Stefania

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Guido Platania

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Domenica 21 Gennaio 2007

MANTOVA ED IL MANTEGNA

 

Stefania ci propone la visita della mostra del Mantegna a Mantova, unendo la visita di questa città poco nota, ma sempre affascinante.

Si parte alla mattina (in macchina o in treno) e, come arriviamo, ci portiamo al palazzo del The, dove c’è la mostra del Mantegna. Qui prendiamo il biglietto cumulativo per la Mostra, il Palazzo  Te ed il Museo di S. Sebastiano. Giriamo con interesse il tutto, e poi ci dedicheremo a Castel S.Giorgio e alla Basilica di Sant’Andrea. Pranzo, di base al sacco o con panini trovati sul posto. Se qualcuno vuole, si può trovare qualche ristorantino alla buona.

Ci sono in città tanto musei/monumenti/edifici a pagamento che ad ingresso libero. Noi abbiamo ipotizzato solo la mostra del Mantegna, poi ciascun è libero di distribuirsi sugli itinerari sotto riportati. L’importante è riitrovarsi alla stazione per le 17.15 per prendere il biglietto comitive

 

Programma di massima

In treno –

7.50 – ritrovo davanti a biglietteria gruppi

8.15 – partenza

10.17 – arrivo a Mantova

11.15 – ingresso mostra

17.15 – Alla stazione per il biglietto comitive

17.37 – partenza da Mantova

19.45 – arrivo a Milano

 

Spesa prevista

Treno andata/ritorno 17 euro (possibilità sconti per gruppi)

Pranzo in libertà

Biglietto cumulativo mostra/Palazzo/Museo 9,50/cd gruppo almeo 15 persone

      11,50 individuale

Guida Mantegna (opzionale) 100 euro da dividersi tra i partecipanti

 

Itinerari

In occasione della mostra Mantegna a Mantova 1460–1506, per approfondire gli aspetti storici e artistici della lunga permanenza del maestro alla corte dei Gonzaga, viene proposto un percorso che collega i luoghi mantegneschi della città. Da Palazzo Te, dove sarà allestita l’esposizione dedicata agli anni mantovani dell’artista, l’itinerario prosegue al Museo della Città di Palazzo San Sebastiano, al Tempio di San Sebastiano, dove erano collocati i famosi Trionfi, e alla Casa dell’artista.

Nel centro storico, oltre alla Basilica di Sant’Andrea con la Cappella funeraria della famiglia Mantegna sono visitabili la Chiesa di Santa Maria della Vittoria aperta al pubblico per l’occasione dopo un imponente campagna di restauro, e il Museo Diocesano. Il percorso si conclude a Palazzo Ducale nel cui Castello si trova la celebre Camera Dipinta detta degli sposi.

I luoghi mantegneschi saranno segnalati con la lettera "M" della "littera mantinea".


Museo della Città di Palazzo San Sebastiano

Largo XXIV Maggio, 12
Il possente palazzo, situato a quelli che allora erano i margini del circuito murario della città, fu voluto da Francesco II Gonzaga e fatto edificare tra il 1506–08. Francesco II vi abitò fino alla morte, avvenuta nel 1519. In seguito la residenza cominciò a perdere d’importanza ma restò comunque proprietà della famiglia Gonzaga per tutto il XVII secolo.

Francesco II aveva affidato l’incarico di edificare la sua dimora a Gerolamo Arcari e, in qualità di sovrintendente, a Bernardino Ghisolfo. Le decorazioni, sia interne che esterne all’edificio, furono eseguite da pregevoli artisti, come Lorenzo Leonbruno, Dosso Dossi, Lorenzo e Matteo Costa. Al primo piano si trova la grande sala dei trionfi, così chiamata perché ospitava le nove tele dipinte da Andrea Mantenga raffiguranti il Trionfo di Cesare.

La sala dei trionfi fungeva da salone d’onore per ricevere e intrattenere gli ospiti più importanti. Accanto al salone, due camere dette rispettivamente delle frecce e delle briglie, dalle decorazioni affrescate sulla volta, facevano parte dell’appartamento del Marchese.


Tempio di San Sebastiano

Largo XXIV Maggio
L’edificio del S. Sebastiano è una delle più originali chiese progettate nel 1460 da Leon Battista Alberti per Ludovico II Gonzaga.
Sorta probabilmente per tener fede ad ex-voto fatto a San Sebastiano che aveva ben protetto la città dalla peste nel corso della dieta del 1459, la costruzione continuò faticosamente fino al 1512 quando Pellegrino Ardizzoni costruì la volta a crociera.

Il progetto originario è fortunatamente noto grazie a un disegno di Antonio Labacco in cui il tempio appare con una pianta a croce greca e una grande cupola semisferica. Particolare è anche la presenza della cripta che non comunica con la chiesa superiore ed è costituita da una selva di pilastri che richiamano le cisterne romane.

Per lungo tempo si è pensato che la struttura fosse stata pensata come il mausoleo dei Gonzaga per i forti richiami funerari e celebrativi delle decorazioni ma nessuno degli insigni committenti è sepolto qui.
Certamente il San Sebastiamo resta la testimonianza più viva della concezione albertiana di un architettura fondata sulla memoria degli antichi.


Casa del Mantegna

Via Acerbi, 47
Eretta a partire dal 1476 sul terreno donato all’artista dal Marchese Ludovico II Gonzaga, la casa si presenta molto semplice all’esterno: una volumetria cubica, entro la quale è inserito un cortile cilindrico. La casa, esempio mirabile di edificio residenziale a pianta centrale, fu progettata dallo stesso Mantegna.

In pianta, il cerchio si inscrive nel quadrato: l’evidente allusione alla simbologia del divino rimanda alle teorizzazioni dell’Alberti e allo spirito ricettivo dell’artista, una dimensione che è anche sottilmente suggerita dal motto Ab Olympo che troviamo iscritto sopra uno dei portali del cortile. All’interno alcune stanze mostrano ancora resti di affreschi ornamentali mantegneschi: fregi e numerose varianti del tema dei girali e delle candelabre, con motivi che sviluppano eleganti soluzioni di contorni floreali e danno le proporzioni delle antiche stanze. Al piano terra del piccolo palazzo si situavano l’atelier, gli spazi di ricevimento e gli ambienti destinati alla quotidianità domestica della famiglia.

Al piano nobile erano inseriti gli spazi di rappresentanza, come il grande salone, la sala degli stemmi e le camere da letto (nella sala recante traccia dell’affresco con il sole radioso e il motto par un desir era collocata l’alcova dell’artista).


Basilica di SantAndrea

Piazza Mantegna
La Basilica di Sant’Andrea, una delle più innovative chiese del Rinascimento, fu progettata nel 1472 da Leon Battista Alberti, per volere di Ludovico II.

I lavori per la sua costruzione iniziarono nel 1472, proprio nell’anno in cui Alberti morì. Così l’architetto Luca Fancelli fu incaricato di procedere alla costruzione in coerenza con il progetto albertiano. Ovviamente il cantiere per la grande basilica non si concluse nell’arco di pochi anni. La chiesa poté chiamarsi conclusa solo a metà del Settecento, quando fu finalmente innalzata la grande cupola su disegno di Filippo Juvarra. La basilica rappresenta, in modo esemplare, la capacità dei Gonzaga di ostentare nei monumenti cittadini un programma di aggiornamento urbanistico e architettonico secondo i canoni dell’Umanesimo.

Nella chiesa, tra le altre cose, è custodita la reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo, portata a Mantova, stando alla tradizione, dal Beato Longino nel 37 d. C. Per quanto ci interessa occorre sottolineare l’eccezionalità della prima cappella a sinistra, rispetto a chi entra: il sacello fu acquistato nel 1504 proprio dal Mantegna in funzione di cappella funeraria per sé e per la famiglia.

Un ciclo decorativo progettato dal Mantegna realizzato tra il 1506 e il 1516, esalta la lucida geometria dello spazio. La tomba del pittore, segnalata da una lapide sul pavimento, è posta in una cripta sottostante. Nella cappella si conservano il busto bronzeo dell’artista e due tele del maestro (completate dal figlio Francesco) raffigurante rispettivamente la Sacra Famiglia e la famiglia del Battista e il Battesimo di Cristo.

I quattro evangelisti, affrescati nei pennacchi della cupoletta, sono stati attribuiti al Correggio.


Chiesa di Santa Maria della Vittoria

Via Claudio Monteverdi, 1
Santa Maria della Vittoria, consacrata nel 1496, è un edificio votivo voluto da Francesco II Gonzaga, IV marchese di Mantova, per celebrare la vittoria sul re di Francia Carlo VIII nella battaglia di Fornovo (6 luglio 1495).

Probabilmente il progetto architettonico è da assegnare a Bernardino Ghisolfo, Superiore delle Fabbriche gonzaghesche dal 1490. L’interno, a navata unica, conserva un apparato decorativo rinascimentale d’ambito mantegnesco.

Una stretta relazione col gusto di Andrea Mantenga per l’antichità classica e per i marmi romani è, infatti, riscontrabile nell’effetto illusionistico della pittura di marmi preziosi e di candelabre che caratterizza l’aula. Sulla parete di fondo s’innalzava la grandiosa pala della Madonna della Vittoria, capolavoro di Andrea Mantenga. Nel 1797, durante l’occupazione francese, la chiesa fu adibita a scopi militari e la pala, ora esposta al Louvre, trafugata a Parigi.


Museo Diocesano di Arte Sacra "Francesco Gonzaga"

Piazza Virgiliana, 55
L’idea di adibire parte del monastero di Sant’Agnese dei Padri Agostiniani a sede espositiva nacque grazie all’interessamento di monsignor Luigi Bosio negli anni Settanta e all’impegno di monsignor Ciro Ferrari nel decennio successivo.

Aperto nel 1983, il Museo Diocesano raccoglie in un’unica sede espositiva il patrimonio artistico, culturale e religioso di tutto il territorio della Diocesi mantovana. Oltre alla fondamentale funzione di conservazione e di catalogazione dell’opera d’arte, il Museo ne consente la fruizione pubblica. Le opere d’arte sacra (tele, statue, oreficerie, corali miniati, paramenti) inserite nel percorso museale conservano il riferimento alla chiesa d’origine e alla memoria della devozione popolare, sottolineando la continuità storica della Chiesa sul territorio.

Il Museo conserva straordinarie memorie del periodo mantegnesco. Si segnalano in particolare la sinopia e l’affresco dell’Ascensione di Cristo, il lacerto d’affresco con quanto rimane delle figure di Sant’Andrea e Longino, la Deposizione e la Sacra Famiglia.

Tutte queste opere facevano parte delle decorazioni realizzate dall’Officina mantegnesca per la facciata di Sant’Andrea, la cui campagna decorativa si svolse, sicuramente, tra il 1488 e il 1506. La Sacra Famiglia e la Deposizione furono poi rielaborate dal giovane Correggio. Infine, nel Museo, non è di poco valore artistico il Messale di Barbara di Brandeburgo, esempio straordinario della più eccellente tradizione miniaturistica del periodo.


Palazzo Ducale

Piazza Sordello, 40
Il Palazzo Ducale di Mantova è uno dei più vasti e articolati complessi architettonici signorili italiani. Residenza della famiglia Gonzaga, che dimora continuativamente al suo interno tra il 1328 e il 1707, il Palazzo si sviluppa, nel corso dei quattro secoli di dominio gonzaghesco, attraverso continue stratificazioni e aggregazioni, a partire da un primo nucleo costruito dai Bonacolsi alla fine del Duecento.

Nel 1328, quando Luigi Gonzaga conquista il potere sconfiggendo la famiglia rivale, già esistono infatti alcuni degli edifici che faranno parte della Corte Vecchia del Palazzo dei Gonzaga: tra essi emergono la Magna Domus e il Palazzo del Capitano, entrambi affacciati su Piazza Sordello.

Sul finire del secolo viene edificata, isolata dagli altri palazzi, l’imponente mole del Castello di San Giorgio, nel quale la corte si stabilisce nel 1459. Tale data è da considerarsi l’inizio della reale grandezza e notorietà della famiglia in quanto, nello stesso anno, Ludovico II accoglie a Mantova il Papa Enea Silvio Piccolomini Pio II per la dieta organizzata al fine di pianificare la crociata contro i Turchi. Alla decorazione degli ambienti concorrono tanto l’architetto toscano Luca Fancelli, che all’interno del Palazzo realizza anche la Domus Nova (1480–84), quanto il pittore Andrea Mantegna, che nella torre di nord–est dipinge la celeberrima Camera Picta, detta degli Sposi, una delle massime espressioni del Rinascimento italiano.

È d’obbligo, infine, una visita nel Palazzo allo Studiolo e alla Grotta di Isabella d’Este. Per gli spazi più privati della Marchesa il Mantegna dipinse, a partire dal 1496, il Parnaso e la Minerva che caccia i vizi, opere oggi al Louvre.

 

IL CENTRO STORICO (Percorso giallo)

1]   L'itinerario di visita della città non può che iniziare da Piazza Sordello, che con i suoi dintorni costituisce il nucleo antico, su quella che fu l'isola originaria, e che rappresenta ancora oggi il cuore della città.
Piazza Sordello, dedicata al poeta mantovano ricordato da Dante nel VI canto del Purgatorio, fu creata nel corso del '300; era il "centro" della vita religiosa e politica dove prima i Bonacolsi, poi i Gonzaga fecero costruire imponenti palazzi.
La piazza ha forma rettangolare ed è delimitata a Nord dal Duomo.
Il lato orientale di piazza Sordello, a destra guardando il Duomo, è delimitato dagli edifici di Palazzo Ducale: in particolare da due edifici porticati, fatti costruire dai Bonacolsi alla fine del '200 - la Magna Domus e il Palazzo del Capitano.
Più arretrato si trova il Castello di San Giorgio, fatto costruire verso la fine del XIV da Francesco Gonzaga che voleva ampliare il palazzo del Capitano e munirlo di un possente baluardo. L'edificio è un imponente fortezza in cotto a pianta quadrata, rafforzata da quattro possenti torri angolari sporgenti e circondata da un fossato.
In Piazza Sordello, sul lato opposto a quello di Palazzo Ducale, si ergono antichi palazzi: il Palazzo Vescovile, Palazzo degli Uberti, Palazzo Castiglioni, Palazzo Acerbi.
Il Palazzo Vescovile fu costruito tra 1776 e il 1786, appartenente alla famiglia dei marchesi Bianchi che lo abitarono fino a quando, nel 1823, divenne sede episcopale. La facciata è caratterizzata da due poderosi telamoni ai lati dell'ingresso che reggono una balconata marmorea.
Palazzo degli Uberti, sull'angolo di vicolo Bonacolsi, di costruzione tardogotica, fu fondato dal ramo mantovano della famiglia fiorentina da cui prese il nome. Conserva tracce delle originarie strutture trecentesche, successivamente inglobate dai vari rifacimenti, soprattutto nelle finestre che danno sul vicolo.
Segue Palazzo Castiglioni, detto anche Bonacolsi. Ritenuto dimora dei Bonacolsi, fatta erigere da Pinamonte nel 1281, sembra possa essere stato costruito per volontà di Luigi Gonzaga dopo la conquista del potere intorno al 1340. Il Palazzo, dal 1808, è di proprietà dei conti Castiglioni, discendenti dal famoso Baldassarre, autore de Il Cortegiano. L'ampia superficie in cotto, sormontata da merli ghibellini, è scandita, nell'ultimo piano, da finestre con arco bicolore, in cotto e in marmo, contenente il motivo di una trifora. Nel piano inferiore vi è una serie più fitta di monofore, oggi quasi tutte chiuse. Al piano terra sull'estremo lato sinistro, l'originario portone dell'ingresso ha un grande arco sesto acuto bicolore e decorato con scudi con stemma dei Bonacolsi.
L'attuale portone d'ingresso, al centro della facciata, e il balcone sovrastante sono modifiche avvenute nel corso dell''800. Del complesso fa parte anche la casatorre, visibile dal cortile e da vicolo Bonacolsi.
Accanto a Palazzo Castiglioni si trova Palazzo Acerbi, una delle dimore dei Bonacolsi, sopra il quale emerge la torre più alta di Mantova, detta della Gabbia. La torre fu chiamata così da quando Guglielmo Gonzaga, nel 1576, mise un gabbione di ferro che era utilizzato come un vero e proprio carcere all'aperto.
   
2]   Situato a pochi metri dal Duomo, in Via Cairoli, si erge il Palazzo del Seminario. La facciata neoclassica fu ricostruita nel 1825 su progetto di Giovan Battista Vergani.  
     
3]  Proseguendo per Via Cairoli, si arriva in Piazza Virgiliana. Quella che oggi è l'area della piazza era anticamente un'insenatura del lago di Mezzo, progressivamente prosciugata tra la seconda metà del '700 e i primi anni del secolo successivo. Fu sistemata secondo il progetto di Paolo Pozzo e dedicata a Virgilio. Dell'impronta neoclassica di un tempo, rimane qualche edificio sui bordi della Piazza che fu trasformata a giardino negli anni Trenta. Il monumento a Virgilio fu inaugurato nel 1927: il disegno architettonico è di Luca Beltrami, la statua in bronzo di Emilio Quadrelli, i gruppi marmorei laterali di Giuseppe Menozzi. Uscendo da via Cairoli, proseguendo sulla sinistra, si può visitare il Museo Diocesano "Francesco Gonzaga", che espone preziosi oggetti d'arte di epoca Gonzaghesca oltre al complesso, unico al mondo, delle armature dei Missaglia provenienti dal Santuario di Santa Maria delle Grazie.
     
4]   L'itinerario prosegue per Piazza Broletto, alla quale si accede da Piazza Sordello, passando sotto il Voltone di San Pietro, che fu una delle porte di Mantova nell'età più antica.
Appena oltre il Voltone di San Pietro iniziano i portici rinascimentali di Mantova sorretti da colonne con capitelli di epoche diverse e di varia provenienza. Percorso un breve tratto di tali portici si giunge in Piazza Broletto. Creata verso il 1190, quando la città fu ampliata al di là del primitivo nucleo storico, è attorniata dagli edifici del periodo comunale.
Di fronte si trova il Palazzo del Podestà. Costruito nel 1227, come informa una lapide sulla facciata dell'edificio, il palazzo era destinato ad ospitare il Podestà, massima autorità del Comune. L'edificio fu in parte distrutto da diversi incendi e ricostruito con diverse modifiche. Il cortile interno, accessibile attraverso il Sottoportico dei Lattonai, è munito di una suggestiva scala tardogotica.
Sul lato che si affaccia su piazza Broletto, l'Edicola di Virgilio è contemporanea alla costruzione del palazzo: il poeta è rappresentato seduto in cattedra sotto un baldacchino, col capo coperto dalla berretta dei dottori medievali.
A sinistra si stacca il grande arco a tutto sesto dell'Arengario, costruito intorno al 1300 per congiungere il Palazzo in cui risiedeva l'autorità podestarile con quello della Masseria, l'ufficio che registrava le entrate e le uscite del comune. L'arco è sormontato da due eleganti trifore, e da una galleria formata da archi e colonne. Dal loggiato si proclamavano i bandi e le sentenze dei magistrati. Sotto al grande arco sono ancora visibili quattro grossi anelli di ferro a cui si attaccavano le corde per i condannati alla tortura dei "squassi di corda".
   
5]   Proseguendo lungo i portici di via Broletto ci si porta in Piazza Erbe, così chiamata perché ospita da tempo il mercato di frutta e verdura. Chiusa a nord dalla parte posteriore del Palazzo del Podestà, vi si affacciano il Palazzo della Ragione e l'attigua Torre dell'Orologio. La Torre fu costruita a pianta rettangolare nel 1472 su progetto di Luca Fancelli; vi fu collocato nel 1473 l'orologio a funzionamento meccanico di Bartolomeo Manfredi. Nella nicchia sotto il quadrante, ricavata nel 1639, una statua della Madonna Immacolata.
Oltre la Torre dell'orologio si affaccia su piazza Erbe la Rotonda di San Lorenzo, la più antica chiesa esistente a Mantova.
   
6]   Sul retro della Rotonda si apre Piazza della Concordia. A destra, in via Spagnoli, si trova il Palazzo della Camera di Commercio, interessante edificio in stile Liberty progettato dall'architetto mantovano Aldo Andreani agli inizi del '900.  
     
5]   Si ritorna in Piazza Erbe, chiusa sul lato meridionale dalla Casa di Boniforte (detta anche Casa del Mercante). Fatto costruire nel 1455 da un ricco mercante brianzolo - Giovanni Boniforte da Concorezzo - l'edificio spicca con la sua preziosa facciata, che presenta una commistione di motivi ornamentali eterogenei; il portico è sorretto da robuste colonne corinzie. Attigua alla Casa del Mercante, si erge la Torre del Salaro, costruita nel secolo XIII; venne successivamente utilizzata come deposito di sale.  
     
7]   Adiacente a Piazza Erbe si trova Piazza Mantegna, sulla quale si erge la solenne facciata della Basilica di Sant'Andrea. La chiesa è la più grande di Mantova e merita un'accurata visita anche all'interno, ricco di straordinarie opere d'arte.

DAL CENTRO STORICO A PALAZZO TE: "IL PERCORSO DEL PRINCIPE"
(Percorso verde)

8]  Il secondo percorso parte da Piazza Marconi, cinta su due lati da portici rinascimentali. In piazza Marconi è visibile Casa Lanzini, una tipica dimora di un ricco mercante rinascimentale, eretta verso il 1460. La facciata, con le finestre incorniciate in cotto, è sovrastata da merlature.

9]  I portici continuano in Corso Umberto I per sboccare in Piazza Cavallotti sulla quale si affaccia il Teatro Sociale. Ispirato agli schemi del teatro d'opera di gusto neoclassico, il teatro fu costruito tra il 1818 e il 1822 su progetto dell'architetto Luigi Canonica. L'imponente facciata è caratterizzata dal pronao a frontone triangolare sorretto da sei colonne ioniche poste su un alto podio; la sala è a cinque ordini e conserva eleganti decorazioni.

10]  Percorrendo, a sinistra, Corso della Libertà si arriva in Piazza Martiri della Libertà e si percorre, a destra, via Chiassi, fiancheggiata da edifici antichi. Si segnalano: al n.17 un palazzo con un tondo cinquecentesco raffigurante una Madonna col Bambino; al n.20 il cinquecentesco Palazzo Aldegatti, con un bel portale marmoreo; più avanti la Chiesa di S. Maurizio, progettata all'inizio del '600 dal cremonese Antonio Maria Viani, con interno a navata unica e cupola ellittica; al n.24 una piccola casa del 1724, caratterizzata da un frontone sagomato; al n.42 il palazzo dei conti Cantoni Marca, coronato da merlature quattrocentesche; al n.59 un edificio con portale marmoreo degli inizi del '500 e al n.61 il palazzo che apparteneva ai marchesi Nerli Ballati, della fine del XVII secolo.

11]  In piazza Bazzani, sull'incrocio con via Poma, sorge la Chiesa di San Barnaba. L'attuale edificio è un rifacimento settecentesco di una precedente costruzione di cui si ha notizia fin dal 1268. L'interno a navata unica, con profonda abside e tre cappelle su ciascun lato, presenta eleganti stucchi che incorniciano tele di diversi pittori settecenteschi.
In via Poma si trova, al n.18, la Casa di Giulio Romano, che l'artista abitò negli ultimi anni della sua vita. Giulio Romano acquistò l'edificio nel 1538 dagli eredi di Ippolito degli Ippoliti, che lo aveva costruito agli inizi del Cinquecento. La casa fu trasformata a partire dal 1540 dallo stesso Giulio Romano. Egli ricostruì completamente la facciata, in intonaco, stucco e cotto, con basamento a bugne: al piano terreno tra le bugne sono aperte finestre con sottostanti prese di luce per le cantine, il portale è ad arco ribassato e sovrastato da una nicchia in cui è posta una statua di Mercurio; al secondo piano le finestre sono delimitate da mostre concluse da frontoni all'interno di archi, decorati con grosse maschere; nella cornice superiore festoni si intrecciano con corna di arieti, scandendo l'apertura di finestre circolari. All'interno il salone della casa, affrescato da Giulio Romano, ha come protagonisti divinità olimpiche e personaggi del mito greco latino.
Dall'altra parte della strada il Palazzo di Giustizia, fatto costruire dai Gonzaga di Vescovato all'inizio del '600 su progetto di Antonio Maria Viani. La facciata è scandita da dodici gigantesche figure reggenti i capitelli dell'architrave.

12]  Al termine di via Poma, sulla sinistra via Principe Amedeo, con il Palazzo del Governo, costruito per i marchesi Guidi di Bagno e caratterizzato da una maestosa facciata del 1857, e, al n.29, un palazzo tardocinquecentesco con un bel portale marmoreo; sulla destra inizia via Acerbi sulla quale si affacciano la Casa del Mantegna e la Tempio di San Sebastiano [13].
La costruzione della Casa del Mantegna ebbe inizio nel 1476, ma nel 1494 non era ancora terminata. Risulta occupata dall'artista solo nel 1496, ma già nel 1502 egli fu costretto a venderla a Francesco II. La costruzione è a forma di cubo, con ciascun lato di 25 metri; si sviluppa su tre piani ed è delimitata da una cornice superiore. Al centro della casa si trova la famosa "rotonda", un cortile circolare del diametro di 11 metri.
Sul lato opposto della strada, in Largo XXIV Maggio, si erge il Tempio di San Sebastiano progettato da Leon Battista Alberti.
Più avanti, all'incrocio con viale Risorgimento, si incontra il gonzaghesco Palazzo di San Sebastiano. Recentemente restaurato, Palazzo San Sebastiano è oggi sede della Sezione Storica del Museo della Città.

[14]  Usciti dall'antica Porta Posterla, attraversando viale Risorgimento si arriva nella località del Te che era nei secoli scorsi un'isola situata a sud di Mantova. Era separata dalla città da un canale e circondata dal lago del Paiolo, interrato sul finire del '700. Su quest'area i Gonzaga fecero costruire quel capolavoro dell'arte cinquecentesca che è il Palazzo Te.

I PALAZZI DELLA CULTURA
(Percorso arancio)

L'itinerario che segue vuole sottoporre all'attenzione del visitatore i luoghi della cultura, caratterizzati prevalentemente da edifici seicenteschi e settecenteschi.   
     
15]   L'itinerario può iniziare da via Ardigò, alla quale si può arrivare da Piazza Broletto, passando sotto l'arco dell'Arengario.
Si può ammirare la facciata della ex Chiesa della SS. Trinità. La Chiesa fu costruita nel 1587 per i Gesuiti, ma la facciata fu manomessa in epoca ottocentesca. Nella cappella maggiore erano esposte tre celebri tele, opera dell'inizio del '600 di Pietro Paolo Rubens: il Battesimo di Cristo e la Trasfigurazione - sottratte alla fine del '700 da soldati francesi - ora nei musei di Anversa e di Nancy; e la pala raffigurante La famiglia Gonzaga in adorazione della SS Trinità, conservata in Palazzo Ducale.
      
16]   Proseguendo via Ardigò si arriva in Piazza Dante sulla quale si affacciano il Palazzo degli Studi, con l'ingresso della Biblioteca Comunale, e la sede dell'Accademia Virgiliana.
Il Palazzo degli Studi era di proprietà dei Gesuiti e ospitava l'Istituto Universitario quando l'architetto bolognese Alfonfo Torreggiani lavorò, tra il 1753 e il 1763, per ricostruirne la facciata secondo i canoni neoclassici. Nel 1780 fu istituita per volontà dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria la Biblioteca Pubblica che per questo motivo è comunemente detta "Teresiana".
In via Accademia, si può ammirare la facciata principale del Palazzo dell'Accademia, di origine medioevale, già sede di una Accademia di studiosi denominata degli Invaghiti, e della Accademia degli Invitti (denominata in seguito dei Timidi). Le accademie nel corso del '700 furono rinnovate e confluirono nella "Reale Accademia di Scienze, Lettere e Arti" per volere di Maria Teresa d'Austria. Fu deciso di rinnovare anche l'intera sede dell'Accademia.
Il piano di trasformazione coinvolse per primo il teatro rinascimentale - il Teatro del Bibiena. Il progetto del nuovo teatro, commissionato all'architetto emiliano Antonio Galli Bibiena, venne portato a termine nel dicembre del 1769. La costruzione del Palazzo Accademico venne invece affidata, nel 1772, all'architetto di scuola neoclassica Giuseppe Piermarini. L'architetto Paolo Pozzo che diresse i lavori, progettò anche l'elegante sala, detta Sala Piermarini, in cui sono esposti tre ritratti, dipinti a Vienna nel 1770 da Hubert Maurer: Maria Teresa, il marito Francesco I di Lorena e il figlio Giuseppe II.
      
17]   L'itinerario prosegue, a destra, per via Pomponazzo dove si trova il Palazzo della Finanza. Già convento dell'ordine dei Carmelitani, fu ristrutturato nel 1787 dall'architetto Andrea Pozzo: la facciata del palazzo fu trasformata secondo i canoni neoclassici, e vi furono inseriti due portali cinquecenteschi.
Di fronte al Palazzo della Finanza si trova quello che un tempo era il quartiere ebraico, entro il quale gli ebrei della città furono confinati nel 1612. 
     
18]  Importante testimonianza degli edifici del ghetto è il Palazzo del Rabbino, in via Bertani, costruito nella seconda metà del '600. Di grande interesse i pannelli a stucchi, realizzati tra le finestre del piano terra e quelle del primo piano, che mostrano suggestive vedute di città.
      
17]  Tornando in via Pomponazzo, sorge al n.23 il Palazzo Sordi: fu costruito nel 1680 per volontà del marchese Benedetto Sordi su progetto dell'architetto fiammingo Franz Geffels. Sull'angolo destro della facciata, a conci bugnati alterni vi è il busto del committente e l'epigrafe con il nome dell'architetto e la data della costruzione. Il portale d'ingresso è sovrastato da un balcone, a sua volta sormontato da un frontone semicircolare che include una Madonna con Bambino ad alto rilievo.
Più avanti si può ammirare la Chiesa di San Martino, di fondazione medievale ma ricostruita in gran parte nel 1737. Sul portale d'ingresso un pregevole altorilievo raffigura S.Martino a cavallo e il povero.
Attraversato il Rio al n.8 di via Trieste c'è la Casa di G.B. Bertani, progettata e realizzata dall'architetto nel '500. Modificata nel corso del secolo scorso, conserva sulla facciata due lapidi originali e le colonne ioniche ai lati del portone.
       
19]   Ritornando in via Corridoni, c'è la Chiesa di Santa Maria della Carità, di antica origine fu ricostruita nel 1613 e decorata internamente a stucchi verso la metà del XVIII secolo. Il piccolo sagrato sul quale si eleva la chiesa presenta lapidi e rilievi antichi ritrovati nel territorio mantovano. All'interno si possono ammirare una serie di dipinti di Giuseppe Bazzani.

DAL CENTRO STORICO A PORTA CERESE
(Percorso viola)

20]   L'itinerario inizia dalla zona affacciata sul Rio, in prossimità di Piazza Martiri di Belfiore. Qui sono visibili, a cavallo del canale, le Pescherie realizzate nel 1534, su progetto di Giulio Romano: disposte su un doppio porticato bugnato ad archi tondi; era il luogo destinato al commercio del pesce.
Nelle immediate vicinanze, vicino ai giardini che costeggiano il tratto del Rio, sorge isolato il campanile della Chiesa di San Domenico, unico resto della costruzione sacra.
Percorrendo via Mazzini si possono ammirare palazzi cinquecenteschi e, più avanti, la Chiesa di Santa Teresa, eretta nel 1668 accanto al convento omonimo. 
     
21]  Girando a sinistra in via Giulio Romano si incontra, sull'angolo con via N. Sauro, la Chiesa, sconsacrata, del Carmelino, chiesa settecentesca, annessa al vicino chiostro dell'ex convento.   

22]   Girando a destra in via Vittorino da Feltre, nel punto in cui la via si allarga in una piazza, si può ammirare la Chiesa di Santo Spirito. La chiesa è stata completamente rimaneggiata in epoca recente; all'interno presenta resti di decorazioni pittoriche risalenti alla fine del '400. Nella piazzetta una lapide ricorda il grande umanista Vittorino da Feltre, vissuto alla corte dei Gonzaga dal 1423 al 1446.  
     
23]   Tornando indietro in via Giulio Romano si raggiunge via Isabella d'Este, dove si trova la Chiesa di S. Lorenzino. La chiesetta, ora adibita al culto evangelico, è del 1590 ed è attribuita all'architetto Giuseppe Dattari.
        
24]   L'itinerario procede a destra in via Frattini, sulla quale si affacciano interessanti abitazioni private. Al n.5 si consideri Casa Menozzi, della seconda metà del '400, edificata sul progetto dell'architetto fiorentino Luca Fancelli. Al n.7 Palazzo Valenti, che iniziato nella seconda metà del '600, rimase incompiuto. L'imponente facciata, a cinque ordini di finestre, è caratterizzata dal contrasto tra gli elementi in marmo e la superficie muraria in cotto. Al n.9 Casa Andreasi, abitazione della beata Osanna Andreasi; l'aspetto attuale dell'edificio si deve al Fancelli che vi intervenne nella seconda metà del sec. XV. La facciata, su un basamento di mattoni a vista, è articolata su tre ordini di finestre; la porta d'ingresso è sormontata da un archetto a tutto sesto.
Dall'alta parte della strada sorge la Chiesa di S. Egidio, rifatta nel '700 ma di antica origine; ha una facciata scandita da semicolonne.
   
25] 
In fondo alla via, raggiunta via Benzoni, si trova la Chiesa di Santa Apollonia, già esistente nel Basso Medioevo col titolo di S. Maria di Betlemme, e ricostruita alla fine del '700. La facciata è del 1834. Sull'altare maggiore è collocata la Sacra Famiglia e Santi, pregevole opera settecentesca di Giuseppe Bottani.
   
26]  
In corso Garibaldi, dietro Piazza dei Mille, oltre un muro si intravede la facciata della chiesa del Monastero di Santa Paola. La chiesa, costruita nella prima metà del '400 in stile tadogotico, è oggi chiusa al culto.
Più avanti si incontra la Chiesa di Santa Caterina, di origine medievale, ricostruita nel 1738. La chiesa presenta un elegante facciata dalle linee mosse; l'antico campanile, staccato dal corpo dell'edificio, si trova in un cortile retrostante.
   
27]  
In via Gradaro, la Chiesa di Santa Maria del Gradaro risale al XIII secolo.

DA PORTA PRADELLA A PORTA MULINA
(Percorso marrone)

28]   Partendo da Piazza Cavallotti, si percorre corso Vittorio Emanuele II. A destra, all'angolo con via Bonomi, sorge la Chiesa di S.Orsola, costruita nel 1908 su progetto di Antonio Maria Viani. La chiesa era originariamente unita ad un monastero demolito nel 1930. L'interno è a pianta ottagonale.
Più avanti, quasi alla fine del corso, la
Chiesa di Ognissanti, di origine medievale, fu riedificata nel 1752. All'interno vi sono opere dell'Andreasi e del Ghisi, del tardo '500, e di Giuseppe Bazzani; nella cappella dei Morti sono conservati affreschi trecenteschi e una pregevole Madonna e Santi, opera di Nicolò da Verona della metà del '400. Alla fine di corso Vittorio Emanuele II ci si trova nella località di Porta Pradella, che segnava il confine della città a occidente.
   
      
29]   Voltando a destra si passa attraverso Piazza Don Eugenio Leoni, sulla quale si affaccia la stazione ferroviaria. Percorrendo via Solferino e San Martino si arriva in via Scarsellini, dove sorge la Chiesa di San Francesco. La chiesa fu costruita tra la fine del '200 e l'inizio del '300 sul luogo dove esisteva già un oratorio fondato da frate Benvenuto, compagno di San Francesco, al quale la chiesa è dedicata.
Sulla facciata il portale è sormontato da un rosone e affiancato da due finestre finemente decorate in cotto. L'interno, diviso in tre navate da pilastri in cotto, è arricchito da parecchie cappelle; quella più nota è la
Cappella dei Gonzaga, in fondo alla navata, dove un tempo erano ospitate le sepolture dei primi Signori della casata e dove rimangono imponenti tracce della originale decorazione trecentesca.   
      
30]  L'itinerario prosegue per Piazza D'Arco sulla quale si affaccia il Palazzo appartenuto ai conti D'Arco, oggi sede della fondazione. Alla costruzione del palazzo provvide nel penultimo decennio del secolo XVIII l'architetto Antonio Colonna, coadiuvato da Paolo Pozzo.   
      
31]   Percorrendo via Fernelli, all'incrocio con via Monteverdi al n.1, si incontra la chiesa sconsacrata di S. Maria della Vittoria, attualmente in fase di restauro.
       
32]   Poco più indietro, in via Arrivabene, si segnala, al n.18, Palazzo Arrigoni. Costruito in epoca rinascimentale e acquisito dai marchesi Arrigoni nel Seicento, è attribuito a Luca Fancelli.
        
33]   Nella vicina via Fratelli Bandiera si possono ammirare al n.32 il Palazzo Ippoliti di Gazoldo, della prima metà del '700, e al n.18, Palazzo Arrivabene eretto a partire dal 1481 come si legge da un'epigrafe alla base della torre angolare, sempre attribuito al Fancelli.   
      
34]   Si arriva in Piazza Matilde di Canossa sulla quale si erge Palazzo Canossa. I Canossa intrapresero la costruzione di questo edificio verso la metà del '600. Sulla facciata in bugnato, la sistemazione delle finestre e le decorazioni delle cornici risalgono all'impostazione cinquecentesca di derivazione giuliesca; a pianterreno le aperture sono sovrastate da timpani spezzati su cui spicca l'arme della famiglia; il portale d'ingresso è affiancato da colonne marmoree, che sostengono il balcone sovrastante, sotto le quali stanno due sculture raffiguranti il cane araldico dei Canossa. All'interno, uno scenografico scalone conduce al piano superiore: la struttura si articola in un solo ampio ambiente a due livelli; la rampa iniziale è vegliata ancora dai molossi, i cani dei Canossa; le due successive rampe, impostate perpendicolarmente rispetto a quella iniziale, sono caratterizzate dalla presenza di statue che si ergono sulla balaustra.
Di fronte, la
Chiesa di Santa Maria del Terremoto costruita nel 1759 per ricordare il luogo dell'apparizione della Vergine avvenuta in occasione di un terremoto del 1693.
     
35]   L'itinerario prosegue verso via Trento, dove al n.16 sorge il settecentesco Palazzo Cavriani, progettato dall'architetto Alfonso Torregiani per la famiglia mantovana dei marchesi Cavriani. Dall'altra parte della strada il giardino neoclassico, con al centro la statua di Virgilio e busti di illustri mantovani sui pilastri della cancellata, fu realizzato dopo il 1826   
      
36]   Al termine della strada si incontra la Chiesa dei SS. Gervasio e Protasio, che presenta una facciata ottocentesca, progettata da G.B. Vergani. Il campanile è del XII secolo.
Nella zona adiacente
Porta Mulina si segnala la Chiesa di S.Leonardo, sulla piazza omonima, fondata nel XII secolo e ricostruita alla fine del '700. 
   
37]   Proseguendo in direzione Verona, oltrepassato il Ponte dei Mulini, si arriva nel borgo di Cittadella. Qui si erge la solenne costruzione difensiva di Porta Giulia, fatta costruire a partire dal 1530 da Federico II Gonzaga e attribuita a Giulio Romano. Di ordine dorico, Porta Giulia è inconsueta per la grande aula interna, strutturata come una sala classicheggiante.
A sinistra della porta si apre il giardino che conduce al
monumento di Andreas Hofer, eroe indipendentista del Tirolo, fucilato in questo luogo dai napoleonici.