|
VEZIO - BELLANO
Al termine delle case di Vezio
a prospetto del boscoso pendio che scivola ripido alla valle del torrente
Esino, si prende a destra un viottolo che scende lentamente in diagonale, a
volte ancor provvisto del vecchio acciottolato a cordonature; raggiunto un
tornante della strada carrozzabile, la si percorre per circa 200 m,
infilando quindi a sinistra una scalottola che immette nel recinto del
Crotto del Pepot, costruzione del primo Novecento, abbarbicata alle rocce della
gola in cui scorre profondo il torrente entro le scure formazioni del
calcare di Varenna - Perledo da esse proviene il raro fossile del
"Lario-saurus Balsami" del Museo di Storia Naturale di Milano.
Attraversato l'orrido sopra uno stretto ponticello, si vede lungo il
ciglione l'abbandonato percorso per il molino di Vezio, datato 1855; si
risale invece rapidamente a incontrare nuovamente la carrozzabile che da
Vezio conduce a Regolo, percorrendola per un centinaio di metri; sulla
destra, fra una costa ricca di olivi, si scorge la ripida mulattiera che
termina al porticato della chiesa barocca della Madonna di Campallo: da qui
si mostra in tutta la sua suggestione il promontorio di Vezio con la torre.
L'itinerario sottopassa il porticato e continua diritto, mentre sulla
destra la mulattiera conduce a Perledo.
Perledo ha un notevole agglomerato di case medievali e
barocche, dominate dall'alta facciata della prepositurale di S. Martino,
creduta fondazione teodolindea; il grandioso tempio che richiama l'architettura
di Martino Bassi, risale al 1614-1628, con tiburio decorato nel tardo
Ottocento sopra una pianta ottagonale, mentre la fronte è datata 1755:
risalgono al Seicento gli intagli del battistero e gli altari laterali dove
si ammira una pala di Domenico Cadorado; nell'intatta sacristia
settecentesca risalta una tela di Filippo Bellati (1785). A lato si erge un
possente campanile romanico della fine del sec. XI, a monofore bifore e
trifore, in parte otturate per reggere il tardo tamburo sommitale.
L'antico tracciato si dirige invece a nord fra i prati di
Campallo, adorni di vigne ed oliveti, supera il ruscello di Perledo, fra
nuove case sfocia all'ingresso della frazione di Regolo, nel cui mezzo
sorge la chiesetta barocca di S. Giovanni Battista.
Svoltando a destra per entrare nel paese, si osserva un
grande casamento in pietra, che si dimostra casa-torre medievale dalla
tessitura simile ad altra visibile nella frazione di Bologric più a monte.
Girando immediatamente a sinistra e attraversando le viuzze acciottolate,
si riesce sulla carrozzabile che a destra sale a Tondello, Bologna,
Regoledo e Gittana; occorre percorrere in discesa la carrozzabile per poco
più di 200 metri osservando qualche villa del primo Novecento; sull'esterno
del tornante si profila verso nord la via Cava Bassa, in parte asfaltata,
che trova avvio appena a valle dell'abitato di Tondello, di cui si
intravvede la chiesetta già nota dal 1455 e in veste barocca: il piccolo
nucleo ha qualche buona casa antica, della famiglia Del Mat, ben presente
nelle guerre fra Spagnoli e Francesi nel primo Cinquecento.
Dopo la cappelletta del Crocefisso del 1891, la visuale
abbraccia uno stupendo brano di costa che scende a lago velocemente tra
terrazzi a frutteto. Più avanti, presso un interessante fabbricato in
abbandono e una teleferica, si apre la vasta Cava Bassa per il tipico marmo
nero di Varenna, una delle 80 che al tempo di Maria Teresa d'Austria erano
usate da una schiera di scalpellini-scultori (Conca, Marazzi, Calvasina,
Valassi). La stradella percorre la quota 350 m circa, aggirando i fianchi
rupestri del colle di S. Ambrogio, sulla cui sommità pianeggiante sono i
resti dell'omonima chiesa: ricordata nel 1455 e detta da S. Carlo "ad
castrum", si trova in un ambiente di straordinaria suggestione; nei
pressi si vede una cisterna, poi un edificio e un fondamento di torre, più
sotto alcune muraglie: secondo il Pensa si tratterebbe di una
fortificazione anteriore al Mille.
La stradina riprende la conformazione antica a piccole
balze, si divide quindi in due: tralasceremo quella di sinistra, se non per
scorgere una verde nascosta vallecola e una Madonna vecchia di secoli
dipinta sotto un pergolato, mentre sulla destra il Sentiero del Viandante,
fra alti muri sale in 150 metri a sbucare sulla carrozzabile che collega
Bologna a Gittana e Regoledo, vicino a una chiesuola eretta alla Sacra
Famiglia a fine Settecento dai Maglia. Siamo qui nel mezzo del vasto e
intricato Bosco delle Streghe, di infausta memoria, che copre tutta la
fascia tra lo scoglio di Morcate, il colle di S. Ambrogio e il pendio di
Gisazio. Immediatamente sul lato sinistro della cappella Maglia, la
mulattiera scende in scale a acciottolata alla piazzetta avanti la
parrocchiale di Gittana, accorato belvedere sul lago. E' uno del punti più
importanti del percorso, limitato da muretti e porticati, accanto alla
chiesetta delle Grazie: l'edificio in abbandono, ricostruito fra 1620 e
1630, contiene stucchi e affreschi, oltre che la tomba dello scrittore
Paolo Emilio Busi detto Parlaschino (1571-1653); sul fronte è murato un
rilievo duecentesco con un crocefisso e una Stella, appartenente alla
antica costruzione, che una complessa iscrizione attribuisce, come in altre
vicine località, al voto della regina Teodolinda. II bellissimo complesso
vede più arretrata la attuale parrocchiale, con tele del 1626 di G.B. Fumeo
e affreschi del 1893 dei Tagliaferri. La chiesa sovrasta la carrozzabile
che risale dal lago, da Riva di Gittana, e passa davanti al famoso Crotto
ottocentesco, mantenuto nella sua simpatica fisionomia (in un affresco si
ha la "cavalcata della botte"), giardini a ripiani e cucina
tradizionale. Si può quindi percorrere per un breve tratto in salita la
carrozzabile, rasente il cimitero, per riprendere la mulattiera che aggira
a monte l'abitato di Gittana adagiato in una verde convalle. La
carrozzabile prosegue per Gisazio, in una amena radura e con la chiesetta
della Maddalena, quindi per Bologna dove si nota una casa-torre e la chiesa
di S. Bernardo fondata nel 1419 e con pala del Fumeo.
II Sentiero del Viandante prosegue dunque a monte di
Gittana, lambendo una cappella con fonte, supera con un ponticello il
ruscello che scende da Gisazio, e al tabernacolo della Madonna continua,
lasciando a destra la rampa che sale alle visibili case di Cestaglia e più
oltre a Regoledo.
La costiera è ricca di begli oliveti a conferma della
feracità del contorno, frequentato da lunghi secoli; poco più sotto verso
lago, nella costruzione della ferrovia, nel 1891 fu scoperta un'importante
sepoltura di un capo celtico, armato di tutto punto e con eleganza formale
vicina al gusto etrusco (sec. VI-V a.C.): le armi sono al museo di Como.
La pista, un po' sentiero e un po' acciottolato, entra
nel bosco ad intersecare il vallo largo 7 metri della cessata funicolare
che collegava la linea ferroviaria Lecco - Sondrio con lo stabilimento
idroterapico del sovrastante Regoledo. L'ampio complesso venne fondato nel
1858 ed ebbe ospiti di riguardo, da Ippolito Nievo che vi compose scritti,
a Massimo d'Azeglio, da Toscanini a Rosso di San Secondo; divenuto ospedale
militare, e ora succursale dell'lstituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone.
Tra l'oscura vegetazione, il profondo solco fiancheggiato
da robusti plinti assume l'aspetto di un orrido. Subito a sinistra appare
un'umile cappella ottocentesca, che riserba la sorpresa di una delicata
Crocefissione del tardo Quattrocento, un resto deteriorato ma ancora
apprezzabile. Pochi metri più avanti, da una ceppaia spuntano tre cippi di
granito datati 1732 e con le sigle dei comuni di Perledo e Bellano, che qui
giungono a confine; altri cippi simili si trovano più avanti.
Dove termina il bosco si apre una serie di prati a
terrazzi, ancor utilizzati per il bestiame; fra un complesso di caseggiati
rustici, spicca la Fabbrica, edificio in pietra a tre piani ingentilito di
portale e balconcino barocchetto; ancor usata la vasta cantina a volta con
torchio e antichi attrezzi da vino; forse fu punto di ristoro e con
servizio di fabbro e forse anche bigatteria dei Loria, grandi imprenditori
bellanesi del tardo Settecento.
Siamo al risvolto che scende alla Valletta sottostante
Biosio, superata con un ponte di pietra per entrare poi nel rigoglioso
castagneto. Biosio si raggiunge da una mulattiera che precede la Valletta e
che poi continua per Bonzeno; Biosio, che ha una chiesetta del 1763, è noto
per un apprezzato Crotto del Mauro, posto in un punto di inimmaginabile
vista su tutta la montuosa costiera dell'opposto versante del lago.
Usciti dal bosco, ecco la Cappella dell'Addolorata con
pronao a colonne del 1935, presso un altro rigagnolo che introduce
all’'amena contrada di Rialba. Osservando le balze a vigneto e i caseggiati
saporosi protetti da una muraglia non si fatica a rammentare l'ubertosa
attività dei secoli passati, celebrata anche da Sigismondo Boldoni, il
poeta bellanese testimone e vittima dell'orrenda peste manzoniana. La
strada scende dolcemente incontrando la carrozzabile che sale a Bonzeno,
appena individuabile dall'alto campanile settecentesco: S. Andrea conserva,
fra elementi del Seicento, un affresco e un Crocefisso ligneo del secolo
XV. Attraversata la provinciale per la Valsassina, la stradina selciata
entra nell'ombra di case e muraglie per sfociare al ponte di S. Rocco, sul
fiume Pioverna, a lato della chiesetta che dal 1969 è sacrario dei Caduti;
i portalini marmorei recano la data 1489, ma è ora sobria costruzione
secentesca con ancona e statue lignee, oltre a due belle tele moderne del
Vitali. A nord è il vasto e suggestive cimitero, con molte statue del
Tantardini e del Branca, cui appartiene il primo monumento a don Luigi
Vitali, fondatore dell'lstituto dei Ciechi di Milano. Guardando dal ponte
verso est si osserva il mugghiante fiume Pioverna, che scorre incassato fra
le rocce della Valsassina; se si scende la scalottola che conduce al centro
di Bellano, si giunge all'ingresso dell'Orrido, tra i più famosi della
Lombardia, già definito dal Boldoni "orrore di un'orrenda
orridezza", spaccatura fra cui si passa su sentierini e ponticelli
sotto le cascate e sopra ribollenti flutti: modificato da una frana del
1816 e da lavori del 1856, le sue acque sono captate per il cotonificio
Cantoni; attualmente la visita a pagamento è possibile da aprile a agosto
tutti i giorni (10,30 -12,30; 14-18).
Continuando, si entra nella piazza della prepositurale di
S. Nazaro e Giorgio, in parte romanica e completata con una monumentale
facciata per cui intervenne nel 1348 Giovanni da Campione; nella sezione
centrale a fasce bianche e nere è inserito un grande rosone in maiolica
sopra il tabernacolo della statua di S. Ambrogio; l'interno a tre navate,
allungato nel Cinquecento, ha volte affrescate (1530), antiche vetrate,
resti di pitture quattrocentesche, una quantità di arredi del Seicento,
un'ancona scolpita del Rosario e soprattutto un notevole polittico del
Battista (circa 1525) che mirabilmente sintetizza aggiornati linguaggi
lariani, veneti e nordici. Poco lontano, anche Santa Marta ha un capitolo
d'arte costituito non solo da stucchi e affreschi del tardo Cinquecento,
con molti quadri di cui uno forse di mano di Pietro Ligari, ma anche da un
Compianto di statue lignee di Giovan Angelo del Maino (in. sec. XVI). Le
stradine del centro si allungano fra alti muri medievali, decorate di
portali e stemmi (curiose le mandibole della famiglia Denti), vi sono piccole
corti barocche, negozietti con bellissimi oggetti di rame e di pizzo,
osterie dalle grandi volte a vela. II lungolago ameno, provvisto di molo e
pontile per battelli e aliscafi, ha due monumenti a Tommaso Grossi e
Sigismondo Boldoni, celebri scrittori, e si prolunga con giardini fino alla
foce del Pioverna. Nell’interno del nucleo, la biblioteca è allogata nella
chiesa di S. Nicolao già degli Umiliati, con molti affreschi dei secoli
XV-XVI. Bellano è un paese di 3.450 abitanti, attivi per lo più nell'industria;
tra le feste caratteristiche, il corteo dei Re Magi nella notte di vigilia
dell'Epifania, detto della "Pesa vegia", col ripetersi del
ritorno in barca da Como dei paesani che ottennero nel 1862 di mantenere i
pesi anticamente ivi in uso: la tradizione ambienta però il corteo nel
costume spagnolo del Seicento.
|
|