Domenica 15 Febbraio

LA VIA JULIA TRA ALASSIO ED ALBENGA

Un tranquillo esercizio per le gambe, un panorama ricco di mare e di monti, la scoperta di una delle più antiche strade romane che potremo riconoscere, in alcuni tratti nella loro pavimentazione originale. Residui romani lungo il cammino, stare insieme chiacchierando di tutto (compresi i soliti viaggi passati, presenti e futuri). Un clima che, normalmente, è clemente anche durante l’inverno. Che cosa possiamo aspettarci di più

L’idea è di Cristina (la maga dei pizzoccheri), ma l’abbiamo sposata tutti (l’idea, perché Cristina il marito l’ha già)

Qui Vi riporto l’orario di ritorno. Se qualcuno volesse partire più tardi, c’è un IC che parte da Milano alle 9.10

Tel 335/208784  -  gp@helponline .it

 

Info

Partenza

Arrivo

Treni

Durata

Acquista

1.

 

16:01
ALBENGA

18:50
MI C.LE

InterCity  

02:49

Acquistabile On-Line

2.

 

16:27
ALBENGA

19:45
MI C.LE

Treno interregionale 

03:18

Acquistabile On-Line

3.

 

17:13
ALBENGA

20:40
MI C.LE

Treno interregionale 

03:27

Acquistabile On-Line

4.

 

18:26
ALBENGA

21:45
MI C.LE

Treno interregionale 

03:19

Acquistabile On-Line

5.

 

20:01
ALBENGA

22:50
MI C.LE

InterCity  

02:49

Acquistabile On-Line

Programma

Treno – Stazione centrale ore 8.00 (parte 8.15)

Ritrovo ad Alassio alla stazione ferroviaria ore 12.00

Ritorno da Alberga dopo le 16.00

Arrivo a Milano dale 19.00 in poi

 

Spesa prevista

Treno regionale 11.21€, IC 21.00€ -solo andata (possibilità di sconto per gruppi

Pranzo di base al sacco con possibilità approvvigionamenti presso bar e trattorie locali

                       

Da : www.viaggiatori.com/camminare/alassio_albenga.htm

da Alassio ad Albenga

 

Come scrisse Karl Gottlob Schelle ne 'L'arte di andare a passeggio': "Per le nostre abituali passeggiate all'aperto, non è indispensabile una natura maestosa". Anzi essa potrebbe essere di danno perchè "reclama un'attività dello spirito eccessiva, rispetto a ciò cui siamo soliti sostentarci". Insomma, abituati come siamo a convivere nella quotidianità cittadina, un tuffo improvviso fra valli e monti selvaggi potrebbe essere traumatico, soprattutto se il nostro animo è particolarmente sensibile. meglio affrontare le cose per gradi e magari permetterci sì una bella escursione, ma non troppo lontana dalla civiltà, e magari non troppo faticosa.

Le rivieri liguri fanno al nostro scopo perchè fra un capo e l'altro, fra un litorale e l'altro, si rannicchiano ospitali località di soggiorno, punti di partenza e di arrivo di facili passeggiate che, a rigore, non richiedono neppure la pesante attrezzatura dell'escursionista di mestiere.
Sono insomma una piacevole alternativa unendo a una modestissima prestazione fisica il gusto della flânerie, cioè l'andare a zonzo sui lungomare fioriti fino a cedere alla tentazione di un tavolino e di un prelibato menù.

Da Alassio ad Albenga, ecco un'idea per queste mini crociere di terra. Un breve itinerario fra gli ambienti storici delle cittadine liguri e il paesaggio di terrazzi d'ulivi, di ombrose pinete, di boschi e di macchia, ma anche di mare che di tutto quanto fa grande cornice. Si scivola fra un luogo e l'altro, più che camminare. Si va su sentieri o, più spesso, su creuse che cominciano dove finiscono i lunghi arenili. Le due città sono separate da un tratto di scogliera che prospetta sul mare e sulla vicina Isola Gallinaria. La Via Aurelia corre quasi all'altezza del mare, mentre l'originaria strada consolare romana, utilizzata fin all'inizio dell'Ottocento, si snoda poco più in alto. La si può seguire fedelmente e osservare i notevoli reperti di tombe, edifici e altri monumenti che le campagne archeologiche hanno riesumato lungo o nei pressi della strada.
Si prende avvio dalla stazione Fs di Alassio scendendo verso il centro storico, con le sue strette vie allineate parallelamente alla spiaggia e al mare. Un tozzo torrione difensivo divide il centro storico dal borgo Coscia. Procedendo lungomare sulla Passeggiata Cadorna si inquadra l'ormai prossimo capo Santa Croce, che dovremo superare dall'alto rinvenendo l'antica strada romana. L'itinerario si sposta pertanto verso l'interno: giunti all'altezza di via Piave si piega a sinistra, si attraversano la Via Aurelia e la ferrovia e si imbocca verso sinistra via Sant'Erasmo. Dopo il primo breve tratto di salita si piega a destra sul viottolo che un cartello riconosce come "Strada Romama di Santa Croce". La ripida erta ci proietta in quota: per prender fiato basta girarsi e godere un attimo del lungo profilo di Alassio, distesa a custodia del suo golfo.

In breve di giunge a Santa Croce (alt. 105).
Un piacevole parco, dagli scorci di panorama, circonda la chiesuola omonima e invita alla sosta.
Un arco in pietra, accanto alla chiesa, invita a proseguire il cammino. La stradina, segue la scogliera, un centinaio di metri sopra la linea di costa. A un tratto si affianca la chiesuola di Sant'Anna ai Monti (alt. 90) con annesso un piccolo romitorio.

 

Più avanti la strada si divide: si segue il braccio di destra (Via Julia Augusta) che ci conferma la vetustà del percorso. In lontananza si configura la piana di Albenga, disseminata di serre e vivai.
Il cammino si fa più solitario, aggirando poggi con ulivi e qualche improvvisa recinzione.
A un'altra biforcazione si imbocca la traccia di sinistra e si giunge al cospetto di un brano originario di selciato antico.
Le memoria dell'antichità romana non finiscono qui, anzi s'infittiscono da questo punto in poi.
Si tratta di apparati murari e resti di tombe monumentali, realizzati con quadrelli di arenaria intercalati da corsi di pietra a losanga. Per ora il percorso, tornato per breve tratto sull'asflato, lo lascia subito dopo deviando a sinistra per un viottolo sterrato. In breve si giunge dinanzi a due archi che scavalcano un rivo, preciso segno di confine fra i comuni di Alassio e Albenga, stabilito da Napoleone nel 1812 dopo che sulla questione si erano consumate infinte liti.
Fra i ruderi romani, la strada arriva al cospetto di Albenga con la bella vista delle sue torri, raggruppate in un fascio. Gran parte del centro storico riflette l'immagine della città turrita, degli alti edifici dalla grezza struttura in pietra o in laterizio, e ci colloca in un'atmosfera rarefatta.

Volgiamo lo sguardo alle tre alte torri che rivaleggiano fra loro in possanza e altezza: la Torre del Municipio, più rozza e apparentemente più antica, la Torre Comunale, col Campanone e l'orologio, che rivela nel duplice gusto delle aperture tonde e ogivali la transizione fra romanico e gotico e il campanile della Cattedrale del 1395, dalla base romanica, coeva alla chiesa, e l'alzato in lateizio con sei piani di bifore e trifore inghirlandate a festa dalle cornici di archetti pensili e dalla cuspide in maiolica.
A fianco della cattedrale sta il battistero del V secolo con un mosaico dai soggetti e dallo stile bizantino. Dal battistero si può passare alla Piazzetta dei leoni e osservare l'abside della Cattedrale e la cortina di edifici civili della famiglia Costa. Sull'altro lato della piazza, il palazzo del Vescovado del 1525 e il Museo Diocesano.

A. Marcarini

Comune di Alassio – Piazza della Libertà 3 – Tel. 0182-6021 – Fax 0182-471.838
SERVIZIO TURISMO
Piazza Paccini, 28
Tel. 0182-602.253 / 0182-648.142
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Comue di Albenga - Piazza San Michele 17 Tel. 01825621

La Guida
Liguria

Albano Marcarini
Dieci escursioni in treno e a piedi sulla Riviere
Gli itimerari di AMICOTRENO
LEONARDO PERIODICI 1999

Da: www.itinerariitaliani.com/liguria%20piedi%20alassioalbenga/piedilig2b.htm

<<Il percorso stradale tra le antiche chiese di S.Martino di Albenga e S.Croce di Alassio, costituisce uno dei tratti più suggestivi e meglio conservati della antica via Julia Augusta.....La strada romana raggiungeva la collina del "Monte" nei pressi dell’abbazia medievale di S.Martino (XIV sec.). Qui, a breve distanza dall’anfiteatro (II sec. d.C.), ha inizio il percorso alassio6small.JPG (5542 byte)archeologico intorno al quale si sviluppa una vasta area cimiteriale a cui appartiene il mausoleo denominato "Il Pilone" (II sec. d.C.). Nel primo tratto del percorso, lungo il lato a monte della strada, si affacciano i ruderi di alcuni monumenti funerari caratterizzati da murature in conglomerato cementizio rivestite da paramenti in blocchetti squadrati in pietra.....>> (informazioni della Soprintendenza Archeologica della Liguria)

Quella che un tempo era la Julia Augusta, la più importante strada romana del Ponente ligure, è oggi, nel tratto tra Albenga ed Alassio, una larghe mulattiera ottima per un facile percorso escursionistico, storico, archeologico e naturalistico.

Dal centro di Albenga (10 m), raggiunta Piazza del Popolo, si segue a piedi Via Piave superando su ponte il fiume Centa. Subito dopo si piega a destra lungo via Fratelli Ruffini e dopo 200 metri si sale a sinistra verso la zona archeologica e la via Julia Augusta. Poche decine di metri di asfalto sono sufficienti per giungere all’imbocco dell’antica strada (cartello) che, nel suo primo tratto, si presenta con una selciatura relativamente recente.

alassio5small.JPG (4871 byte)Poco dopo la via si sterra andando a superare i ruderi di alcuni monumenti di origine romana risalenti al I - II secolo d.C. Giunti ad una strada asfaltata la si prende a destra, ma dopo 100 metri la si lascia per scendere a sinistra su stradella inerbita.

Questa di lì a poco diviene mulattiera, ed è in questo tratto che la via romana mostra la selciatura originale, i muretti e gli altri manufatti necessari per il deflusso delle acque. Giunti a costeggiare la recinzione di alassio7small.JPG (5649 byte)un campeggio, ci si immette su una sconnessa lingua di asfalto il cui ramo destro, in salita, conduce a S. Croce (110 m, 1.30 ore). Da qui si segue la strada asfaltata principale giungendo ad un trivio. Andando a sinistra è possibile scendere ad Alassio meta dell’escursione. Il ritorno avviene con il percorso dell’andata e richiede circa 1.15 ore.

www.comune.alassio.sv.it/turistico/ ita/alassio_itinerari.htm

La Via Iulia Augusta

Il tratto tra Albenga e Alassio dell'antica Via Iulia Augusta costituisce una delle più suggestive passeggiate della Liguria. Si parte dal cuore di Albenga medievale per raggiungere con breve salita la collina del "Monte", nei pressi del "Pilone", monumento funerario del II sec. d.C. Da qui si procede in piano, ad una quota di circa m.100 s.l.m., tra carrubi e ginestre, ruderi romani e chiese medievali, con bellissime vedute sul mare e sull'isola Gallinaria, antica sede di un potente monastero benedettino. Dopo due ore di facile cammino si raggiunge il Capo di S.Croce, annunciato dall'arco in pietra che Cecil Roberts definì "The Portal to Paradise". Da qui in pochi minuti si scende su Alassio.


23 Maggio 2004 ALBENGA - ALASSIO

 

Il percorso stradale tra le antiche chiese di S.Martino di Albenga e S.Croce di Alassio, costituisce uno dei tratti più suggestivi e meglio conservati della antica via Julia Augusta. La strada romana raggiungeva la collina del "Monte" nei pressi dell’abbazia medievale di S.Martino (XIV sec.). Qui, a breve distanza dall’anfiteatro (II sec. d.C.), ha inizio il percorso archeologico intorno al quale si sviluppa una vasta area cimiteriale a cui appartiene il mausoleo denominato "Il Pilone"

(II sec. d.C.). Nel primo tratto del percorso, lungo il lato a monte della strada, si affacciano i ruderi di alcuni monumenti funerari caratterizzati da murature in conglomerato cementizio rivestite da paramenti in blocchetti squadrati in pietra Quella che un tempo era la Julia Augusta, la più importante strada romana del Ponente ligure, è oggi, nel tratto tra Albenga ed Alassio, una largha mulattiera ottima per un facile percorso escursionistico, storico, archeologico e naturalistico.

 

Storia e Mito

Conosciuta fin dall’epoca romana per il transito lungo la via Julia Augusta che si snoda alle sue spalle, soggetta a scorrerie saraceniche nel 1550, scelta da miriadi di turisti, Alassio città del sole, si adagia con le sue case di stile mediterraneo ai piedi dei due capi, quello di Capo Mele, per chi proviene dalla Francia e quello di S. Croce per chi arriva da Genova.

I più antichi abitanti del territorio alassino furono i liguri delle tribù degli Ingauni, probabilmente profughi da Albenga, fuggiti dopo la vittoria delle legioni romane. Anche se mancano prove certe dell’esistenza di un insediamento umano ai tempi della dominazione romana, è lecito supporre che per l’amenità del luogo e la vicinanza del municipium albenganese questo territorio fosse abitato.
Nel primo millennio dopo Cristo alcune famiglie dei nuclei abitati sparsi sulle alture, potrebbero essere scese al piano, lungo la spiaggia, costituendo così il Burgum Alaxi, e innalzando successivamente nel centro del nuovo abitato una piccola chiesa dedicata a S. Ambrogio, Vescovo di Milano.
E’ storicamente provato che i monaci Benedettini dell’isola Gallinara esercitassero sugli abitanti di Alassio potestà religiosa e civile.
Annessa alla Repubblica di Genova, essa ebbe poi nel 1540 un proprio Podestà e il titolo di Città.
Fu città marinara per il rilevante numero di navi e per l’esteso traffico commerciale con la Francia, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, Sicilia e Sardegna, mentre una cospicua flotta di barche attendeva alla pesca del corallo nelle acque del mar Tirreno, in quel periodo la Repubblica di Genova, cadeva, ed Alassio passava a far parte della Repubblica Democratica Ligure.
Successivamente fu sotto l’Impero Francese, poi del regno di Sardegna, divenuto nel 1861 Regno d’Italia.
Alla fine del XIX secolo Alassio fu scoperta dal turismo, sopratutto da una colta colonia inglese capeggiata dagli Hanbury, che contribuì in modo determinante al suo sviluppo, con la creazione dei giardini in collina e la costruzione di alcuni edifici tipicamente inglesi.
Intorno alle origini del nome della città parla la leggenda di Adelasia, figlia di Ottone I di Sassonia, che fu Imperatore del Sacro Romano Impero dal 936 al 972. Si narra che amasse Aleramo un giovane coppiere di corte e che l’Imperatore non fosse per nulla contento di questo amore così poco regale. I due innamorati, fuggiti insieme dalle brumose regioni della Germania, dopo aver santificato la loro unione con il sacramento del matrimonio, posero, dopo lunghe peripezie, la loro stabile dimora alle falde del monte Tirasso.
La loro misera esistenza di carbonai si concluse quando l’imperatore, scese in Italia a combattere contro i Saraceni, e Aleramo, assieme ai figli, combatté da valoroso nell’esercito imperiale.

Per i buoni uffici del Vescovo di Albenga, Ottone si riconciliò con la figlia e col genero e con magnanimità regale, investì Aleramo e la sua progenie dei marchesati di Acqui, del Monferrato, di Savoia ed altri ancora.

Là dove Adelasia e Aleramo si erano stabiliti sorse poi una città, che in onore della principessa fu chiamata Alaxia, poi Alassio.

SUL "MURETTO" PIU’ FAMOSO...

Alassio è incastonata nella "Baia del Sole". Vi si arriva con la Genova-Ventimiglia (casello di Albenga) o dall’Aeroporto di Villanova, con treni e pullman (un po’ da tutta Italia). La Marina è compresa tra i Capi Santa Croce e Mele, nell’entroterra le frazioni di Moglio e Solva.
Alassio è una rinomata stazione balneare e turistica grazie a un arenile di sabbia finissima lungo oltre 3 km. Ci sono poi acque pure (splendidi fondali e varietà di "abitanti" marini) e un clima che assicura sempre una buona temperatura. Di fronte l’Isola Gallinara, dove nidifica il gabbiano reale. Il porticciolo ha una diga foranea con banchina di 450 metri, 2 moli di sottoflutto e 5 pontili galleggianti. Dispone di 450 posti barca (fondali tra 3/5 metri). Ci sono piazzali per la sosta, cantieri per le imbarcazioni, servizio assistenza, acqua potabile e carburante.
Il nome di Alassio è legato anche al "Muretto" inventato da Mario Berrino, patron del Caffè Roma, e dallo scrittore Ernest Hemingway. Si torna negli anni ’50: Berrino voleva abbellire il muro dei giardini pubblici. Pensò a piastrelle di ceramica autografate da personaggi famosi: i primi furono Hemingway, il Quartetto Cetra e Cosimo Di Ceglie (se ne sono aggiunte circa 740). Inoltre la statua degli innamorati (secondo il costume estivo). Qui si svolge il concorso di "Miss Muretto" promosso da Lucio Flauto (1953), vinto da Marisa Allasio, Maria Teresa Ruta e Simona Ventura.

Il centro storico corre accanto alla spiaggia con le case dei pescatori e via XX Settembre che i turisti conoscono come "budello", ma che rimane un tipico "caruggiu" ligure tra botteghe e negozi prestigiosi. E poi gli edifici: Palazzo Ferrero de Gubernatis (‘700), Palazzo Scofferi (altro ramo) in via Veneto e, svoltando per via Milite Ignoto, i Palazzi Vallega, Brea (via Dante) e Montanaro (piazza Della Valle).Tornando in via XX Settembre, Palazzo Bonfante dall’elegante portone ferrato rinforzato con chiodi a testa di diamante. Accanto al mare corre la passeggiata Ciccione punteggiata di pini: da non perdere la vista da pontile Bestoso. Alassio ha prodotti tipici da gustare: dai salumi di pesce (bottarga, mosciame, ventresca) ai dolci (baci). E non si dimentichi un buon bicchiere di vino (dalla piana albenganese), magari un Pigato. Due i mercati: ogni giorno (escluso la domenica) i banchetti di vico Chiesetta offrono frutta e verdura fresche; al sabato, mercato settimanale (zona Parco S.Rocco, piscina di via Gastaldi) con prodotti per ogni esigenza: pulizia casa, abbigliamento, calzature, alimentari.
STORIA E LEGGENDA
Alassio nasce in una leggenda che si svolgerebbe nel X secolo. Il nome deriverebbe da Adelasia, figlia dell’imperatore Ottone I. La giovane (occhi azzurri e capelli biondi) amava lo scudiero. Osteggiati dal padre per questioni di rango, gli innamorati fuggirono in Liguria, vicino ad Albenga. Lì vissero, lavorarono e concepirono il figliolo Aleramo ("capostipite" anche dei Del Carretto, in un’altra versione sarebbe il marito) che crebbe tra prove

di generosità e coraggio. Anni dopo giunse ad Albenga il vecchio imperatore. Venuto a sapere della figlia, si recò dal Vescovo per un consiglio. "Perdona", disse il Vescovo. Così fu e Aleramo divenne marchese del Monferrato. Alla morte di Adelasia, la località assunse il suo nome.
In realtà Alassio fu fondata da Milanesi in fuga dall’invasione longobarda (VI-VII secolo) o da profughi di Albenga scesi verso l’anno Mille al "Burgum Alaxii". Il nome appare dal 1098. Feudo dei Benedettini della Gallinara (XI secolo), fu villa del comune di Albenga (1303). Ebbe propri statuti all’inizio (XVI secolo) e sviluppò la pesca. Alassio si fortificò contro Saraceni e Albenganesi (1521) e fu affrancato da Genova (1540). Galee alassine parteciparano alla battaglia di Lepanto contro i Musulmani. Fino al ‘700 le attività svolte erano legate alla pesca del corallo, poi molti Alassini si spostarono sull’Adriatico o si diedero alla pesca del tonno (molti diventarono "rais", capi delle tonnare), altri furono cuochi e conservieri.
Al Congresso di Vienna (1815), Alassio entrò nel Regno di Sardegna e cominciò a sfruttare le risorse turistiche. La Colonia inglese raggiunse le 20500 presenze con propria biblioteca (fuori dalla Gb è la più importante in Europa dopo Firenze), cimitero, chiesa. L’impulso seguì gli studi di climatologia del medico tedesco Giuseppe Scheneer (che scrisse un trattato nel 1878) e del dottor Bignami.
Meta ambita di turisti e anche di registi innamorati dei paesaggi e delle bellezze naturali. Il più ricordato è

l’inglese Alfred Hitchcock che girò diverse scene del debutto "The pleasure garden" (Il giardino del piacere). Vittorio De Sica filmò gli esterni di "I bambini ci guardano" (1943), dal romanzo "Pricò" di Cesare Giulio Viola. A metà degli anni ’70 vennero realizzate parti del poliziesco "Genova a mano armata" di Mario Lanfranchi.
ARTE E CULTURA
Molti gli edifici religiosi sul territorio alassino. La Chiesa di S.Ambrogio (collegiata XVII secolo) risale al ‘400, sopra un tempio del X secolo. S.Ambrogio. Tre le navate: nella volta scene di vita del Patrono, forse di V.Grana (‘800). A sinistra del presbiterio: tabernacolo gotico-rinascimentale (‘400). Spiccano l’altorilievo della Madonna del Rosario (XVI secolo), gli altari di Santa Lucia con "Martirio" di G.Benso (1601-1668), dello Spirito Santo con tela di B.Castello (1557-1629), di Sant’Anna con opera di F.Carrega (1706-1780).A sinistra dell’altare maggiore la "Madonna del suffragio" di G.A.De Ferrari (1598-1657).
La facciata è rinascimentale (1896) con portale centrale in pietra (1511), campanile a cuspide con bifore e trifore. C’è poi l’Oratorio di Santa Caterina d’Alessandria (XVII secolo) della Confraternita "Ghilda". Eretto nel ‘500, ha un’unica aula con tre ordini di banconate. Tra le colonne in marmo nero dell’altare, il gruppo ligneo del Maragliano (1664-1741) che raffigura il mistico sposalizio della Patrona. Altre opere: statua di S.Antonio Abate

di T.Carlone (1543-1613), tribuna della cantoria e organo di G.Oltrachino (‘600). La Chiesa di Santa Maria degli Angeli fu edificata nella seconda metà del ‘400, nel 1600 arrivarono i Francescani riformati. Dopo il restauro fu allestita parte del Seminario (1824), poi diventò Collegio salesiano (1870). Conserva opere di L.De Servi (1863-1945). Sopra il portale (‘400), "Madonna con bambino" del pittore locale Alberto Beniscelli. Nel borgo Coscia, i Cappuccini edificarono un Convento (1579) sopra la Cappella della Madonna del Soccorso. In seguito Parrocchia dell’Immacolata con altare barocco in noce (XVII secolo), altare marmoreo con "Madonna del Soccorso" di Macrino d’Alba (1460-1520), pulpito in pietra nera (XVI secolo), pala con "Madonna e Santi" del genovese G.A.Ansaldo (1584-1638). L’Oratorio della Madonna del Popolo e di S.Erasmo fu eretto dai corallini (1614). Al centro del soffitto il Santo protegge le navi, sopra l’altare policromo pala del De Ferrari, poi due statue marmoree della Madonna di Misericordia e di S.Antonio da Padova e una di legno del Patrono (‘700); sulla porta vigila la Madonna del Popolo (XVII secolo). Verso la Regione Costa si incontra l’Oratorio della Madonna del Vento (XIII secolo, ricostruita nel ‘400). In località Poggio, si trova la Cappella di S.Rocco (nel 1253 come Madonna della Consolazione), in onore del Santo che passò da Alassio. Rimangono una pala d’altare con la "Vergine e il Bambino", ai lati i Ss Sebastiano e Rocco (‘600); una pala di Sant’Apollonia, Sant’Agata, S.Biagio (‘600) e un quadro di S.Agostino, Santa Marta, S.Francesco da Paola.

La Chiesa della Madonna di Loreto presenta due porticati (uno ad arco unico, l’altro ad arco doppio). Tre gli altari (sul maggiore dipinto a olio della Patrona ) con due piccole cappelle, poi i dipinti dei Ss Cosimo e Damiano e Santa Caterina da Genova. La Chiesa di Sant’Anna (1730) ha un interno poligonale con stucchi che invitano all’altar maggiore (Crocifisso in legno, ‘700) e a quelli laterali ("Madonna di Bonaria e i Santi" e "S.Pietro riceve le chiavi"). Da vedere il gruppo ligneo di Sant’Anna con Maria bambina (inizio ‘900) e la statua marmorea della "Madonna con Bambino" (‘500). Sobria la facciata, a destra il campanile con cupolina. La Chiesa della Carità (1307-1310) sorge nel cuore di Alassio. Fu edificata dagli armatori impressionati dai pellegrini in viaggio per il Giubileo (1300), insieme a un ricovero (26 letti e cucina) dove si fermò S.Rocco. Sulla volta la "Vergine assunta al Cielo" e la "Madonna del Carmelo" (’30) degli alassini Marco e Traverso; ai lati S.Francesco d’Assisi e Santa Rita da Cascia. Tre gli altari: a sinistra il Crocifisso del "Santo Cristo" (‘400).Inoltre una statua dell’ "Assunta" di scuola del Maragliano, un’altra dell’Ansaldo e una "Madonna del Carmine" del De Ferrari. Ammirevoli i portali in pietra nera e le figure scolpite.In zona Castello, c’è la Chiesa della Madonna delle Grazie al posto di un Oratorio della Natività di Maria SS (1226). Natività raffigurata in un dipinto di anonimo del ‘600; sulla tribuna dell’organo lo stemma alassino con Adelasia. Lungo la via Julia Augusta, edificata dai Benedet ini della Gallinara, la Chiesina di Santa Croce e le rovine della fabbrica (XI-XII secolo): restano l’abside e le fiancate

con archetti binati. Nella parte anteriore un arco ogivale in mattoni a tutto sesto, dalla strana curvatura (con un pilastro più piccolo dell’altro), attribuibile al ‘500 (come il portico).
Sopra il porto la vista sulla "Baia del Sole" e lo strapiombo "Bausci". Nell’escursione si incontra la Chiesa di Sant’Anna ai Monti è la più antica parrocchia di Alassio (attorno all’anno Mille). Navata trapezoidale, portico rettangolare, piccolo convento. Con il restauro (1968), si scoprirono vasti affreschi con Cristo Pantocratore, Sant’Anna (XV secolo), i Ss Pietro e Benedetto. Il percorso archeologico (frammenti del II secolo) conserva tratti lastricati e conduce a una tomba monumentale lunga 15 metri (I secolo), ad altri monumenti funerari (II secolo) e al confine con Albenga (stabilito da Napoleone). Verso Albenga l’Abbazia di San Martino. Sul Monte Tirasso, il Santuario della Madonna della Guardia (1200) sul medioevale "Castrum Tiracii". Tre le navate: spiccano l’abside, la statua della Madonna, il gruppo ligneo della Madonna della Guardia che apparve a Genova nel 1490. Raggiungendo questo luogo si incontra la torre ritenuta rifugio di Adelasia (benché sia del ‘400). A Vegliasco, la Torre medioevale (XV-XVI secolo) per la vigilanza sulla mulattiera tra la via Julia Augusta e Alassio. Nei pressi il Castello Celesia (un secolo di vita), in Regione Cavia fornaci per calce, sul Monte Brignone un’edicola religiosa; direttamente sul mare il torrione circolare della Coscia (XVI secolo).

ESCURSIONI NEL VERDE
Solva. Dalla strada romana. Solva sorge tra ulivi e carrubi. Il nome, dal dialettale "surva" (sopra), è menzionato nel 1326. Diede natali a uomini valorosi: i Nattero (Giovanni che si oppose al Barbarossa, Girolamo reso nobile dal Re di Spagna), il "Paladino" Sebastiano Freghetti (a Lepanto). Stranamente mancano gli archi liguri tra le case. La Parrocchia della SS Annunziata (1382) fu riedificata nel 1480; il campanile è del 1840. Sopra la loggia, bassorilievo in ardesia. All’interno tele e sculture del ‘600, affreschi di scuola piemontese del ‘400. Basta una visita a Cappella Freghetti (1751) dedicata a Santa Rosalia. A metà e a fine luglio, di scena le sagre campagnole, mentre si può gedere del panorama offerto dal Barcun d’Aräsce". Da Solva si sale al Monte Bignone e per cresta al Monte Pisciavino: si arriva alla Madonna della Guardia. Si scende al Colletto di Moglio, al Bric Arpisella e alla Cappelletta di S.Bernardo (distrutta dal terremoto del 1877). Si continua toccando il poggio Balaù e per la costa di Laigueglia fino a Colla Micheri e al Semaforo sul Capo Mele.
Moglio. Dalla provinciale oltre la ferrovia. Su uno sperone roccioso, la Chiesa di S.Sebastiano: l’oratorio (abside) è del 1200. Il resto è del 1676: interno rinascimentale, una navata centrale e due laterali. Spiccano altar maggiore in marmi, dipinto del Patrono, statuina lignea di S.Antonio da Padova (iscrizione del 1643). Sotto la mensa dell’altare, l’urna dei "Corpi dei Santi", giunti da Cagliari. Facciata barocca del 1820; portale, bussola, battistero e confessionali sono di Mimmo Bogliolo.

Isola Gallinara. Si parte dalla costa, da Punta Murena (Villa russa), un breve tratto ed ecco l’Isola Gallinara (nome romano dalle galline selvatiche): un giardino sull’acqua (rosmarino, basilico, begonie, gerani), mentre avanzano rocce e scogli. I Benedettini costruirono il convento, ma con il prevalere di Genova (XII secolo) cominciò la decadenza: diventò "commenda" (‘400) e finì sotto Albenga. Passò ai privati (1842) e divenne Parco naturale regionale (1989). C’è un piccolo e accogliente porticciolo, la grotta di S.Martino di Tours (ne fece luogo di meditazione nel 357), la punta del "soffiatore". In cima Torre genovese (1506), Villa padronale e Chiesetta neogotica.
FIORI E NATURA
Il patrimonio naturale impreziosisce ogni angolo di Alassio: dalle colline al mare al centro cittadino. Sul territorio cresce l’anemone epatica che annuncia la primavera, poi primule, narcisi, acetosella, ginestre, cisto, poligala, vilucchio, gladiolo, globulario, bocche di leone. Alla fine dell’estate arriva il settembrino seguito da crocco e linaria; con l’inverno margheritine e alissi. Boschi di querce, pini, lecci, faggi, frassini, castani che proteggono nell’ombra funghi come boleti, porcini, colombine verdi, "sanguin". A primavera il Tordilium, ai margini delle strade la "borsa pastora" e la Pimpinella minor. Piante di convolvolo, rosmarino, mirto, lentisco, cisto, viole, ranuncoli e campanule. Nell’alassino crescono diverse orchidee: Orchis Morio, Orchis Pyramidalis, Ophrys

fuciflora. Sull’altipiano di S.Bernardo è attrezzato il Percorso verde attrezzato fino a Poggio Brea (altare del S.Cuore). Sul Monte Tirasso, agrifoglio, pungitopo, sorbo degli uccellatori; a levante, ginestre (più diffusa la "spagnola", alta fino a 2 metri), erica arborea, brugo e corbezzolo.
Sulle pareti si arrampica la campanula sabatia (specie assolutamente protetta). Non mancano malva e bardana, anche se alcune delle più diffuse piante aromatiche sono timo, origano, santoreggia, mirto, finocchio selvatico, rosmarino. Al mare vivono il finocchio e le zucchette. E’ l’habitat ideale per la fauna che comprende volpi, lepri, tassi, cinghiali, scoiattoli. Simbolo di Alassio sono anche i giardini con specie da tutto il mondo grazie a un clima eccezionale. Ci sono pino di Norfolk, cedri d’Atlante e di Libano, carrubo (diffuso sul territorio), abete rosso, agrifoglio ed eucalipto rosso in piazza Stella; palma nana in piazza Matteotti; in piazza della Libertà albero antiscimmie, bosso e canfora. Nei giardini: arancio amaro, alloro, oleandro, palma dei datteri e acacia Karoo ai Charlot; cycos e palma spinosa ai Ferrero. Pini domestici e d’Aleppo, pittosphoro sulla passeggiata di ponente; cipresso e falso pepe al Parco S.Rocco e palma delle Canarie al molo. E sono soltanto alcun specie, senza dimenticare le ben otto qualità di ulivo.
SPORT

Il mare e le strutture offrono il meglio per gli appassionati. Le onde sono di due tipi: di libeccio (veri e propri treni d’acqua) e scirocco (parallele alla costa). Mese più ventoso per il windsurf sarebbe febbraio. Praticabili tutti gli sport nautici con la possibilità di corsi e perfezionamenti. Inoltre tennis (campi in terra rossa e scuola), ciclismo, equitazione, tiro a volo (località Vadino), bocce (2 strutture, 16 campi, gare), 2 minigolf, la piscina (aperta per corsi e nuoto libero a grandi e piccoli.
Orario: lunedì-giovedì 12,30-15,00 e 19,00-22,00; venerdì 12,30-15,00; sabato e domenica 9,00-13,00). E poi campi sportivi: dallo stadio "Sandro Ferrando" (2000 posti, Alassio in Prima Categoria) al Palalassio "Ravizza" (che accoglie pure il teatro), fino ai complessi dell’Istituto Don Bosco (basket, volley, palestra, 4 campi da calcio), del Centro polivalente "Fenarina", delle Suore di Maria Ausiliatrice (basket e palestra).

www.ilsecoloxix.it/enciclopedia_notizia.asp?IDNotizia=868&IDCategoria=240

La storia

Dei primi abitanti di epoca preistorica rimangono molte tracce in tutto il territorio. I graffiti nelle grotte dei Balzi Rossi a Ventimiglia risalgono al paleolitico superiore; la presenza dell’uomo di Neanderthal è attestata in gran parte del ponente. Alcuni siti sono di eccezionale rilevanza scientifica, come le celebri grotte di Toirano (caverne della Bàsura e del Colombo), le grotte del finalese e la caverna della Madonna dell'Arma a Bussana di Sanremo. Fra paleolitico e neolitico la frequentazione si concentra nella val Pennavaira, nell'isola Palmaria (grotta dei Colombi) e nella zona dei Balzi Rossi, che sarà abitata fino all'età romana.

I Liguri, grande civiltà di epoca preromana, conferirono alla regione la prima forma di unità territoriale e culturale, oltre che, naturalmente, il nome. Questa popolazione, pur divisa in molte tribù, era costituita in un’unica nazione stanziata da ponente a levante. Oggi rimangono i resti di numerosi “castellari”, i luoghi fortificati in posizione dominante (generalmente su un'altura che consentiva il controllo del litorale, di una valle, della foce di un fiume) e poche altre tracce. In seguito furono i romani, i bizantini, i longobardi a lasciare la loro impronta sul territorio, come dimostrano i tanti siti archeologici e le numerose fortificazioni presenti sulla costa e nell’entroterra.

I romani impiegarono molto tempo a vincere le resistenze dei Liguri, soprattutto nelle zone montane; ma quando il controllo del territorio fu totale, i villaggi dei Liguri furono assorbiti nei nuovi insediamenti, e in molti casi risulta difficile, in sede archeologica, distinguere i due livelli. Le strade Aurelia e Julia Augusta sulla costa e la Postumia e l'Aemilia Scauri verso l’interno consolidarono l’unità territoriale e incrementarono gli scambi e il commercio; sulla costa si svilupparono grandi centri, dei quali rimangono cospicue testimonianze negli scavi di Albenga, Ventimiglia e Luni.
L’area archeologica di Ventimiglia fu rinvenuta nel 1877.

E' possibile osservare la città romana dal viadotto ferroviario: si distinguono la struttura del teatro costruito in pietra della Turbìa con le due porte laterali d'accesso, e le tracce di strade e abitazioni. Uno dei reperti più importanti è il frammento di mosaico con Arione, appartenente all'antico complesso termale. Resti interessanti di ville borghesi di età imperiale si possono ammirare nello spezzino (le ville di Bocca di Magra e del Varignano), nei pressi di Bussana, sul tracciato della via Julia Augusta, e in molte altre località del Ponente.

Sulla via Aurelia all’altezza di Loano, in direzione Borghetto Santo Spirito, è tuttora visibile il tracciato dell’antica Julia Augusta di cui il cosiddetto Pontasso, realizzato in "opus sectum" (piccoli conci di pietra), è il resto più cospicuo. Ad Albisola Superiore, nei pressi della stazione ferroviaria, si trovano gli scavi dell’antica Alba Docilia. Tra Albenga ed Alassio ecco la strada romana che, tra ulivi e vegetazione mediterranea, a mezza costa, univa i due centri. Luni, in provincia della Spezia, è lo scavo archeologico più esteso della regione. La città di "Lunae" si trovava sul mare, da dove ora dista circa due chilometri a causa dell’interramento del porto, non distante dalla foce del Magra.

Era un'importante e attivo centro commerciale: gli scrittori Plinio e Marziale la ricordano per i vini e i formaggi, mentre Strabone narra dei grossi tronchi che dall’Appennino confluivano a valle sfruttando la corrente del Magra. La merce pregiata, che fece prosperare Luni, fu soprattutto il marmo delle Apuane, usato in tutto il mondo romano. Nel medioevo fiorì l’architettura religiosa, prima con gli ordini monastici e poi con le diocesi che ebbero per lungo tempo giurisdizione su ampi territori. Le chiese e i santuari sono le presenze architettoniche più diffuse sul territorio.

Altra importante presenza sul territorio riconducibile al periodo medievale è rappresentata dai castelli e dalle opere di fortificazione. Alcuni sono scomparsi, di molti altri rimangono solo poche tracce, altri sono stati inglobati in costruzioni successive. Ma molti castelli, sia sulla costa sia nell'entroterra, si sono conservati integri grazie a una manutenzione costante o a opportuni interventi di recupero. Le ville e i palazzi sono testimoni delle alterne fortune della nobiltà e della borghesia liguri e di un’intensa

vita culturale che ha avuto in Genova, in particolare dopo il XVI secolo, uno dei centri europei di maggior prestigio.

STRADE ROMANE IN LIGURIA (da www.mattiaonline.com/areadiprogetto/Storia/Luigi%20Turtoro.htm)

Mezzo fondamentale di penetrazione, conquiste e colonizzazione fu per Roma il complesso sistema viario di cui dotò ogni territorio occupato. Principio basilare fu quello di raggiungere con percorsi quanto più rettilinei possibile grossi punti strategici dove stabilire presidi militari e fondare colonie. L’importanza data ai Romani alla costruzione e manutenzione delle vie è documentata dalle fonti epigrafiche (miliari, iscrizioni ecc.), da quelle itinerarie (antiche piante stradali) e dalle fonti letterarie (Strabone, Ulpiano ecc.). Fra le fonti itinerarie una delle più importanti è costituita dalla tabula peutingeriana consistente in una striscia di carta di circa 7 metri dove il mondo conosciuto, dalle bocche del Gange ai confini della Spagna, è ,raffigurato come un lungo rettangolo in senso da est a ovest e dove città, strade, stazioni di sosta dove sono espresse con i colori e disegni. L’opera è databile al 1100, ma risale ad un originale del IV sec. d.C. Fra le iscrizioni, di particolare interesse per le vie sono quelle incise su pietre miliarie. Si tratta di colonne per lo più cilindriche, di altezza variabile, che venivano poste a 1000 passi di distanza (eguale ad un Km. e mezzo circa) partendo da Roma. In esse, oltre al numero del miglio indicante la distanza, veniva inciso il nome del magistrato (censore, console o imperatore) che aveva disposto la costruzione o la ristrutturazione della via. Dalle fonti letterarie si ricava che l’amministrazione delle vie costituì, fin dal IV sec. a.C. un settore molto importante della vita pubblica romana. I magistrati ad essa preposti assunsero il titolo di curatores viarum e sulla base di leggi dovevano provvedere alla manutenzione della strada, alle esatte norme di costruzione e alla sua perfetta transitabilità (lex Sempronia viarum del 123 a.C. dovuta a C. Gracco). Le strade dovevano essere costruite secondo regole ben precise che prescrivevano la sovrapposizione di ben quattro strati di materiali diversi, per uno spessore complessivo fino a m. 1,50 sopra il fondo naturale; il basolato superiore doveva essere lombato al centro e la strada essere corredata di blocchi lungo i bordi per consentire ai cavalieri di salire e scendere da cavallo e di canaletti laterali per lo scolo delle acque. La larghezza, variabile da tre metri a quasi sei, doveva comunque consentire il passaggio di due carri. La Liguria fu interessata, già nel corso del II secolo a.C., da vie documentate da resti di basolato, da ponti e da cippi militari. Datata al 148 a.C. è la via Postumia costruita dal console Spurio Postumio Albino dopo la sottomissione delle tribù liguri dell’entroterra che tennero i Romani impegnati fino al 154 a.C. Essa costituì una delle principali arterie della Liguria attraverso la Val Polcevera, il Passo dei Giovi e la Valle dello Scrivia univa Genova a Tortona. Penetrando poi nel cuore della Transpadania, raggiungeva Piacenza, Cremona e Verona e arrivava fino ad Aquileia congiungendo così il Mar Ligure con l’Adriatico.             Proprio dal traffico che si instaurò su questa via, assunsero una stabile configurazione di centri urbani gli antichi insediamenti liguri e si delinearono i centri di Libarna (Serravalle Scrivia), Derthona (Tortona), Irio (Voghera). Dal 109 a.C. è la via Aemilia Scauri che costituì la continuazione della via Aurelia che, costruita da Caio Aurelio Cotta nel 241 a.C., andava da Roma, lungo il Tirreno, fino a Vado Volterrana, nei pressi della attuale Cecina. Essa, attraverso Pisa, Luni, Genova e Vada Sabatia, raggiungeva Tortona. La via, che doveva correre quasi completamente lungo la costa, come testimoniato dalla tabula peutingeriana, faceva un’ansa nell’entroterra tra Genova e Voltri. Le località di Genova, Quarto e Quinto sono indicative delle distanze miliarie di questa via. Nel 13 a.C. Augusto rinnovò il tratto della Aemilia Scauri da Tortona a Vado; sistemò il tracciato litoraneo che attraverso la riviera di ponente conduceva nella Gallia Narbonense, la corredò di pietre miliarie e la denominò ufficialmente Via Julia Augusta. La via, dopo Ventimiglia, passava dalla mansio di Lumo, saliva al passo detto in Alpis summa e, scendendo verso il Paglione, raggiungeva Caemenelum (Nizza) dove terminava con il miglio 619 la numerazione iniziata a Roma. La via, che in seguito verrà conosciuta tutta come via Aurelia, nome che ancora oggi conserva, ebbe una risistemazione con gli imperatori Adriano, Antonio Pio e Caracalla, come è testimoniato dai miliari rinvenuti. Di essa si conservano i selciati e i ponti. I tratti di selciato meglio conservati e ancora visibili si trovano in località «Il Monte» fra Albenga e Alassio, a Ventimiglia, in città, presso la porta occidentale e anche presso il giardino di villa Hanbury e nei pressi del Trofeo di Augusto a La Turbia.    Sul percorso delle strade sorgevano centri di sosta: stationes (cioè luoghi di guardia o stazioni di sosta. Questi si distinguevano in mutationes dove avveniva il cambio dei cavalli (ogni 15-18 Km) e mansiones (ogni 40-60 Km), luoghi di soggiorno o fermata per una notte.