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Domenica 15
Febbraio
LA VIA JULIA TRA ALASSIO ED ALBENGAUn tranquillo esercizio per le gambe, un panorama
ricco di mare e di monti, la scoperta di una delle più antiche strade romane
che potremo riconoscere, in alcuni tratti nella loro pavimentazione
originale. Residui romani lungo il cammino, stare insieme chiacchierando di
tutto (compresi i soliti viaggi passati, presenti e futuri). Un clima che,
normalmente, è clemente anche durante l’inverno. Che cosa possiamo aspettarci
di più L’idea è di Cristina (la maga dei pizzoccheri),
ma l’abbiamo sposata tutti (l’idea, perché Cristina il marito l’ha già) Qui Vi riporto l’orario di ritorno. Se qualcuno
volesse partire più tardi, c’è un IC che parte da Milano alle 9.10 Tel 335/208784 -
gp@helponline .it
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Programma Treno – Stazione centrale ore 8.00
(parte 8.15) Ritrovo ad Alassio alla stazione ferroviaria ore 12.00 Ritorno da Alberga dopo le 16.00 Arrivo a Milano dale 19.00 in poi Spesa prevista – Treno regionale 11.21€, IC 21.00€ -solo andata (possibilità di sconto
per gruppi Pranzo di base al sacco con possibilità approvvigionamenti presso bar e trattorie locali |
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Da : www.viaggiatori.com/camminare/alassio_albenga.htm
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Da:
www.itinerariitaliani.com/liguria%20piedi%20alassioalbenga/piedilig2b.htm <<Il percorso stradale tra le antiche chiese di S.Martino di Albenga e S.Croce di Alassio, costituisce uno dei tratti più suggestivi e meglio conservati della antica via Julia Augusta.....La strada romana raggiungeva la collina del "Monte" nei pressi dell’abbazia medievale di S.Martino (XIV sec.). Qui, a breve distanza dall’anfiteatro (II sec. d.C.), ha inizio il percorso archeologico intorno al quale si sviluppa una vasta area cimiteriale a cui appartiene il mausoleo denominato "Il Pilone" (II sec. d.C.). Nel primo tratto del percorso, lungo il lato a monte della strada, si affacciano i ruderi di alcuni monumenti funerari caratterizzati da murature in conglomerato cementizio rivestite da paramenti in blocchetti squadrati in pietra.....>> (informazioni della Soprintendenza Archeologica della Liguria) Quella che un tempo era la Julia Augusta, la più importante strada romana del Ponente ligure, è oggi, nel tratto tra Albenga ed Alassio, una larghe mulattiera ottima per un facile percorso escursionistico, storico, archeologico e naturalistico. Dal centro di Albenga (10 m), raggiunta Piazza del Popolo, si segue a piedi Via Piave superando su ponte il fiume Centa. Subito dopo si piega a destra lungo via Fratelli Ruffini e dopo 200 metri si sale a sinistra verso la zona archeologica e la via Julia Augusta. Poche decine di metri di asfalto sono sufficienti per giungere all’imbocco dell’antica strada (cartello) che, nel suo primo tratto, si presenta con una selciatura relativamente recente. Poco dopo la via si sterra andando a superare i ruderi di alcuni monumenti di origine romana risalenti al I - II secolo d.C. Giunti ad una strada asfaltata la si prende a destra, ma dopo 100 metri la si lascia per scendere a sinistra su stradella inerbita. Questa di lì a poco diviene
mulattiera, ed è in questo tratto che la via romana mostra la selciatura
originale, i muretti e gli altri manufatti necessari per il deflusso delle
acque. Giunti a costeggiare la recinzione di un
campeggio, ci si immette su una sconnessa lingua di asfalto il cui ramo
destro, in salita, conduce a S. Croce (110 m, 1.30 ore). Da qui si segue la
strada asfaltata principale giungendo ad un trivio. Andando a sinistra è
possibile scendere ad Alassio meta dell’escursione. Il ritorno avviene con il
percorso dell’andata e richiede circa 1.15 ore. |
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www.comune.alassio.sv.it/turistico/
ita/alassio_itinerari.htm La Via Iulia Augusta Il tratto tra Albenga e Alassio dell'antica Via Iulia Augusta costituisce una delle più suggestive passeggiate della Liguria. Si parte dal cuore di Albenga medievale per raggiungere con breve salita la collina del "Monte", nei pressi del "Pilone", monumento funerario del II sec. d.C. Da qui si procede in piano, ad una quota di circa m.100 s.l.m., tra carrubi e ginestre, ruderi romani e chiese medievali, con bellissime vedute sul mare e sull'isola Gallinaria, antica sede di un potente monastero benedettino. Dopo due ore di facile cammino si raggiunge il Capo di S.Croce, annunciato dall'arco in pietra che Cecil Roberts definì "The Portal to Paradise". Da qui in pochi minuti si scende su Alassio.
Storia e Mito Conosciuta fin dall’epoca romana per il transito lungo la via Julia Augusta che si snoda alle sue spalle, soggetta a scorrerie saraceniche nel 1550, scelta da miriadi di turisti, Alassio città del sole, si adagia con le sue case di stile mediterraneo ai piedi dei due capi, quello di Capo Mele, per chi proviene dalla Francia e quello di S. Croce per chi arriva da Genova. I più antichi abitanti del territorio
alassino furono i liguri delle tribù degli Ingauni, probabilmente profughi da
Albenga, fuggiti dopo la vittoria delle legioni romane. Anche se mancano
prove certe dell’esistenza di un insediamento umano ai tempi della
dominazione romana, è lecito supporre che per l’amenità del luogo e la
vicinanza del municipium albenganese questo territorio fosse abitato.
Là
dove Adelasia e Aleramo si erano stabiliti sorse poi una città, che in onore
della principessa fu chiamata Alaxia, poi Alassio. SUL "MURETTO" PIU’ FAMOSO... Alassio è incastonata nella
"Baia del Sole". Vi si arriva con la Genova-Ventimiglia (casello di
Albenga) o dall’Aeroporto di Villanova, con treni e pullman (un po’ da tutta
Italia). La Marina è compresa tra i Capi Santa Croce e Mele, nell’entroterra
le frazioni di Moglio e Solva. Il centro storico corre accanto
alla spiaggia con le case dei pescatori e via XX Settembre che i turisti
conoscono come "budello", ma che rimane un tipico
"caruggiu" ligure tra botteghe e negozi prestigiosi. E poi gli
edifici: Palazzo Ferrero de Gubernatis (‘700), Palazzo Scofferi (altro ramo)
in via Veneto e, svoltando per via Milite Ignoto, i Palazzi Vallega, Brea
(via Dante) e Montanaro (piazza Della Valle).Tornando in via XX Settembre,
Palazzo Bonfante dall’elegante portone ferrato rinforzato con chiodi a testa
di diamante. Accanto al mare corre la passeggiata Ciccione punteggiata di
pini: da non perdere la vista da pontile Bestoso. Alassio ha prodotti tipici
da gustare: dai salumi di pesce (bottarga, mosciame, ventresca) ai dolci
(baci). E non si dimentichi un buon bicchiere di vino (dalla piana
albenganese), magari un Pigato. Due i mercati: ogni giorno (escluso la
domenica) i banchetti di vico Chiesetta offrono frutta e verdura fresche; al
sabato, mercato settimanale (zona Parco S.Rocco, piscina di via Gastaldi) con
prodotti per ogni esigenza: pulizia casa, abbigliamento, calzature,
alimentari. di generosità e coraggio. Anni dopo
giunse ad Albenga il vecchio imperatore. Venuto a sapere della figlia, si
recò dal Vescovo per un consiglio. "Perdona", disse il Vescovo.
Così fu e Aleramo divenne marchese del Monferrato. Alla morte di Adelasia, la
località assunse il suo nome. l’inglese Alfred Hitchcock che girò
diverse scene del debutto "The pleasure garden" (Il giardino del
piacere). Vittorio De Sica filmò gli esterni di "I bambini ci
guardano" (1943), dal romanzo "Pricò" di Cesare Giulio Viola.
A metà degli anni ’70 vennero realizzate parti del poliziesco "Genova a
mano armata" di Mario Lanfranchi. di T.Carlone (1543-1613), tribuna
della cantoria e organo di G.Oltrachino (‘600). La Chiesa di Santa Maria
degli Angeli fu edificata nella seconda metà del ‘400, nel 1600 arrivarono i
Francescani riformati. Dopo il restauro fu allestita parte del Seminario
(1824), poi diventò Collegio salesiano (1870). Conserva opere di L.De Servi
(1863-1945). Sopra il portale (‘400), "Madonna con bambino" del
pittore locale Alberto Beniscelli. Nel borgo Coscia, i Cappuccini edificarono
un Convento (1579) sopra la Cappella della Madonna del Soccorso. In seguito
Parrocchia dell’Immacolata con altare barocco in noce (XVII secolo), altare
marmoreo con "Madonna del Soccorso" di Macrino d’Alba (1460-1520),
pulpito in pietra nera (XVI secolo), pala con "Madonna e Santi" del
genovese G.A.Ansaldo (1584-1638). L’Oratorio della Madonna del Popolo e di
S.Erasmo fu eretto dai corallini (1614). Al centro del soffitto il Santo
protegge le navi, sopra l’altare policromo pala del De Ferrari, poi due
statue marmoree della Madonna di Misericordia e di S.Antonio da Padova e una
di legno del Patrono (‘700); sulla porta vigila la Madonna del Popolo (XVII secolo).
Verso la Regione Costa si incontra l’Oratorio della Madonna del Vento (XIII
secolo, ricostruita nel ‘400). In località Poggio, si trova la Cappella di
S.Rocco (nel 1253 come Madonna della Consolazione), in onore del Santo che
passò da Alassio. Rimangono una pala d’altare con la "Vergine e il
Bambino", ai lati i Ss Sebastiano e Rocco (‘600); una pala di
Sant’Apollonia, Sant’Agata, S.Biagio (‘600) e un quadro di S.Agostino, Santa
Marta, S.Francesco da Paola. La Chiesa della Madonna di Loreto
presenta due porticati (uno ad arco unico, l’altro ad arco doppio). Tre gli
altari (sul maggiore dipinto a olio della Patrona ) con due piccole cappelle,
poi i dipinti dei Ss Cosimo e Damiano e Santa Caterina da Genova. La Chiesa
di Sant’Anna (1730) ha un interno poligonale con stucchi che invitano
all’altar maggiore (Crocifisso in legno, ‘700) e a quelli laterali
("Madonna di Bonaria e i Santi" e "S.Pietro riceve le
chiavi"). Da vedere il gruppo ligneo di Sant’Anna con Maria bambina
(inizio ‘900) e la statua marmorea della "Madonna con Bambino"
(‘500). Sobria la facciata, a destra il campanile con cupolina. La Chiesa
della Carità (1307-1310) sorge nel cuore di Alassio. Fu edificata dagli
armatori impressionati dai pellegrini in viaggio per il Giubileo (1300),
insieme a un ricovero (26 letti e cucina) dove si fermò S.Rocco. Sulla volta
la "Vergine assunta al Cielo" e la "Madonna del Carmelo"
(’30) degli alassini Marco e Traverso; ai lati S.Francesco d’Assisi e Santa
Rita da Cascia. Tre gli altari: a sinistra il Crocifisso del "Santo
Cristo" (‘400).Inoltre una statua dell’ "Assunta" di scuola
del Maragliano, un’altra dell’Ansaldo e una "Madonna del Carmine"
del De Ferrari. Ammirevoli i portali in pietra nera e le figure scolpite.In
zona Castello, c’è la Chiesa della Madonna delle Grazie al posto di un
Oratorio della Natività di Maria SS (1226). Natività raffigurata in un
dipinto di anonimo del ‘600; sulla tribuna dell’organo lo stemma alassino con
Adelasia. Lungo la via Julia Augusta, edificata dai Benedet ini della Gallinara,
la Chiesina di Santa Croce e le rovine della fabbrica (XI-XII secolo):
restano l’abside e le fiancate con archetti binati. Nella parte
anteriore un arco ogivale in mattoni a tutto sesto, dalla strana curvatura
(con un pilastro più piccolo dell’altro), attribuibile al ‘500 (come il
portico). ESCURSIONI NEL VERDE Isola Gallinara. Si parte dalla costa, da Punta Murena (Villa russa), un
breve tratto ed ecco l’Isola Gallinara (nome romano dalle galline
selvatiche): un giardino sull’acqua (rosmarino, basilico, begonie, gerani),
mentre avanzano rocce e scogli. I Benedettini costruirono il convento, ma con
il prevalere di Genova (XII secolo) cominciò la decadenza: diventò "commenda"
(‘400) e finì sotto Albenga. Passò ai privati (1842) e divenne Parco naturale
regionale (1989). C’è un piccolo e accogliente porticciolo, la grotta di
S.Martino di Tours (ne fece luogo di meditazione nel 357), la punta del
"soffiatore". In cima Torre genovese (1506), Villa padronale e
Chiesetta neogotica. fuciflora. Sull’altipiano di
S.Bernardo è attrezzato il Percorso verde attrezzato fino a Poggio Brea
(altare del S.Cuore). Sul Monte Tirasso, agrifoglio, pungitopo, sorbo degli
uccellatori; a levante, ginestre (più diffusa la "spagnola", alta
fino a 2 metri), erica arborea, brugo e corbezzolo. Il mare e le strutture offrono il
meglio per gli appassionati. Le onde sono di due tipi: di libeccio (veri e
propri treni d’acqua) e scirocco (parallele alla costa). Mese più ventoso per
il windsurf sarebbe febbraio. Praticabili tutti gli sport nautici con la
possibilità di corsi e perfezionamenti. Inoltre tennis (campi in terra rossa
e scuola), ciclismo, equitazione, tiro a volo (località Vadino), bocce (2
strutture, 16 campi, gare), 2 minigolf, la piscina (aperta per corsi e nuoto
libero a grandi e piccoli. |
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www.ilsecoloxix.it/enciclopedia_notizia.asp?IDNotizia=868&IDCategoria=240
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STRADE ROMANE IN LIGURIA (da
www.mattiaonline.com/areadiprogetto/Storia/Luigi%20Turtoro.htm) Mezzo fondamentale di penetrazione, conquiste e colonizzazione
fu per Roma il complesso sistema viario di cui dotò ogni territorio occupato.
Principio basilare fu quello di raggiungere con percorsi quanto più
rettilinei possibile grossi punti strategici dove stabilire presidi militari
e fondare colonie. L’importanza data ai Romani alla costruzione e
manutenzione delle vie è documentata dalle fonti epigrafiche (miliari,
iscrizioni ecc.), da quelle itinerarie (antiche piante stradali) e dalle
fonti letterarie (Strabone, Ulpiano ecc.). Fra le fonti itinerarie una delle
più importanti è costituita dalla tabula
peutingeriana consistente in una striscia di carta di circa 7 metri
dove il mondo conosciuto, dalle bocche del Gange ai confini della Spagna, è
,raffigurato come un lungo rettangolo in senso da est a ovest e dove città,
strade, stazioni di sosta dove sono espresse con i colori e disegni. L’opera
è databile al 1100, ma risale ad un originale del IV sec. d.C. Fra le
iscrizioni, di particolare interesse per le vie sono quelle incise su pietre
miliarie. Si tratta di colonne per lo più cilindriche, di altezza variabile,
che venivano poste a 1000 passi di distanza (eguale ad un Km. e mezzo circa)
partendo da Roma. In esse, oltre al numero del miglio indicante la distanza,
veniva inciso il nome del magistrato (censore, console o imperatore) che
aveva disposto la costruzione o la ristrutturazione della via. Dalle fonti
letterarie si ricava che l’amministrazione delle vie costituì, fin dal IV
sec. a.C. un settore molto importante della vita pubblica romana. I magistrati
ad essa preposti assunsero il titolo di curatores viarum e sulla base di
leggi dovevano provvedere alla manutenzione della strada, alle esatte norme
di costruzione e alla sua perfetta transitabilità (lex Sempronia viarum del
123 a.C. dovuta a C. Gracco). Le strade dovevano essere costruite secondo
regole ben precise che prescrivevano la sovrapposizione di ben quattro strati
di materiali diversi, per uno spessore complessivo fino a m. 1,50 sopra il
fondo naturale; il basolato superiore doveva essere lombato al centro e la
strada essere corredata di blocchi lungo i bordi per consentire ai cavalieri
di salire e scendere da cavallo e di canaletti laterali per lo scolo delle
acque. La larghezza, variabile da tre metri a quasi sei, doveva comunque
consentire il passaggio di due carri. La Liguria fu interessata, già nel
corso del II secolo a.C., da vie documentate da resti di basolato, da ponti e
da cippi militari. Datata al 148 a.C. è la via Postumia costruita dal console
Spurio Postumio Albino dopo la sottomissione delle tribù liguri
dell’entroterra che tennero i Romani impegnati fino al 154 a.C. Essa costituì
una delle principali arterie della Liguria attraverso la Val Polcevera, il
Passo dei Giovi e la Valle dello Scrivia univa Genova a Tortona. Penetrando poi
nel cuore della Transpadania, raggiungeva Piacenza, Cremona e Verona e
arrivava fino ad Aquileia congiungendo così il Mar Ligure con l’Adriatico. Proprio dal traffico che si
instaurò su questa via, assunsero una stabile configurazione di centri urbani
gli antichi insediamenti liguri e si delinearono i centri di Libarna
(Serravalle Scrivia), Derthona (Tortona), Irio (Voghera). Dal 109 a.C. è la
via Aemilia Scauri che costituì la continuazione della via Aurelia che,
costruita da Caio Aurelio Cotta nel 241 a.C., andava da Roma, lungo il
Tirreno, fino a Vado Volterrana, nei pressi della attuale Cecina. Essa,
attraverso Pisa, Luni, Genova e Vada Sabatia, raggiungeva Tortona. La via,
che doveva correre quasi completamente lungo la costa, come testimoniato dalla
tabula peutingeriana, faceva
un’ansa nell’entroterra tra Genova e Voltri. Le località di Genova, Quarto e
Quinto sono indicative delle distanze miliarie di questa via. Nel 13 a.C.
Augusto rinnovò il tratto della Aemilia Scauri da Tortona a Vado; sistemò il
tracciato litoraneo che attraverso la riviera di ponente conduceva nella
Gallia Narbonense, la corredò di pietre miliarie e la denominò ufficialmente
Via Julia Augusta. La via, dopo Ventimiglia, passava dalla mansio di Lumo,
saliva al passo detto in Alpis summa e, scendendo verso il Paglione,
raggiungeva Caemenelum (Nizza) dove terminava con il miglio 619 la
numerazione iniziata a Roma. La via, che in seguito verrà conosciuta tutta
come via Aurelia, nome che ancora oggi conserva, ebbe una risistemazione con
gli imperatori Adriano, Antonio Pio e Caracalla, come è testimoniato dai
miliari rinvenuti. Di essa si conservano i selciati e i ponti. I tratti di
selciato meglio conservati e ancora visibili si trovano in località «Il
Monte» fra Albenga e Alassio, a Ventimiglia, in città, presso la porta
occidentale e anche presso il giardino di villa Hanbury e nei pressi del
Trofeo di Augusto a La Turbia. Sul
percorso delle strade sorgevano centri di sosta: stationes (cioè luoghi di
guardia o stazioni di sosta. Questi si distinguevano in mutationes dove
avveniva il cambio dei cavalli (ogni 15-18 Km) e mansiones (ogni 40-60 Km),
luoghi di soggiorno o fermata per una notte. |