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Domenica 22
Aprile 2007
I CORNI DI CANZO
Salita da Canzo alla
3° Alpe |
Programma di massima Treno ferrovie nord Milano Ritrovo ore 8.40 davanti alla biglietteria Partenza ore 9.09 Arrivo a Canzo ore 10.24 Per chi viene in macchina, ritrovo a Canzo alla
stazione. Per ricerche/offerte posti macchina, chiamate
Guido Spesa prevista – In treno
4,05€ a testa solo andata (8,10 A/R), possibilità di socnti In
macchina, a suddivisione spese. Pranzo,
di base al sacco, possibilità di pranzo presso Agriturismo |
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fino alla sorgente del
Gajum, quota 480 (possibilità di riempire bottiglie con l'acqua oligominerale
della fontana). Il parcheggio non è abbondantissimo. Si sale lungo una
mulattiera che serpeggia lungo il torrente Ravella e si visita la chiesetta
di S. Miro. Si arriva alla località 3° Alpe, quota 800, dove si può mangiare
in un'ottima trattoria con prezzi abbordabile (fanno anche panini). I più
allenati possono salire fino in cima ai corni di Canzo (1378 m) con vista
eccezionale sul lago di Como. Gianfranco Balzi –
339/5791509 - Gianfrancobalzi@yahoo.it Carlo Di Nardo –
02/70608187 – carlodinardo@tiscali.it Guido Platania -Tel 334/6975885 - gp@helponline.it
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I
Corni di Canzo sono una montagna molto frequentata soprattutto perché di
facile accesso proveniendo da Milano. L'itinerario descritto consiste di un
percorso ad anello che circumnaviga l'intera montagna passando per il Corno
Occidentale, quello più alto. Il percorso, a parte il tratto finale, non
presenta grosse difficoltà e può essere effettuato in qualsiasi stagione. Si
consiglia però di evitare i mesi più caldi. Descrizione percorsoL'itinerario
ha partenza da Canzo (CO), vicino ad Erba. Si raggiunge il piazzale del
cimitero, seguendo le indicazioni per le sorgenti di "Gajum": qui si
hanno ampie possibilità di parcheggio. Seguendo la strada in salita, a destra
del cimitero, si raggiunge una palina sentieristica dove viene indicato sulla
sinistra il "Sentiero Spaccasassi". Questo sentiero prende il nome
dai vari bagolari presenti lungo il percorso: sono alberi della famiglia
degli olmi capaci di sgretolare la roccia con le loro radici. Questo sentiero
è anche di notevole interesse naturalistico: lungo il percorso sono presenti
dei cartelli dove viene descritto l'ambiente che si sta attraversando, con
particolare riferimento alla flora ed alla fauna. Il percorso
inizia su di un sentiero che procede a mezzacosta in falsopiano, con panorama
su Canzo. Dopo pochi minuti si incontra un bivio dove si prosegue diritti;
pochi metri dopo, superato uno spiazzo, si raggiunge un altro bivio dove si
prende il sentiero in salita sulla destra, cambiando totalmente direzione,
mentre diritto è segnalato Asso. Ora il
sentiero prende a salire con più decisione, risalendo la costa del monte
Cranno, all'interno di un bel bosco. Si raggiunge un grosso masso erratico,
nei pressi di un terrazzo da cui si può godere di un bel panorama su Canzo.
Poco più sopra si incontra un bivio: a destra è segnalato il "Sentiero
Spaccasassi", in discesa, mentre diritto prosegue un altro sentiero in
salita, senza indicazioni: noi prendiamo quest'ultima direzione. Nota:
probabilmente seguendo il sentiero a destra si può raggiungere la stessa
destinazione con minor fatica, visto i saliscendi che si devono percorrere
col sentiero che prosegue diritto. Dopo ancora
un po' di salita il sentiero si fa pressoché pianeggiante, seguendo la cresta
del monte Cranno: non si riesce comunque ad apprezzare il panorama a causa
della fitta vegetazione. Dopo aver raggiunto la cima di una collinetta, il
sentiero scende fino a raggiungere una selletta erbosa dove si trova una
baita. Quindi si risale ancora fino a raggiungere quella che è probabilmente
la cima del monte Cranno. Si scende dall'altro versante per un buon tratto,
costeggiando una bella pineta: alla fine della discesa si trova un bivio dove
bisogna prendere il sentiero che sale a destra, poco visibile a causa delle
foglie cadute sul terreno, ma con segnalazioni; il sentiero che prosegue
diritto è segnalato con Visino. Dopo un po'
di salita si incontra il sentiero 5 che sale anch'esso da Canzo: si prosegue
sulla sinistra. Il sentiero ora prosegue con tratti in salita e tratti in
falsopiano, aggirando il Corno Occidentale che si può già scorgere in alcuni
tratti attraverso la fitta vegetazione. Si raggiunge una sorgente dove è
presente una madonnina e si continua su un sentiero scalinato per mezzo di
pezzi di legno. Ancora pochi minuti e si raggiunge il rifugio CAI di Cesano
Maderno. Ora il Corno Occidentale è ben visibile guardando in alto. Si supera
il rifugio e si entra negli ampi pascoli dell'alpe Pianezza (1125mt)
percorrendo una carrareccia di cemento che proviene da Valbrona. Qui sono
presenti alcune baite ed in fondo il rifugio SEV. Sono visibili inoltre tutti
e tre i Corni di Canzo: partendo da destra il Corno Occidentale, quello
Centrale e quello Orientale. Dopo una
breve pausa proseguiamo verso il Corno Occidentale, quello più alto. Si sale
la gradinata posta a destra del rifugio SEV, quindi si prosegue per il
sentiero che continua dopo la scalinata e si dirige, per prati, verso il
Corno Occidentale. Con una breve salita si raggiunge una selletta posta
davanti alla parete del Corno. La si aggira sulla destra fino ad incontrare
un canale, sulla sinistra, che si risale per facili roccette (attenzione ai
bollini rossi). Un breve tratto di sentiero conduce quindi ad un caminetto
che, risalito per facili roccette, conduce alla cima del Corno Occidentale
(1373 m). La cima non è
molto larga, ma è adatta per un pic-nic o per rilassarsi poiché è ricoperta
da comodi prati. Inoltre da qui si può godere di un ottimo panorama a 360
gradi: il Lario, i Corni Centrale ed Occidentale, Canzo, la valle del Lambro,
le Grigne, il monte Rai con la ben visibile antenna ed il Cornizzolo, ecc. Per la
discesa è possibile scendere dall'altra parte del Corno, seguendo una
variante del sentiero 1 che ne segue la cresta occidentale. In molti tratti
di questo sentiero è necessario scendere per facili roccette, ma in totale è
un percorso molto bello. A circa metà della cresta si può notare la parte
terminale della "Ferrata del Venticinquennale C.A.I." che risale la
parete sud-ovest del Corno Occidentale tramite corde fisse, catene ed una
scaletta. La si supera continuando diritti per tracce di sentiero, facendo
attenzione a segiure i bollini, quindi tramite un ghiaione si raggiunge una
spiazzo erboso detto "Forcola dei Corni" dove si incontra il
Sentiero 1 (quello principale). Si prende
quindi la direzione di sinistra e si ricomincia a scendere velocemente per un
sentiero sassoso e terroso, con molti tornanti. Si supera la deviazione per
l'inizio della ferrata (segnalata con un indicazione "EEA"), quindi
si raggiunge un bivio dove è segnalata con una palina la sola direzione da
cui proveniamo. A sinistra si dovrebbe raggiungere il Cornizzolo, mentre noi
continuiamo a destra. Dopo ancora qualche tornante si raggiunge il rifugio
Terz'Alpe (1125mt). Ora si può
raggiungere Canzo tramite la carrareccia sulla destra, oppoure tramite il
sentiero geologico che scende diritto: noi scegliamo quest'ultimo. Dopo una
breve discesa si raggiunge un torrente: il Ravella; il percorso prosegue
seguendo il suo corso su un largo e comodo sentiero in lieve discesa che
passa continuamente da un lato all'altro del torrente tramite dei bei
ponticelli di legno. Si sta percorrendo il fondo della Val Ravella che divide
la catente del del Cornizzolo-Rai da quella dei Corni di Canzo e Moregallo.
Di particolare interesse sono gli innumerevoli massi erratici di origine
valtellinese che si possono incontrare lungo il percorso. Il sentiero,
poco più avanti, diventa una suggestiva mulattiera, costruita in ciottoli
provenienti dal letto del torrente (questo tipo di pavimentazione viene detto
nel linguaggio popolare "rusciòl"). Sulla sinistra si incontrano
diversi sentieri che conducono sul Cornizzolo. La mulattiera termina davanti
al Santuario di San Miro del Monte (600mt), dove poco più avanti si incontra
un parcheggio e, dopo un breve tratto di sterrato, l'albergo e le fonti
"Gajum" (500 mt). Qui arriva anche la carrareccia proveniente dal
Terz'Alpe. Nota:
il sentiero geologico si divide in due parti: il Sentiero Geologico
"A" che parte da "Gajum" ed arriva fino a San Miro del
Monte ed il Sentiero Geologico "B" che arriva fino al rifugio Terz'Alpe.
Poco più
avanti si incontra una deviazione sulla destra segnalata con "Sentiero
Spaccasassi" che è possibile seguire per tagliare un tratto di strada
asfaltata, che alla fine porta al parcheggio da dove siamo partiti. Descrizione Rifugio Terz'Alpe
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Veridica Storia dei Corni di Canzo secondo
Vincenzo Comasino detto "Trombetta" Il
testo di questa curiosa leggenda è stato pubblicato per la prima volta sulla
rivista "Amici della Brianza" nel 1961. Ci sono
stati tempi lontanissimi in cui gli Arcangeli facevano guerra ai Diavoli e le due opposte
schiere erano fittissime, così che non c'era pace in nessun angolo del cielo
e della terra; dall'una e d'altra parte si combatteva e si picchiava. Da
quaranta giorni era tutto un turbinare d'ali bianche e nere, di spade
fiammeggianti e di palle di fuoco, parolacce e scherzi umilianti; né si
veniva a capo di nulla. Gli
Arcangeli furenti,
come non erano mai stati in grazia della loro natura angelica, decisero di
porre fine alla lotta con uno scherzo malvagio o una fregatura solenne,
insomma con un'estrema soluzione per sconfiggere Canzio generale dei Diavoli
e tutta la sua diavoleria. Era Canzio un essere gigantesco e cattivissimo,
con orribili corna sulla testa, grande come l'attuale Pian d'Erba; quando
apriva la bocca era come se si spalancasse una voragine e quando bestemmiava
era come se mille tuoni rombassero tutti insieme. Della
delicata questione
fu incaricato un Arcangelo che anche lui un "ciappino dell'altro
mondo" quanto a furberia e che colse l'occasione di domenica, all'alba.
Innanzitutto la domenica è già un giorno gramo per i diavoli, poi suonano le
campane della Messa solenne, inoltre i villani tirati a lucido si riuniscono
per cantare inni al Signore. Come se
non fosse sufficiente tutto ciò, il gran Canzio non stava affatto bene: aveva due denti
infiammati e bestemmiava come un turco a causa di un callo, che gli faceva
vedere le stelle e lo costringeva a stare carponi. In quei tempi, come ognuno
sa, non si portavano brache e da qualunque punto del cielo erano visibili i
giganteschi emisferi sotto la coda, sollevata e attorcigliata per il dolore.
Vide questo l'Arcangelo e preso un pugno di grani di pepe primordiale, li
infilò veloce nel sottocoda di Canzio. Questi per il bruciore intollerabile che
sentiva, girò la testa e non fece in tempo a dire nemmeno "porca
miseria", che l'Arcangelo gli soffiò in faccia polvere di elleboro,
massimamente starnutoria, attraverso una cannuccia. Il gran
diavolo non
riuscì a reprimere un colossale starnuto, così potente che la sua testa andò
a conficcarsi in terra, staccandosi di netto le corna dalla fronte nel
tentativo di svellerle; il cozzo rese instabile la protesi e alcuni denti
finti gli uscirono di bocca, fissandosi qua e là nel terreno. Della sua
schiera alcuni dissero "salute" e uno disse "crepa": si
trattava di un grosso Diavolo di nome Piombo. Canzio furibondo, a pedate
potenti lo sprofondò fino al centro del mondo, poi dette l'ordine di
ritirata. Neppure
questa fu eroica:
doveva andar piano, claudicante per via del callo e per il bruciore al
sottocoda e come piangeva di rabbia! Tanto da riempire di lacrime le sue
gigantesche orme... così va il mondo! Gli
Arcangeli, a cui
si unirono i Serafini e i Cherubini, levando grida di gioia e di clamore,
chiesero a Dio di unirsi a loro e dare un segno della propria soddisfazione. Dio
Onnipotente volle
che le corna di Canzio e i suoi denti fossero mutati in pietre e prendessero
forma di monti col nome di "Corni di
Canzo", delle "Grigne" e del "Resegone".
Poi dette ordine che il baratro
aperto dal luogotenente Piombo sì chiamasse "Buco del Piombo"; che le lacrime dessero origine a un fiume
perenne, da chiamarsi "Lambro";
che le impronte colme di liquido incolore diventassero azzurri laghi e che
quella regione, teatro di tante lotte e ora dolce e bellissima, si chiamasse "Brianza". |
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Foresta di Lombardia Corni di Canzo La Foresta Demaniale si estende per 450,27 Ha nel territorio della Comunità Montana Triangolo Lariano (CO), nel Comune di Canzo, con una piccola porzione nel Comune di Valbrona Corrisponde all'ampia testata valliva del torrente Ravella (affluente di sinistra del Lambro) ed è limitata a nord dal massiccio calcareo dei Corni di Canzo e a sud dalla dorsale Sasso Malascarpa - Monte Cornizzolo. Le quote limite sono: m 550 (fondovalle Ravella) e m 1.372 (vetta Corno Occidentale). Il visitatore può ammirare il tipico ambiente delle Prealpi calcaree lombarde , caratterizzato dall'alternarsi dei boschi naturali di latifoglie (con Carpino nero, Frassino maggiore, Acero montano, Tiglio e Faggio) e dei rimboschimenti artificiali di conifere, testimonianze delle attività selvicolturali degli anni '50, (con Abete rosso, Pinus excelsa e Larice giapponese), con le suggestive pareti rocciose dei Tre Corni, del Cepp de l'Angua e del Sasso Malascarpa. Attorno agli antichi nuclei rurali di Prim'Alpe (data in concessione ad una cooperativa, che svolge attività di educazione ambientale ) e Terz'Alpe (presso l'edificio demaniale è attiva un'azienda agrituristica) si sono conservati ampi appezzamenti prativi di notevole pregio. Elemento di assoluto rilievo è la Riserva Naturale Sasso Malascarpa , che per metà della sua estensione ricade nel territorio demaniale: essa annovera elementi di grande valore naturalistico quali: il Sasso Malascarpa propriamente detto, ricco di fossili di Conchodon; i "campi solcati" e le "Sorgenti petrificanti"; inoltre sono stati eseguiti numerosi studi naturalistici sull'evoluzione della vegetazione e della chirotterofauna. La foresta ha un elevato valore fruitivo (si stimano circa 100.000 frequentatori all'anno) grazie ad una rete di sentieri molto sviluppata, curata in convenzione dall'E.R.S.A.F. e dal C.A.I. di Canzo, che annovera tra gli altri il Sentiero Geologico, uno degli itinerari escursionistici più frequentati in Lombardia. La frequentazione è elevata sia in estate sia in
primavera soprattutto da parte di scolaresche e gruppi organizzati. |
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