PIAZZA
CASTELLO E IL CASTELLO SFORZESCO
La
Piazza sorgeva fra Via Cairoli ed il Castello (29 Marzo 1889). Questa
Piazza s’estendeva, durante il dominio Austriaco, anche su
quell’ampio spiazo che ora comprende L.go Cairoti e i fabbricati
laterali, come anche Foro Bonaparte (chiamato così in onore di
Napoleone, quando tutte le fortificazioni spagnole, che circondavano il
Castello, vennero abbattute). Il
Castello Sforzesco di Milano è stato nei tempi una delle più vaste e
delle belle fortezze d’Europa. Nato
come postazione strategica lungo le mura della città col nome di
“Castrum Portae Jovis”, divenne ben presto anche
residenziale: le trasformazioni che subì nel XV secolo lo resero una
sontuosa dimora signorile. Non si può segnare una data di nascita definitiva per il Castello quale lo vediamo oggi, così risultante da sei secoli di costruzioni, distruzioni, ampliamenti, rifacimenti e restauri; ma, sull’origine della rocca che lo precedette in sito, Bernardino Corio –Storico del XV sec.- riferisce che “nell’anno 1358 Galeazzo principar fece in Milano |
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il
Castello di Porta Zobbia, e fu compiuta la grandissima fabbrica nel
1368”. Galeazzo
II Visconti è dunque il “fondatore” del primo castello che passerà
agli Sforza quando il comandante delle milizie viscontee Francesco
Sforza, da ex condottiero diventerà il nemico assediante di Mialno. Siamo
nella seconda metà del XVI secolo e in quest’epoca il Castello è una
delle più vaste e munite cittadelle d’Europa. Per
alimentare il fossato d’acqua, erano stati costruiti dei canali
chiamati Navigli, che portavano fino a Milano le acque del Ticino e
dell’Adda. Le acque di questi canali non solo circondavano il
Castello, ma anche tutta la cinta delle mura. I nostri nonni ricordano
ancora le acque che scorrevano in Via Senato, in Via Visconti di Modrone
fino a pochi decenni fa: le vie compongono appunto la Cerchia dei
Navigli. Al
Castello vengono apportate modifiche fino alla fine del XVIII secolo,le
sue mura a forma di stella, prima a sei e poi a dodici punte, diventano
lunghe più di tre chilometri. Il castello pare proprio inespugnabile,
ma nel 1733 viene sottoposto ad un lungo assedio da parte delle truppe
congiunte di
Luigi XV e di Carlo Emanuele III di Savoia e preso dai francesi,
che se ne impadroniranno di nuovo nel 1796, anno in cui le truppe di
Napoleone entrano trionfanti in città. Prima
decisione di Napoleone: demolire la fortezza; le macerie delle mura
serviranno a riempire i fossati; il nucleo centrale, ormai dimora senza
difesa, verrà prima abbandonato e poi destinato a museo. Al posto delle
mura verranno costruite delle abitazioni e il castello rimarrà isolato
al centro di una vastissima piazza vuota. LA RICOSTRUZIONE
Il
progetto dell’Antolini viene abbandonato per mancanza di fondi, dietro
al Castello si costruiscono l’Arena e l’Arco della Pace; i torrioni
vengono prima abbassati dagli austriaci poi restituiti alle loro
dimensioni attuali da Luca Beltrami che, sulla scorta di documenti e
disegni, cerca di riportare la fortezza al suo aspetto iniziale. I danni
dell’ultima guerra obbligano il Comune, ormai proprietario del
Castello, ad ulteriori rifacimenti. Attualmente,
il Castello ospita numerosi musei e raccolte d’arte, anche applicata,
insieme alla Civica Raccolta di Stampe Bertarelli e un importante
archivio fotografico. Ci si può rendere conto della sua passata
grandezza solo realizzando che, dove oggi si cammina a livello della
terra, era il primo piano del castello e che il livello stradale intorno
è stato realizzato con l’utilizzo delle stesse macerie provenienti
dalla demolizione delle fortificazioni. CENNI
ARCHITETTONICI E CURIOSITA’ SUL CASTELLO SFORZESCO
Nel torrione di destra c'è un serbatoio che permetteva fino alla fine della seconda guerra mondiale di dare acqua ai piani alti (sulla base del principio dei vasi comunicanti)
Nei
sotterranei del castello ci sono residui archeologici praticamente sconosciuti, ed anche le stanze in cui, si dice, Leonardo da Vinci,
faceva pratica di magia (esempio stanze romboidali con il soffitto più grande
del pavimento). Venne
dedicata alla memoria di Re
Umberto I, ucciso cinque anni prima a Monza dall’anarchico Bresci
(ecco il Re, a cavallo, nel bassorilievo marmoreo, sovrastato da una
statua di Sant’Ambrogio e dagli stemmi dei sei principi sforzeschi). Lungo
la facciata del Castello si aprono i finestroni gotici che lo stesso
Feltrami disegnò sul modello dell’unico originale superstite. Un
personaggio sessantottino, che girava per tutte le manifestazioni con un
carretto pieno di latte di vernice ed una pletora di cani al contorno,
aveva costellato tutta la zona asfaltata intorno al castello con scritte di
diverso colore che maledicevano "la chiesa assassina che uccideva
con l'onda". La sua tesi era che in tutte le chiese ci fosse un'apparecchiatura
che emetteva radiazioni elettromagnetiche omicide.
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