollevata e attorcigliata per il dolore.
Vide questo l'Arcangelo e preso un pugno di grani di pepe primordiale, li
infilò veloce nel sottocoda di Canzio. Questi per il bruciore intollerabile che
sentiva, girò la testa e non fece in tempo a dire nemmeno
"porca miseria", che l'Arcangelo gli soffiò in faccia polvere di
elleboro, massimamente starnutoria, attraverso una
cannuccia. Il gran
diavolo non
riuscì a reprimere un colossale starnuto, così potente che la sua testa andò
a conficcarsi in terra, staccandosi di netto le corna dalla fronte nel
tentativo di svellerle; il cozzo rese instabile la
protesi e alcuni denti finti gli uscirono di bocca, fissandosi qua e là nel
terreno. Della sua schiera alcuni dissero "salute" e uno disse
"crepa": si trattava di un grosso Diavolo di nome Piombo. Canzio furibondo, a pedate potenti lo sprofondò fino al
centro del mondo, poi dette l'ordine di ritirata. Neppure
questa fu eroica:
doveva andar piano, claudicante per via del callo e
per il bruciore al sottocoda e come piangeva di rabbia! Tanto da riempire di
lacrime le sue gigantesche orme... così va il mondo! Gli
Arcangeli, a cui si unirono i Serafini e i Cherubini, levando grida
di gioia e di clamore, chiesero a Dio di unirsi a loro e dare un segno della
propria soddisfazione. Dio
Onnipotente volle
che le corna di Canzio e i suoi denti fossero
mutati in pietre e prendessero forma di monti col nome di "Corni di Canzo",
delle "Grigne" e del "Resegone".
Poi dette ordine
che il baratro aperto dal luogotenente Piombo sì chiamasse "Buco del Piombo"; che le lacrime dessero origine a un fiume
perenne, da chiamarsi "Lambro"; che le impronte colme di
liquido incolore diventassero azzurri laghi e che quella regione, teatro di
tante lotte e ora dolce e bellissima, si chiamasse "Brianza". |
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Foresta di Lombardia Corni di Canzo Corrisponde all'ampia testata valliva del torrente Ravella (affluente di sinistra del Lambro) ed è limitata a nord dal massiccio calcareo dei Corni di Canzo e a sud dalla dorsale Sasso Malascarpa - Monte Cornizzolo. Le quote limite sono: m 550 (fondovalle Ravella) e m 1.372 (vetta Corno Occidentale). Il visitatore può ammirare il tipico ambiente delle Prealpi calcaree lombarde , caratterizzato dall'alternarsi dei boschi naturali di latifoglie (con Carpino nero, Frassino maggiore, Acero montano, Tiglio e Faggio) e dei rimboschimenti artificiali di conifere, testimonianze delle attività selvicolturali degli anni '50, (con Abete rosso, Pinus excelsa e Larice giapponese), con le suggestive pareti rocciose dei Tre Corni, del Cepp de l'Angua e del Sasso Malascarpa. Attorno agli antichi nuclei rurali di Prim'Alpe (data in concessione ad una cooperativa, che svolge attività di educazione ambientale ) e Terz'Alpe (presso l'edificio demaniale è attiva un'azienda agrituristica) si sono conservati ampi appezzamenti prativi di notevole pregio. Elemento di assoluto rilievo è La foresta ha un elevato valore fruitivo (si stimano circa 100.000 frequentatori all'anno) grazie ad una rete di sentieri molto sviluppata, curata in convenzione dall'E.R.S.A.F. e dal C.A.I. di Canzo, che annovera tra gli altri il Sentiero Geologico, uno degli itinerari escursionistici più frequentati in Lombardia. La frequentazione è elevata sia in estate sia in
primavera soprattutto da parte di scolaresche e gruppi organizzati. |
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