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Sabato 28 e Domenica 29 Luglio 2007

WEEK END A CHIAVENNA

 

Escursione al villaggio di Savogno ed all’omonimo rifugio (raggiungibili solo

a piedi)

Visita di Palazzo Vertemate Franchi (a Prosto di Piuro)

Visita del Mulino di Bottonera (a Chiavenna)

Visita di Chiavenna (Castello, Collegiata di S.Lorenzo etc.)

Programma di massima

Sabato:

8,30 - appuntamento a Monza al Rondò dei Pini; arrivo previsto a Chiavenna alle 10,00 circa.

Escursione a Savogno, pranzo al sacco o al rifugio.

Cena a Piuro in un crotto

Pernotto in ostello (a Verceia o a Dubino)

Domenica:

La mattina, visita a Palazzo Vertemate Franchi

Pranzo al sacco o nel crotto

Pomeriggio:

Visita al Mulino di Bottonera ed a Chiavenna.

Rientro a Milano; arrivo previsto per le 21/22.

 

Per ricerche/offerte posti macchina, chiamate Guido

Spesa prevista

Pernottamento con prima colazione 20€ a testa

Cena, circa 20€ a testa

Viaggio suddivisione spese di macchina, circa 15€ a testa per macchine con 4 persone a bordo. Le cifre sono indicative se possiamo confermare nei posti individuati. PRENOTATEVI PER TEMPO!!!

Dato che si tratta di gita tra amici, NON CI SONO QUOTE DI PARTECIPAZIONE, si andrà a suddivisione delle spese.

 

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In funzione delle situazioni contingenti ci potranno essere variazioni di itinerario.

Per l’escursione a Savogno, ci si ritrova sabato mattina alle 10 davanti all’albergo Piuro (si prende la strada per Maloja – St. Moritz; subito fuori da Chiavenna, sulla destra, facilità di parcheggio).

Si prosegue in macchina a Borgonuovo, alle cascate dell’Acquafraggia  da dove parte il sentiero per il villaggio di Savogno e l’omonimo rifugio

Per raggiungere Savogno non esiste strada carrozzabile, ma una lunga gradinata che si arrampica tra i castagni. Lungo il percorso si trova la chiesa di S.Bernardino.

(altitudine 932 m.s.l.m., dislivello 500 metri, da 1h 30’ a 2h se non si fanno troppe soste)

Visita del caratteristico villaggio e dintorni; pranzo al sacco o al rifugio.

Ritorno a Borgonovo a piacere fra le 15 e le 17, con la possibilità di visitare il parco delle marmitte e le cave di pietra ollare.

Cena in un crotto, tipico locale valchiavennesco, in parte ricavato nella roccia, dove si conservava il vino.

Pernotto in ostello.

 

La Domenica mattina a Piuro verso le 10,30  visita al Palazzo Vertemate Franchi, una delle più prestigiose dimore rinascimentali dell'area lombarda.

Per il pranzo si può tornare nello stesso crotto di sabato sera, se ci siamo trovati bene.

Il pomeriggio è dedicato alla visita di Chiavenna:

-          Il Mulino di Bottonera: rarissimo esempio di architettura industriale, ricrea l'atmosfera dal lavoro ininterrotto dei mugnai dell'800. Visita dalle 15 alle 18 ingresso 2 €, (ridotto 1 €)

-          Palazzo Balbiani detto il Castello

-          Palazzo Salis

-          Collegiata di San Lorenzo con il Museo del Tesoro

 e fonte battesimale.

Ed inoltre

-          Il Palazzo Pestalozzi

-          Palazzo Pestalozzi-Salis

-          Palazzo Pretorio

Annibale Gallico – 02 418197 – 329 0755441 – annibale.gallico@fastwebnet.it

Guido Platania -Tel 334/6975885  - gp@helponline.it

 

 

 

SAVOGNO

Passando per la statale del Maloja, pochi chilometri dopo Chiavenna, ci capiterà senz’altro di rallentare per ammirare sulla sinistra le splendide cascate gemelle dell’Acqua Fraggia. Non tutti notano però quel campanile e quel borgo abbarbicato lassù oltre le cascate:

Savogno, esempio unico nelle Alpi di architettura rurale spontanea, con le sue case in pietra, i loggiati in legno, i viottoli in selciato, è raggiungibile soltanto a piedi per i vari sentieri di circa un'ora di cammino. Il paese giace su un soleggiato e panoramico terrazzo soprastante le cascate dell'Acquafraggia (area protetta regionale), in Valchiavenna, nel cuore delle Alpi Retiche.Arcobaleno alla cascata dell'Acqua Fraggia. Foto D.Discacciati 2001.

Non ci sono strade per arrivarci ma diversi sentieri. Ne descriveremo, qui di seguito, due tra i più noti e frequentati: poiché sono entrambi interessanti, si può salire con uno e scendere con l’altro:

- da Borgonovo di Piuro (m. 403): ore 1.10 mulattiera a gradini. Dal parcheggio posto ai piedi delle cascate seguiamo verso destra il sentiero che conduce alla frazione di Sarlone ove troviamo sulla sinistra, seguendo le indicazioni, l’imbocco della mulattiera per Savogno. Si tratta di un percorso ampio, gradinato e a pendenza costante. Circondati dapprima da ciliegi, che più avanti lasceranno il posto ai castagni; iniziamo la nostra salita. Ora non voglio spaventarvi; ma i gradini sono 2886. Provate a contarli! Giunti in località Stalle Ronchi una sosta s’impone. Osserviamo la caratteristica fontana a tre vasche scavate nella pietra e poi, con una piccola deviazione, raggiungiamo una casa interamente in pietra, diversa dalle altre. Qui è custodito un torchio per l’uva, risalente al 1706 e dotato di un braccio di legno lungo ben 12 metri. Ripreso il cammino, proseguiamo fino ad arrivare al muro antistante la chiesa di Savogno. Piegando a sinistra troviamo il rifugio.Dasile. Foto di M. Dei Cas

- da S. Abbondio di Piuro (m. 431): ore 1.10 sentiero B 31 A S. Abbondio, piccola frazione nei pressi delle cascate, ci dirigiamo verso la chiesina. Qua, volendo, possiamo visitare il museo che conserva i reperti dell’antica Piuro, sepolta sotto cumuli di sassi franati dalla montagna nel 1618. Ripreso il percorso, dopo alcuni tornanti giungiamo ad uno spiazzo ove termina la stradina e parcheggiamo l’auto. Qui inizia la mulattiera che, costeggiando il torrente, si addentra nella Val Crana, passando in un bel bosco d’ippocastani. Dopo una svolta a destra arriviamo al seicentesco crotto Canoa ove possiamo ammirare i caratteristici 14 tavoli in pietra con relative panche. Ripreso il cammino, proseguiamo nel bosco e, oltrepassata una cappelletta, risaliamo verso destra la valle dell’Acqua Fraggia. Superato un ponte e passati sull’altro versante continuiamo fino ad immetterci sulla mulattiera a gradini descritta nel precedente itinerario e la seguiamo fino alla meta.

Giunti alla meta, dopo una sosta ristoratrice presso il rifugio, è opportuno vagare un po’ per quelle strette viuzze tra vecchie case ormai quasi tutte disabitate. Potremo cominciare dalla chiesa, di fronte alla quale un busto bronzeo ci ricorda che qui fu curato don Luigi Guanella. Dopo aver ammirato lo splendido panorama sulla sottostante Piuro e sulla valle Aurosina di fronte a noi, riprendiamo a camminare tra i vicoli rendendoci conto di quanto doveva essere genuina ma faticosa la vita quassù. Il nostro viaggio indietro nel tempo può proseguire fino a Dasile (m. 1032), venti minuti più a monte. Qui le case sono più modeste ma tutto è così in ordine che sembra che il borgo sia stato abbandonato non dagli anni sessanta ma da pochi giorni.

Vale la pena di ricordare che i due paesi sono stati divisi, nei secoli, da una fiera rivalità, cui è legata anche una storia che rimanda al terribile periodo della peste nel secolo Dasile. Foto di M. Dei CasXVII.

 

PARCO DELLE MARMITTE E CAVE DELLA PIETRA OLLARE

Alle spalle di Chiavenna, all'imbocco della Val Bregaglia si trova un piccolo mondo ombroso, fatto di fitte foreste e di rocce rossastre che affiorano qua e là, interrompendo il verde mantello. Queste rocce sono completamente diverse da quelle che caratterizzano gran parte della Valchiavenna e della Bregaglia, dove predominano gli gneiss e i graniti. Si tratta, infatti, di un affioramento di rocce molto più tenere, dette comunemente "pietre verdi" o "serpentini", ma più precisamente "oliviniti" e "anfiboliti", che sono così tipiche nella non lontana Val Malenco. Il ghiacciaio, che millenni or sono ricopriva tutta la vallata, confluiva più o meno in questo punto con la grande lingua che scendeva dal Valico dello Spluga. La grande massa glaciale ebbe facile gioco Savogno. Foto di M. Dei Cas nel modellare le tenere rocce serpentinose, lasciando i segni del suo "pesante" passaggio con striature e arrotondamenti inequivocabili. Contemporaneamente, sulle rocce, nei punti ove si trovavano delle piccole concavità, le acque di fusione s'invorticaroArcobaleno alla cascata dell'Acqua Fraggia. Foto D.Discacciati 2001.no e i detriti che trasportavano agirono da mola approfondendo gradualmente il buco. Altri detriti più grandi aumentarono l'azione delle acque, fino a formare delle "marmitte" di pietra che, in certi casi, assunsero dimensioni enormi tanto da essere dette "dei giganti". Si tratta di un fenomeno diffuso in tutte le Alpi e in ogni altro luogo dove scorra, o sia passato per lungo tempo, un corso d'acqua vorticoso.

Con il ritiro dei ghiacci restarono le grandi rupi, lavorate dalla loro azione, e bianchi massi di granito della Bregaglia che oggi spiccano chiaramente sulle dorsali brune delle rupi. Già in epoche antichissime, forse ancor prima che giungessero i Romani, gli abitanti locali avevano scoperto che le tenere rocce del luogo potevano essere lavorate per ottenere vari tipi di manufatti e, in particolare, recipienti atti alla cottura dei cibi. Tali recipienti, nei quali è possibile cuocere i cibi senza l'aggiunta dei grassi, sono detti "laveggi" e ancor oggi sono utilizzati, specie nei crotti-ristorante della zona, per cucinare le specialità culinarie della Valchiavenna.

La prima testimonianza scritta riguardante tali recipienti risale niente meno che a Plinio il Vecchio il quale, nella sua "Naturalis Historia" ci narra delle qualità della "lapis viridis comensis" così detta perché forse egli la vide in quella città o, più probabilmente, perché in epoca romana la Valchiavenna faceva parte del territorio comasco. La "lapis viridis" altro non è che la tenerissima pietra ollare, una varietà di pietra verde, assai ricca di clorite.

     Foto di V.Martegani - http://www.martegani.it Visitare il Palazzo Vertemate Franchi significa fare un tuffo in un'atmosfera cinquecentesca pur mantenendo sempre vivo il contatto con la natura. Il palazzo si trova all'estremità nord del villaggio di Prosto (frazione di Piuro: da Chiavenna prendere la strada per il Passo del Maloja, raggiunte le ultime case di Prosto svoltare a sinistra, proseguire per circa 400 metri, lasciare l'auto al parcheggio del palazzo e proseguire a piedi verso sinistra lungo il muro perimetrale del giardino fino a quando si giunge al portone di ingresso) ed è stato costruito nella seconda metà del 1500 dai fratelli Luigi e Guglielmo Vertemate Franchi. La famiglia Vertemate Franchi giunge in Valchiavenna al tempo del conflitto tra Como e Milano, quando nel 1217 Ruggero viene mandato a Piuro per coprire la carica di podestà. La loro dimora residenziale viene costruita a Piuro e ha una dimensione pari a 5-8 volte rispetto a quella del Palazzo Vertemate di Prosto, utilizzato come casa di rappresentanza. I Vertemate sono infatti una famiglia di commercianti nel settore della pietra ollare e della seta e utilizzano il palazzo per accogliere gli ospiti più autorevoli con i quali sono solitamente legati da rapporti di affari. In questo palazzo vengono spesso organizzate feste e pare che le prelibatezze, da quelle di tipo gastronomico a quelle di altra natura, la facciano da padrone.

      La storia della costruzione dell'edificio e i nomi degli artisti che hanno collaborato alla decorazione delle sale non ci sono noti poichè tutti i documenti relativi a questo periodo venivano conservati nella dimora di Piuro, distrutta completamente nel 1618, data della storica frana che ha cancellato interamente l'abitato. Il Palazzo Vertemate si è miracolosamente salvato da questo disastro grazie alla sua posizione decentrata e geologicamente più stabile. I membri della famiglia invece sono quasi tutti rimasti vittime della frana, tranne quelli che si trovavano all'estero per affari commerciali.

      Al complesso si accede tramite un ampio portale che viene aperto ogni ora dal custode, il quale guida i visitatori per le sale del palazzo. La strada che conduce all'ingresso era in origine di proprietà comunale e tutti potevano accedere liberamente ai giardini. Nell'Ottocento viene eretto l'alto muraglione che circonda il complesso (utile anche perchè immagazzinava calore e utilizzato per far maturare l'uva trasformata poi in vino) e anche la strada diventa proprietà dei Vertemate. Subito sulla sinistra incontriamo una piccola chiesa dedicata a Santa Maria Incoronata e costruita intorno al 1680 come cappella sepolcrale della famiglia. In realtà nessun membro venne mai sepolto qui. Alle funzioni religiose partecipava anche il popolo, da cui però i proprietari si distinguevano sedendosi nella balconata sopra l'ingresso. Da notare sono lo stemma dei Vertemate sul pavimento tra le due file di banchi, gli affreschi raffiguranti San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio da Padova e la dedica sul muro alla sinistra dell'ingresso che spiega come nel 1985, alla morte dell'ultimo proprietario, l'Ing. Luigi Bonomi, la moglie, Maria Eva Sala, decide di lasciare la propria abitazione al Comune di Chiavenna.

      Davanti all'ingresso del palazzo troviamo la statua di un cane. Secodo la leggenda questo cane si è trovato per caso a passeggiare per la stradina e, entrato per sbaglio nell'abitazione, è "rimasto di sasso" dopo aver visto le meraviglie dei Vertemate. Da quel giorno è si è fermato lì a fare la guardia al palazzo.

      L'edificio presenta una struttura ad U e tra le due brevi ali laterali si viene a creare una piccola corte che si apre su un castagneto. Sulla facciata, piuttosto semplice e volutamente non dipinta, si trova il portale dell'entrata principale che risale al 1577 e sul quale sono incisi i nomi dei committenti. Le finestre sono distribuite in modo ordinato secondo multipli di tre sia sulla facciata che sul retro.

      In origine il portale non esisteva e il pavimento del corridoio d'accesso era formato da ciottoli. Qui infatti era possibile entrare anche con i cavalli. Il soffitto è dipinto con scene mitologiche: Giunone con l'uccellino dal bel canto, Cerere che simboleggia il denaro e le ricchezze, Bacco dio del vino e delle orge ed infine una donna con un evidente simbolo fallico. Sulle pareti vi sono figure che rappresentano gli elementi naturali, l'aria, l'acqua, la terra e il fuoco. Queste figure sono uno dei primi esempi di prospettiva della zona. Il popolo, osservando questi disegni, si sentiva minacciato da quegli sguardi così profodi da sembrare veri e così decide di accecare le figure. Ai lati di quest'ultime troviamo anche delle scritte di nomi che avevano la funzione di registro.

Foto di V.Martegani - http://www.martegani.itA sinistra entriamo nella Sala di Giove e Mercurio, ampia e luminosa, completamente affrescata con allegorie e figure mitologiche. I Foto di V.Martegani - http://www.martegani.itmobili e i pavimenti non sono originali ma comunque antichi. Il palazzo è stato per un certo periodo di tempo abbandonato a se stesso, e questa bellissima sala è stata utilizzata addirittura come fienile. Le esalazioni del letame e del fieno, aggiunti all'umidità tipica del piano terra, hanno reso i colori dei dipinti molto più accesi e forti. Da notare è la raffigurazione di Marte alla fine della parete di destra, il cui piede e la cui lancia sembrano ingrandirsi e diventare più minacciosi man mano ci si avvicina.

      A destra (sempre dal corridoio) si accede alla stüa, sala così chiamata per la grande stufa che troviamo appena entrati sulla sinistra. Essa è in maiolica, ha un'alta colonna ed è originale dell'area germanica, probabilmente di Norimberga. Veniva alimentata dalla stanza attigua, poichè i domestici dovevano evitare di disturbare le riunioni importanti che si tenevano in questa sala. Essa è chiamata sala delle udienze perchè qui venivano celebrati i processi (si noti in un angolo la stanzetta dello scrivano). E' molto particolare perchè presenta il soffitto affrescato e le pareti in legno. Questo legno è piuttosto resinoso ed è probabilmente di pino cembro. Sul soffitto vediamo un ciclo di dipinti che raffigurano il giardino di Diana con le vergini. Giove si innamora della giovane Callisto e la mette incinta. Callisto si rifiuta di spogliarsi davanti alle altre fanciulle perchè si vergogna della propria gravidanza. Giunone, moglie di Giove, per gelosia trasforma Callisto in un orso dopo che ella ha dato alla luce il proprio figlio. Il bambino, cresciuto va a caccia e sta per uccidere l'orso, inconsapevole che si tratta della propria madre. Giove allora interviene e trasforma anche il figlio in orso. Una nuvola trasporta madre e figlio in cielo. E' così che viene spiegata la nascita della costellazione dell'Orsa Maggiore e dell'Orsa Minore. Attigua a questa sala troviamo la sala d'attesa di Perseo, dove ammiriamo un bel tavolo in scaiola, il marmo dei poveri, proveniente dall'Emilia. Proseguendo incontriamo la cucina, poi usata come sala da pranzo, caratterizzata da un grande camino e da pareti molto scure.

      Al primo piano ci immettiamo in un lungo corridoio definito galleria per i numerosi quadri appesi alle pareti. Sono per lo più ritratti dei membri di famiglia; famoso è il primo sulla destra, il quale si dice rappresenti il fantasma del palazzo, conosciuto soprattutto per gli scherzi ai danni del gentil sesso. Il soffitto delle galleria è caratterizzato da cassettoni che diventano più piccoli man mano si procede verso la finestra per creare un senso di profondità.

      Accediamo poi alla stanza di Napoleone, interamente rivestita in legno e risalente al '700. E' così chiamata perchè nella lotta contro i Grigioni una delegazione di aristocratici chiese l'intervento a Napoleone. Napoleone, pur concedendo il proprio appoggio, non soggiornò mai nel palazzo. Il proprietario ha voluto però mantenere questo nome per la stanza al fine di attirare numerosi ospiti e clienti.

A chi gli faceva notare che Napoleone in realtà non aveva mai soggionato lì, egli spiegava che in realtà il Napoleone in questione era proprio lui: aveva infatti la fortuna di chiamarsi Napoleone Brianzi! Il Brianzi, antiquario milanese, acquista l'intera proprietà nel 1902, e ne cura il restauro e il nuovo arredo, introducendo pezzi d'epoca provenienti da altre dimore, di cui pure rimane solo una parte.  Da notare in questa stanza sono la bellissima stüa, la toilette nell'angolo, la libreria e la cassettiera a specchio. Nella stanza attigua troviamo sulla sinistra un fine inginocchiatoio con lo stemma dell'aquila imperiale. I letti del palazzo sono tutti molto corti. I nobili infatti solevano dormire semisdraiati per prevenire i tentativi di avvelenamento.

      Al secondo piano i locali sono molto più raffinati e anche i soffitti sono molto più lavorati. Degne di nota sono la camera degli amorini, utilizzata come guardaroba, la stanza delle arti, dei mestieri e degli amori, dove ammiriamo mobili del '600, e la stanza delle cariatidi, molto luminosa, utilizzata comecamera da letto dei proprietari. Da notare è la cariatide sopra la porta, seduta e compiaciuta, mentre le altre sono tutte in piedi. Lungo il corridoio troviamo due quadri, uno dirimpetto all'altro, i quali raffigurano Piuro prima e dopo la frana del 1618. Tali dipinti, di autori diversi ed entrambi sconosciuti, rappresentano una testimonianza storica rilevanteper la zona.

      Ma la vera perla del palazzo è la stanza dello zodiaco, dove troviamo dipinti i segni zodiacali e figure umane che rappresentano le varie professioni e i periodi dell'anno. Il soffitto in legno intagliato è molto profondo e riccamente decorato. Lungo la parete sinistra ammiriamo il modello di una nave: si dice che un Vertemate abbia preso parte ai preparativi dei viaggi di Cristoforo Colombo verso il nuovo mondo, e questa nave ne ricorda la storia. La stanza, tripudio di barocco, può risultare quasi eccessiva per l'abbondanza di decorazioni e raffigurazioni. Seguono infine la stanza del vescovo, dove soggiornava il vescovo durante le sue visite, e la camera di Carducci, poeta molto stimato nella zona e consciuto per le poesie dedicate a Madesimo.

      Oltre alla villa è possibile visitare i rustici utilizzati per la lavorazione dei terreni agricoli circostanti, le stalle per il bestiame, il torchio, la ghiacciaia (che sostituisce il crotto, unica mancanza) e la casa del custode.

      Il complesso ha mantenuto intatta nel tempo la sua struttura originaria, e anche la bellissima tenuta rispecchia fedelmente l'immagine del passato. Il giardino a valle si sviluppa su due livelli. In quello più alto troviamo l'orto e numerose specie di fiori, in quello più basso la vasta vigna, con la cui uva si è cominciato a produrre un vino bianco dal sapore raffinato e aristocratico. L'acqua per il mantenimento di questa zona proveniva da una sorgente a nord e trasportata verso il basso attraverso uno avanzato sisteme di irrigazione basato su canali che corrono tutto intorno alle aiuole. Quest'acqua veniva utilizzata anche per la peschiera situata nel giardina all'italiana nella zona a ovest del palazzo. Qui troviamo anche una statua di Ercole al centro di una fontana e tracce di affreschi con temi mitologici (lungo il muro perimetrale). Nella parte più bassa è da ammirare il bellissimo viale delle rose circondato da alberi da frutto. Alle spalle del palazzo, verso monte, vi è invece un vasto castagneto. Il palazzo poteva quindi dirsi completamente autosufficiente dal punto di vista alimentare.

      Dal 1988 il complesso è diventato museo di proprietà del comune di Chiavenna, il quale si è preoccupato non solo della sua conservazione, del restauro delle opere lignee interne e dei quadri, ma ha anche offerto particolare cura alla componente agricola, dando nuova vita al vigneto, all'orto, al giardino e al frutteto.

"Bottonera" è il vecchio quartiere artigiano, posto tra le sponde del fiume Mera e Piazza Castello.

Al suo interno sorsero varie attività produttive basate sull'utilizzo della forza motrice dell'acqua tra le quali mulini, diversi birrifici, una cartiera, un maglio, un pastificio e due fabbriche di ovatta.

Oggi, nonostante i radicali cambiamenti, sono ancora presenti alcuni aspetti a testimonianza delle attività qui svolte negli anni passati anche se gli edifici presenti sono stati adibiti a sede di Enti Pubblici.

Tra questi di particolare interesse è il Mulino dell'ex Pastificio Moro, oggi destinato ad ospitare una Sezione Museale di archeologia industriale. Voluto da Carlo Moro nel 1867, al suo interno si lavorava ininterrottamente giorno e notte garantendo così buone prospettive di impiego per le famiglie della zona e per la vita economica della Valchiavenna. Anch'esso sfruttava la forza motrice garantita dall'acqua del fiume Mera attraverso una rete di canali, sostituiti poi negli anni 40 dall'energia idroelettrica. Il mulino si sviluppa su tre piani più un seminterrato. I vari locali hanno ognuno la propria funzione. Al piano terra troviamo la sala Macchine, la sala della pulitura e quella del lavaggio dei cereali; al primo piano sono collocati i laminatoi; al secodo e al terzo piano vi sono i "plansister", le semolatrici e i vari macchinari per il recupero dei prodotti secondari della lavorazione e per l'insaccaggio. Il seminterrato ospitava la turbina e alcune macchine per la pulitura. L'attività del mulino forniva farina per la panificazione, semola di grano duro per la pastificazione, farinaccio, tritello e crusca.

L'installazione delle prime quattro macine risale al 1890 ad opere delle Officine Meccaniche di Monza, successivamente, nel 1930, il numero delle macine venne elevato a sei.

Grazie ai recenti interventi di restauro e grazie ad associazioni di volontariato il mulino è giuntEx pastificio Moro (Foto di V.Martegani - www.martegani.it)o pressoché intatto fino ai giorni nostri.

Foto di V.Martegani - http://www.martegani.it/

PASSEGGIANDO PER CHIAVENNA

Una visita a Chiavenna offre l'emozione di un salto nel passato poichè la cittadina mantiene da secoli il suo aspetto e il suo fascino originali. Vi invitiamo a passeggiare a piedi per le sue viuzze caratteristiche ammirando le belle case, i portali e le fontane in pietra ollare. Punto di partenza della visita potrebbe essere piazza Martiri della Libertà dove si trova la stazione ferroviaria (di fronte alla quale troviamo un ampio parcheggio dove è possibile lasciare l'automobile). Da qui percorriamo via Matteotti alla fine della quale svoltiamo a destra in via Agostiniane. Alla fine di questa via incontriamo sulla destra l'ex convento delle Agostiniane costruito nel 1644 e soppresso dalle leggi napoleoniche. Sulla piazza San Pietro si affacciano inoltre il Palazzo Pretorio (verso nord) del XVI sec, sulle cui facciate e pareti interne sono stati rinvenuti numerosi stemmi appartenenti alle famiglie grigioni e chiavennasche del XVI e XVII sec, e la Chiesa di S. Pietro già nominata nel 1062 con il campanile che fu torre civica fino al secolo scorso. Svoltiamo di nuovo a destra in via Don Guanella e poi in via Garibaldi e la percorriamo tutta. Raggiungiamo così il borgo di Pratogiano, borgo dagli alberi secolari e caratterizzato dalla presenza di numerosi crotti. Percorriamo il viale e svoltiamo a sinistra in via Picchi dove è d'obbligo una visita alla

Collegiata di San Lorenzo, con il suo Battistero e il suo Tesoro, e al Parco Paradiso sulla destra. Alla fine della via raggiungiamo piazza Castello, dove sorgono il Castello dei Conti Balbiani ed un poco spostato varso sinistra il Palazzo Salis. Dopo il castello continuiamo a destra fino ad incontrare, in cima ad una gradinata, il Museo della Valchiavenna (Paradiso). Ai piedi della gradinata comincia la strada Poiatengo che conduce alle Marmitte dei Giganti. Dopo una visita al museo e al parco torniamo in piazza Castello dove ci addentriamo per la stretta via Bottonera, alla fine della quale sorge l'antico mulino Bottonera, attualmente splendido museo. Torniamo indietro per la stessa via ma invece di camminare fino alla piazza prendiamo la prima strada sulla destra (via Cappuccini) e la percorriamo tutta. Poco prima di piazza Pestalozzi, su cui si affaccia il Palazzo Pestalozzi Castelvetro, incontriamo, sulla destra la gogna o berlina, dove incatenati al collo, erano esposti al pubblico i colpevoli di reati minori. Al centro di piazza Pestalozzi o piazza del Canton troviamo una fontana ottagonale in pietra ollare che risale al XVI sec., mentre ai lati osserviamo portali sempre in pietra ollare con epigrafi del '500 e del '600. Lungo la via Pedretti sorge la Chiesa di S. Maria del XIV sec., la quale dà il nome al rione d'ingresso al centro storico. Essa presenta un portale seicentesco in pietra ollare sormontato da statue marmoree, mentre l'interno costituisce, soprattutto nel presbiterio, uno degli esempi più interessanti di stile barocco in Valchiavenna. In piazza Verdi possiamo ammirare il portone S. Maria di gusto barocco, il quale costituisce l'entrata sud della cittadina e fu eretto nel 1741 in onore del commissario grigione Ercole Salis. Da qui percorriamo il viale Risorgimento e all'altezza di via Vanossi ci soffermiamo di fronte al Torrione delle Mura, il meglio conservato dei quattordici torrioni che intervallavano le mura di cinta fatte costruire da Ludovico il Moro a fine '400 per difendere Chiavenna dai Grigioni. In breve siamo di nuovo in piazza Martiri della Libertà, punto di partenza del nostro itinerario.

      Il Castello dei Conti Balbiani sorge ai piedi della rocca in Piazza Castello, anticamente chiamata piazza Granda, ed era dimora dei Conti Balbiani, feudatari della Valchiavenna nel '400. L'edificio è stato costruito poco dopo la metà del XV sec. e conserva di originario solo la facciata e le torri cilindriche che lo delimitano. Il resto fu infatti abbattuto nel 1525 dai Grigioni e ricostruito nel 1930.

      Oggi è sede al piano rialzato della Comunità Montana della Valchiavenna. Essendo però di proprietà privata non è visitabile al pubblico.