Domenica 12 Marzo

Polentata del Viaggiatore

 

Questa volta abbiamo trovato la sede più fascinosa

Vezio è un paesino senza tempo sopra Varenna (lago di Como vicino a Lecco). E’ famoso per il suo castello, ma tra noi è noto anche per l’ospitalità che ci è stata offerta durante il sentiero del viandante di 2 anni fa. C’è il nostro amico Gigi che ha una bellissima casa vicino al castello, una casa dalla ampia cucina e da un ampio salone, dove, davanti ad un grande camino è possibile sedersi intorno ad un comodissimo tavolo per parlare, mangiare e trovarci tutti insieme. Ancora una vlta sono disponibili ad ospitarci.

L'idea sarebbe di preparare sul posto la polenta, e che ciascuno si porti qualcosa di interessante da dividere con gli altri (sughi, formaggi, salamelle, ecc.). Ma il contorno più saporito sarà quello della vostra presenza, della vostra voglia di stare insieme, di parlare e di condividere esperienze.
Naturalmente lasceremo la casa in ordine come l'abbiamo trovata, dividendoci tutti i compiti necessari, in modo che qualunque attività sia un divertimento e non una corvèe.

L'organizzazione mette la polenta ed un po' di vino. Ciascuno porti per due persone contorni per polenta o dolcetti (meglio se casalinghi, ma potremo subire anche cose acquistate) e qualunque altra cosa voglia dividere con gli altri. Eventuali bottiglie di vino (anche pregiato) saranno gradite

Programma della giornata

Il posto si presta a stupende passeggiate, noi ne proponiamo 2 per chi voglia unire al piacere della polentata anche un’escursione.

a)      Alla mattina si può arrivare a Lierna, da cui si può prendere il sentiero del viandante fino alla acsetta di S.Pietro (Esino Lario), poi si prosegue per i crinali e si scende fino a Vezio. (Si consiglia il tren fino a Lierna, con rientro da Varenna). Il contributo alla polentata o si mette nello zaino, o si dà a qualcuno che arriva in macchina.

b)      Dopo mangiato si prende il sentiero del viandante verso Bellano, dove si può visitare il noto orrido (o andare in spiaggia). Rientro in treno fino a Milano o fin dove si è lasciata la macchina.

A Vezio si può arrivare  tanto in treno (Varenna e poi 20’ a piedi in salita), quanto in macchina.

Per informazioni e prentazioni contattare Guido Platania

Tel 335/208784  -  gp@helponline .it

Programma

a)       9.00 -partenza in macchina da milano.

      12.30 Polentata

b) 9.00 ritrovo a stazione Lierna per camminata

12.30 polentata

c) 15.30 – Partenza per Bellano. Visita all’orrido

Ore 18.30 partenza per Milano

 

Treni possibili:

7.10 Milano per Lierna (cambio lecco)

18.17 Bellano Milano

18.23 Varenna Milano

 

Spesa prevista

Suddivisione delle spese.

Contributo spese di base (polenta, piatti e bicchieri di plastica, pane, un po’ di vino, acqua minerale): 5 euro a testa.

 

 

 

Traversata panoramica sul Sentiero del viandante:
da Lierna a Varenna, via S. Pietro Ortanella
tempo totale di cammino: circa 5 ore
dislivello complessivo: circa 750 m. - da Lierna (200 m.) a S. Pietro-Ortanella (992 m.)
difficoltà: facile
dove rifocillarsi: a Esino Lario/Loc. Ortanella, Ristorante Cacciatori tel. 0341860219
Come arrivare da Milano: treno Milano/Lecco/Lierna - ritorno: da Varenna
Info sugli orari:http://www.infopoint.it/trl_index.htm; Pro Loco Varenna: 0341830367
cartina:
Kompass nr 105



Questa escursione percorre il tratto forse più interessante e panoramico del 'Sentiero del viandante', il lungo itinerario (circa 35-40 km.), che costeggia la sponda orientale del Lago di Lecco, e collega vari sentieri a mezza costa che un tempo mettevano in comunicazione i centri abitati. Questa rete di sentieri non è mai stata una via di grande transito perchè gli spostamenti avvenivano principalmente tramite navigazione sul lago o per la via della Valsassina, però questo tracciato collegava a livello locale i borghi rivieraschi, e nel ripercorrerlo oggi incontriamo i segni della vita di un tempo: i terrazzamenti, i campi coltivati a costo di un lavoro durissimo, i casolari, le chiesette, e i panorami sempre belli. Il 'Sentiero del viandante' può essere percorso in qualsiasi stagione ed è ben indicato da appositi segnavia collocati dalla Comunità montana lungo tutto il tragitto. L'itinerario di questa tappa parte dalla stazione di Lierna: di qui si prende a sinistra la strada che sale, quindi dopo dopo il bar si imbocca la via che si dirige a Genico (sulla destra). Si attraversa questo caratteristico borgo (vedi foto 1) di case antiche (bella la piazzetta con la fontana !) e dopo aver sottopassato la superstrada si prosegue sul sentiero indicato dal segnavia 71 verde; dopo circa 10 minuti attenzione a un bivio poco evidente: bisogna prendere la mulattiera a destra. Il sentiero si addentra in una sorta di valletta affiancato a tratti da massicci blocchi di roccia sino a riaffacciarsi sul versante verso il lago (magnifici scorci verso i Corni di Canzo, Bellagio, le Alpi). Arrivati all'Alpe di Mezzedo si può osservare la curiosa costruzione di una antica 'nevera' (piccolo edificio circolare in pietra, ora ristrutturato), usato un tempo per la conservazione degli alimenti (veniva refrigerato grazie all'accumulo di neve al suo interno). Di qui si prosegue per la bella mulattiera e dopo l'ultima salita si arriva alla chiesetta di S. Pietro, risalente al XIII secolo e radicalmente ricostruita in stile romanico. L'ampio, soleggiato e panoramico pratone circostante è il posto ideale per una sosta con pic-nic; se invece volete rifocillarvi al ristorante proseguite lungo la carrozzabile per Ortanella (m. 958). Poco dopo il Ristorante Cacciatori riprende il sentiero e inizia la discesa verso Varenna: questa è la parte più panoramica dell'escursione, con scorci a strapiombo su un paesaggio spettacolare. Non ci sono passaggi di particolare difficoltà ma chi soffre di vertigini potrebbe avere qualche momento di disagio. Molto suggestiva anche la posizione dei ruderi del Castello di Vezio (ingresso ora purtroppo a pagamento): la sua possente torre si erigeva a controllo su tutto il centro lago, e su quello che era il porto verso la Valsassina. A breve distanza dal castello, a circa 200 m. lungo la carrozzabile si trova un crotto molto particolare, 'il Crott del Pepot' (in genere è aperto d'estate, ma non noterete insegne), incastrato nella piccola gola formata dal torrente Esino, funzionava fino ai primi del 900 anche come bagno pubblico per la popolazione di Varenna (è un posto curioso, vale la pena di fare una visitina, specialmente se è una calda giornata estiva). La discesa da Ortanella a Varenna impegna circa 2 ore se fatta con tranquillità. Se c'è ancora tempo concludete la giornata facendo un giro nell'antico centro storico di Varenna, con i suoi tortuosi vicoletti che scendono verso il lago fino al pittoresco porticciolo. Varenna ha origini molto antiche, secondo alcuni storici forse etrusche o gallo-romane; il suo più forte sviluppo si ebbe dopo il 1169 quando giunsero qui i profughi dell'Isola Comacina, che diedero impulso all'economia locale. Per il suo microclima particolarmente favorevole, Varenna fu rinomata come località di villeggiatura, specie nell'800: in questo periodo furono costruite ville splendide con parchi e giardini (la più conosciuta è Villa Monastero, visitable da maggio a ottobre).


Altre gite nei dintorni:
Cascata della Valmonastero
Valsassina (Baiedo)

torna alla HOME PAGE

clicca per ingrandire
1. tra i vicoli di Genico

clicca per ingrandire
2. salendo lungo il sentiero 71

clicca per ingrandire
3. la nevera di Mezzedo

clicca per ingrandire
4. la chiesetta di S. Pietro

clicca per ingrandire
5. in discesa verso Varenna

 

GENICO - FIUMELATTE – VEZIO


Da Genico si aprono due alternative verso Vezio: la prima ricalca con una certa sicurezza il tracciato conosciuto nel Basso Medioevo, la seconda, che sale al di sopra dei costoni ripidissimi dei Monti Parol e Fopp fino ad Ortanella per ridiscendere su Vezio, è più aspra e richiama un probabile andamento ben più antico.
Scendendo verso il Seminario dei Clarettiani, si percorre la strada asfaltata che porta al centro di Lierna; è possibile anche seguire un'altra via che si tiene più costa e raggiunge Castello sul lago attraverso Ciserino e Giussana. In tal caso è bene raggiungere i caseggiati settentrionali di Genico e scendere in breve verso nord-ovest alla Valle di Villa, risalendo poi la costa ubertosa fino alle case di Ciserino (m 280); 200 metri più sotto si entra in Giussana, dai vecchi fabbricati in genere rinnovati e ove un affresco ricorda la scomparsa chiesa di S. Caterina; la stradella lastricata scende fra vigne ed orti a sottopassare la linea ferroviaria per sbucare poi sulla provinciale di fronte a Castello.
Qui giungeremo invece da Genico lungo la strada del centro e girando, dopo il sottopasso ferroviario, alla Stazione; di fronte ad essa, si delinea la Via Ducale che mantiene nel nome il ricordo del vecchio percorso e tenendosi alta dietro i parchi delle ville che fiancheggiano la provinciale, corre diritta fino a sbucare su di essa. Siamo alla Riva Bianca, ampia falcatura della costa lacuale, provvista di una frequentata spiaggia, in un intorno di ville del primo Novecento dai parchi rigogliosi; lì vicino è il Ristorante Crotto, ormai centenario, oggi ambiente raffinato ma ancorato alla gastronomia locale. Presso villa Pini la fonte d'acqua ferruginosa ha una scultura di Giannino Castiglioni (1884-1971), autore di molte opere a Milano fra cui una delle porte del Duomo: a Lierna, suo paese d'elezione, prese studio e numerosi interventi attuò per abbellire la località.
La profondità del lago, qui dove venne girata la scena dell'Addio nella versione televisiva de «l Promessi Sposi» a cura di Bolchi, viene esaltata dalla penisola che si protende nelle acque con la massa compatta del borgo di Castello; un eccezionale intrico di viuzze e androni sorti intorno ad una torre contesa nella guerra fra Como e Milano nel 1124; precede l'abitato la chiesetta dei Santi Maurizio e Lazzaro, nota dal 1375, dalla semplice facciata a capanna, illuminata non solo dall'oculo ma anche dalle colorite immagini cinquecentesche dei patroni; le monofore rappresentano parte superstite del più antico edificio, ampliato nel Trecento e decorato all'interno da validissima mano come appare dai frammenti d'immagini, per esempio un finissimo S. Stefano tardogotico.
Al Crotto si sale sottopassando la ferrovia fino al Ronco e lì si incontra la stradella proveniente da Giussana e si continua a mezza costa sotto i dirupi del Brentalone, sul sentiero munito anche del segnavia 4. Si sormontano le rocce alla bella cappella che precede le cascine di Nero (m 382), nei cui prati si alza per una trentina di metri un grande abete rosso detto «il pino di Nero». Si attraversa la Valle della Pianca e si sale proseguendo sotto il Sasso della Botte, con una vista panoramica del lago e del sottostante scoglio di Vedrignano, ammatato di prati ed olivi e solcato dalla SS. 36. Si contorna poi la Valle della Boggia e fra boschi di castagni si giunge ai prati e alle case di Còria (m 780).
Mentre a destra si stacca un sentiero che conduce al Prato del Spin e quindi alla Bocchetta di Ortanella, la Strada del Viandante tiene la sinistra, supera l'avvio della profonda Val Vacchera e in breve si abbassa a Roslina (m 682) che indica forse, da «riva», il continuo smottare nella storia delle morene intrise dei tanti ruscelli che formano la successiva Valle del Petfer. Si scende lentamente sotto i ghiaioni del monte Fopp; a sinistra si distacca la strada dei Boschi, per la quale è possibile superare la Superstrada e toccare Pino, primo nucleo del comune di Varenna e antico abitato da cui proviene la famiglia omonima che diede il noto generale napoleonico: da qui, prima un viottolo acciottolato, poi una comoda stradella, conducono al lago e a Fiumelatte, dalla preziosa passeggiata ombreggiata di alberi; sulla riva prospettano direttamente vecchie case di pescatori e la villa Capuana un tempo dei marchesi Sfondrati; la trattoria Crotto, presso Pino, rappresenta nel nome uno dei numerosi locali tipici con cantine che costellavano il territorio.
II Sentiero del Viandante ricalca invece la Strada del Boschetto, che prosegue diritta a quota 380 circa tenendosi entro il bosco ceduo, riceve dal basso la strada della Carata, passa sopra il paese di Fiumelatte e lascia a destra il sentiero che sale a Portola verso il crinale di Esino.
Un centinaio di metri più oltre, il solco del Fiumelatte che sgorga poco più a monte. E questo il «Fiumelaccio» che attirò l'attenzione di Leonardo da Vinci che lo descrive nel Codice Atlantico; se si scende lungo un ripido passaggio, si può vedere verso la foce la spumeggiante cascata o sorgente ad intermittenza, apparendo da marzo alla prima domenica di ottobre, dall'Annunciata alla Madonna del Rosario; il torrente esce da una lunga grotta che immette in un sistema di pozzi carsici esplorati negli ultimi decenni, ma fin da tempi lontani la sua origine interessò scrittori e naturalisti, da Paolo Giovio allo Stenone, da Spallanzahi a Stoppani, alimentando molte leggende: nel Cinquecento tre giovani del luogo, innamorati della medesima vergine, si misero alla prova e riapparirono impazziti dopo mesi di permanenza nelle oscure cavità delle caverne, allucinati di visioni di fulgide sirene; un sogno di bellezza che conquisto tra i poeti anche Longfellow. Senza scendere per la Boggia (il sentiero allude alla cavità del torrente), si prosegue poco sopra il Baluardo, che rammenta una fortificazione eretta dagli Sforzeschi durante le guerre veneziane, dove oggi si apre un belvedere coronato di cipressi, al vertice di un incantevole panorama.
II Sentiero segue il passo sempre più arduo delle pendici, perdendo man mano la penisola di Varenna mentre si fa più nitido il castello di Vezio, contorna "Il Cimitero degli Inglesi" a picco sul lungo parco di villa Monastero e si dirige verso la zona detta Scabium, forse dal latino scaber, che ben rende la tortuosa ascesa; ma dopo una solinga cappelletta, il sentiero svolta a destra, prima fra muri e roccette e poi sfociando in un pianoro ameno, cosparso di linde case, aggirando il colle che regge il castello ed entrando poi nelle fresche viuzze di Vezio.
Un minuscolo sagrato precede la chiesetta di Sant'Antonio abate, ricostruita nel 1570; popolari affreschi datati 1458 abbelliscono la parete di destra, mentre all'altare spicca un trittico cinquecentesco con la Vergine e i santi Antonio e Ambrogio, della scuola di Andrea Solario (la Madonna è replicata nella tavola parigina del cuscino verde). Ad ovest un viottolo rasenta il cimiterino e sale il colle fino al Castello di Vezio, tra i più belli del Lario. È un castello recinto che si e sviluppato intorno a una rimaneggiata torre quadrata dalla merlatura rifatta e che aveva un proprio ponte levatoio; il recinto ha tre torri aperte, e altre muraglie che si delineano a fatica fra i pianori e gli olivi.

 

- PERCORSO VEZIO - BELLANO - DERVIO

 

 

 

 

 

 

 

 


VEZIO - BELLANO
Al termine delle case di Vezio a prospetto del boscoso pendio che scivola ripido alla valle del torrente Esino, si prende a destra un viottolo che scende lentamente in diagonale, a volte ancor provvisto del vecchio acciottolato a cordonature; raggiunto un tornante della strada carrozzabile, la si percorre per circa 200 m, infilando quindi a sinistra una scalottola che immette nel recinto del Crotto del Pepot, costruzione del primo Novecento, abbarbicata alle rocce della gola in cui scorre profondo il torrente entro le scure formazioni del calcare di Varenna - Perledo da esse proviene il raro fossile del "Lario-saurus Balsami" del Museo di Storia Naturale di Milano. Attraversato l'orrido sopra uno stretto ponticello, si vede lungo il ciglione l'abbandonato percorso per il molino di Vezio, datato 1855; si risale invece rapidamente a incontrare nuovamente la carrozzabile che da Vezio conduce a Regolo, percorrendola per un centinaio di metri; sulla destra, fra una costa ricca di olivi, si scorge la ripida mulattiera che termina al porticato della chiesa barocca della Madonna di Campallo: da qui si mostra in tutta la sua suggestione il promontorio di Vezio con la torre. L'itinerario sottopassa il porticato e continua diritto, mentre sulla destra la mulattiera conduce a Perledo.
Perledo ha un notevole agglomerato di case medievali e barocche, dominate dall'alta facciata della prepositurale di S. Martino, creduta fondazione teodolindea; il grandioso tempio che richiama l'architettura di Martino Bassi, risale al 1614-1628, con tiburio decorato nel tardo Ottocento sopra una pianta ottagonale, mentre la fronte è datata 1755: risalgono al Seicento gli intagli del battistero e gli altari laterali dove si ammira una pala di Domenico Cadorado; nell'intatta sacristia settecentesca risalta una tela di Filippo Bellati (1785). A lato si erge un possente campanile romanico della fine del sec. XI, a monofore bifore e trifore, in parte otturate per reggere il tardo tamburo sommitale.
L'antico tracciato si dirige invece a nord fra i prati di Campallo, adorni di vigne ed oliveti, supera il ruscello di Perledo, fra nuove case sfocia all'ingresso della frazione di Regolo, nel cui mezzo sorge la chiesetta barocca di S. Giovanni Battista.
Svoltando a destra per entrare nel paese, si osserva un grande casamento in pietra, che si dimostra casa-torre medievale dalla tessitura simile ad altra visibile nella frazione di Bologric più a monte. Girando immediatamente a sinistra e attraversando le viuzze acciottolate, si riesce sulla carrozzabile che a destra sale a Tondello, Bologna, Regoledo e Gittana; occorre percorrere in discesa la carrozzabile per poco più di 200 metri osservando qualche villa del primo Novecento; sull'esterno del tornante si profila verso nord la via Cava Bassa, in parte asfaltata, che trova avvio appena a valle dell'abitato di Tondello, di cui si intravvede la chiesetta già nota dal 1455 e in veste barocca: il piccolo nucleo ha qualche buona casa antica, della famiglia Del Mat, ben presente nelle guerre fra Spagnoli e Francesi nel primo Cinquecento.
Dopo la cappelletta del Crocefisso del 1891, la visuale abbraccia uno stupendo brano di costa che scende a lago velocemente tra terrazzi a frutteto. Più avanti, presso un interessante fabbricato in abbandono e una teleferica, si apre la vasta Cava Bassa per il tipico marmo nero di Varenna, una delle 80 che al tempo di Maria Teresa d'Austria erano usate da una schiera di scalpellini-scultori (Conca, Marazzi, Calvasina, Valassi). La stradella percorre la quota 350 m circa, aggirando i fianchi rupestri del colle di S. Ambrogio, sulla cui sommità pianeggiante sono i resti dell'omonima chiesa: ricordata nel 1455 e detta da S. Carlo "ad castrum", si trova in un ambiente di straordinaria suggestione; nei pressi si vede una cisterna, poi un edificio e un fondamento di torre, più sotto alcune muraglie: secondo il Pensa si tratterebbe di una fortificazione anteriore al Mille.
La stradina riprende la conformazione antica a piccole balze, si divide quindi in due: tralasceremo quella di sinistra, se non per scorgere una verde nascosta vallecola e una Madonna vecchia di secoli dipinta sotto un pergolato, mentre sulla destra il Sentiero del Viandante, fra alti muri sale in 150 metri a sbucare sulla carrozzabile che collega Bologna a Gittana e Regoledo, vicino a una chiesuola eretta alla Sacra Famiglia a fine Settecento dai Maglia. Siamo qui nel mezzo del vasto e intricato Bosco delle Streghe, di infausta memoria, che copre tutta la fascia tra lo scoglio di Morcate, il colle di S. Ambrogio e il pendio di Gisazio. Immediatamente sul lato sinistro della cappella Maglia, la mulattiera scende in scale a acciottolata alla piazzetta avanti la parrocchiale di Gittana, accorato belvedere sul lago. E' uno del punti più importanti del percorso, limitato da muretti e porticati, accanto alla chiesetta delle Grazie: l'edificio in abbandono, ricostruito fra 1620 e 1630, contiene stucchi e affreschi, oltre che la tomba dello scrittore Paolo Emilio Busi detto Parlaschino (1571-1653); sul fronte è murato un rilievo duecentesco con un crocefisso e una Stella, appartenente alla antica costruzione, che una complessa iscrizione attribuisce, come in altre vicine località, al voto della regina Teodolinda. II bellissimo complesso vede più arretrata la attuale parrocchiale, con tele del 1626 di G.B. Fumeo e affreschi del 1893 dei Tagliaferri. La chiesa sovrasta la carrozzabile che risale dal lago, da Riva di Gittana, e passa davanti al famoso Crotto ottocentesco, mantenuto nella sua simpatica fisionomia (in un affresco si ha la "cavalcata della botte"), giardini a ripiani e cucina tradizionale. Si può quindi percorrere per un breve tratto in salita la carrozzabile, rasente il cimitero, per riprendere la mulattiera che aggira a monte l'abitato di Gittana adagiato in una verde convalle. La carrozzabile prosegue per Gisazio, in una amena radura e con la chiesetta della Maddalena, quindi per Bologna dove si nota una casa-torre e la chiesa di S. Bernardo fondata nel 1419 e con pala del Fumeo.
II Sentiero del Viandante prosegue dunque a monte di Gittana, lambendo una cappella con fonte, supera con un ponticello il ruscello che scende da Gisazio, e al tabernacolo della Madonna continua, lasciando a destra la rampa che sale alle visibili case di Cestaglia e più oltre a Regoledo.
La costiera è ricca di begli oliveti a conferma della feracità del contorno, frequentato da lunghi secoli; poco più sotto verso lago, nella costruzione della ferrovia, nel 1891 fu scoperta un'importante sepoltura di un capo celtico, armato di tutto punto e con eleganza formale vicina al gusto etrusco (sec. VI-V a.C.): le armi sono al museo di Como.
La pista, un po' sentiero e un po' acciottolato, entra nel bosco ad intersecare il vallo largo 7 metri della cessata funicolare che collegava la linea ferroviaria Lecco - Sondrio con lo stabilimento idroterapico del sovrastante Regoledo. L'ampio complesso venne fondato nel 1858 ed ebbe ospiti di riguardo, da Ippolito Nievo che vi compose scritti, a Massimo d'Azeglio, da Toscanini a Rosso di San Secondo; divenuto ospedale militare, e ora succursale dell'lstituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone.
Tra l'oscura vegetazione, il profondo solco fiancheggiato da robusti plinti assume l'aspetto di un orrido. Subito a sinistra appare un'umile cappella ottocentesca, che riserba la sorpresa di una delicata Crocefissione del tardo Quattrocento, un resto deteriorato ma ancora apprezzabile. Pochi metri più avanti, da una ceppaia spuntano tre cippi di granito datati 1732 e con le sigle dei comuni di Perledo e Bellano, che qui giungono a confine; altri cippi simili si trovano più avanti.
Dove termina il bosco si apre una serie di prati a terrazzi, ancor utilizzati per il bestiame; fra un complesso di caseggiati rustici, spicca la Fabbrica, edificio in pietra a tre piani ingentilito di portale e balconcino barocchetto; ancor usata la vasta cantina a volta con torchio e antichi attrezzi da vino; forse fu punto di ristoro e con servizio di fabbro e forse anche bigatteria dei Loria, grandi imprenditori bellanesi del tardo Settecento.
Siamo al risvolto che scende alla Valletta sottostante Biosio, superata con un ponte di pietra per entrare poi nel rigoglioso castagneto. Biosio si raggiunge da una mulattiera che precede la Valletta e che poi continua per Bonzeno; Biosio, che ha una chiesetta del 1763, è noto per un apprezzato Crotto del Mauro, posto in un punto di inimmaginabile vista su tutta la montuosa costiera dell'opposto versante del lago.
Usciti dal bosco, ecco la Cappella dell'Addolorata con pronao a colonne del 1935, presso un altro rigagnolo che introduce all’'amena contrada di Rialba. Osservando le balze a vigneto e i caseggiati saporosi protetti da una muraglia non si fatica a rammentare l'ubertosa attività dei secoli passati, celebrata anche da Sigismondo Boldoni, il poeta bellanese testimone e vittima dell'orrenda peste manzoniana. La strada scende dolcemente incontrando la carrozzabile che sale a Bonzeno, appena individuabile dall'alto campanile settecentesco: S. Andrea conserva, fra elementi del Seicento, un affresco e un Crocefisso ligneo del secolo XV. Attraversata la provinciale per la Valsassina, la stradina selciata entra nell'ombra di case e muraglie per sfociare al ponte di S. Rocco, sul fiume Pioverna, a lato della chiesetta che dal 1969 è sacrario dei Caduti; i portalini marmorei recano la data 1489, ma è ora sobria costruzione secentesca con ancona e statue lignee, oltre a due belle tele moderne del Vitali. A nord è il vasto e suggestive cimitero, con molte statue del Tantardini e del Branca, cui appartiene il primo monumento a don Luigi Vitali, fondatore dell'lstituto dei Ciechi di Milano. Guardando dal ponte verso est si osserva il mugghiante fiume Pioverna, che scorre incassato fra le rocce della Valsassina; se si scende la scalottola che conduce al centro di Bellano, si giunge all'ingresso dell'Orrido, tra i più famosi della Lombardia, già definito dal Boldoni "orrore di un'orrenda orridezza", spaccatura fra cui si passa su sentierini e ponticelli sotto le cascate e sopra ribollenti flutti: modificato da una frana del 1816 e da lavori del 1856, le sue acque sono captate per il cotonificio Cantoni; attualmente la visita a pagamento è possibile da aprile a agosto tutti i giorni (10,30 -12,30; 14-18).
Continuando, si entra nella piazza della prepositurale di S. Nazaro e Giorgio, in parte romanica e completata con una monumentale facciata per cui intervenne nel 1348 Giovanni da Campione; nella sezione centrale a fasce bianche e nere è inserito un grande rosone in maiolica sopra il tabernacolo della statua di S. Ambrogio; l'interno a tre navate, allungato nel Cinquecento, ha volte affrescate (1530), antiche vetrate, resti di pitture quattrocentesche, una quantità di arredi del Seicento, un'ancona scolpita del Rosario e soprattutto un notevole polittico del Battista (circa 1525) che mirabilmente sintetizza aggiornati linguaggi lariani, veneti e nordici. Poco lontano, anche Santa Marta ha un capitolo d'arte costituito non solo da stucchi e affreschi del tardo Cinquecento, con molti quadri di cui uno forse di mano di Pietro Ligari, ma anche da un Compianto di statue lignee di Giovan Angelo del Maino (in. sec. XVI). Le stradine del centro si allungano fra alti muri medievali, decorate di portali e stemmi (curiose le mandibole della famiglia Denti), vi sono piccole corti barocche, negozietti con bellissimi oggetti di rame e di pizzo, osterie dalle grandi volte a vela. II lungolago ameno, provvisto di molo e pontile per battelli e aliscafi, ha due monumenti a Tommaso Grossi e Sigismondo Boldoni, celebri scrittori, e si prolunga con giardini fino alla foce del Pioverna. Nell’interno del nucleo, la biblioteca è allogata nella chiesa di S. Nicolao già degli Umiliati, con molti affreschi dei secoli XV-XVI. Bellano è un paese di 3.450 abitanti, attivi per lo più nell'industria; tra le feste caratteristiche, il corteo dei Re Magi nella notte di vigilia dell'Epifania, detto della "Pesa vegia", col ripetersi del ritorno in barca da Como dei paesani che ottennero nel 1862 di mantenere i pesi anticamente ivi in uso: la tradizione ambienta però il corteo nel costume spagnolo del Seicento.