Si parte alla mattina, presto, ma non troppo. Una
volta arrivati sul posto s’impiega la mattinata per girare il centro storico,
con i suoi musei, monumenti e i suoi palazzi.
Ricordiamo che Cremona è la città dei liutai. La
patria di Stradivari e Guarneri. Ci sono dei musei dedicati.
Si cerca la nostra solita bettolaccia in cui fare
uno spuntino di specialità locali, poi nel pomeriggio ci si lancia nella
degustazione delle mille forme che hanno saputo dare al torrone locale.
Per le 15.00 abbiamo prenotato per 12 persone per
una degustazione (gratuita) di torrone accoppiata a distillati guidata da
noto sommelier. Chi fosse interessato me lo dica.
Per sera si rientra.
Non siamo riusciti a trovare una guida per la
città, ci arrangeremo con la documentazione che possiamo trovare.
Dalla presentazione:
Nel centro storico, fra le strade, le piazze, sotto gli
antichi portici, tanti banchetti in cui sarà possibile assaggiare,
acquistare, imparare a conoscere non solo il Torrone di Cremona ma anche
quello portato da città lontane italiane ed estere.
E poi sarà ancora festa con gli spettacoli, il corteo storico e tanti eventi
tutti gratuiti per il pubblico sempre numeroso.
Sono previsti percorsi per i bimbi per una festa che nasce proprio per loro.
E per gli adulti sarà occasione per conoscere Cremona, famosa per il suo
elegante centro storico, i suoi monumenti, la musica di cui è culla.
Guido Platania Tel 334/6975885 - gp@helponline.it
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LA STORIA
Come
tramanda lo storico latino Tacito, la città fu fondata sotto il consolato di
Tiberio Sempronio e Publio Cornelio (quindi nel 218 a.C.), al tempo in cui
Annibale faceva irruzione in Italia, come baluardo contro i Galli stanziati
al di là del Po e contro ogni altra minaccia che avrebbe potuto scendere
attraverso le Alpi. Il territorio prescelto è, dal punto di vista
geomorfologico, un terrazzo pianeggiante formatosi nel corso dell'ultima
glaciazione, sopraelevato rispetto alla piana alluvionale del fiume che,
all'epoca, aveva un percorso più settentrionale dell'attuale, molto più
vicino alla città di quanto non sia ora. Cremona fu fondata come colonia di
diritto latino: ciò significa che vennero mandati per popolarla coloni dal
centro o dal sud dell'Italia, che restavano legati a Roma per quanto riguarda
la "politica estera" e la guerra, ma che godevano di autonomia
amministrativa. Alla fondazione della città si accompagnarono
l'organizzazione e la divisione del territorio agrario (la cosiddetta centuriazione)
in grandi appezzamenti da assegnare ai coloni.
Dopo una fase di instabilità legata alle incursioni dei Galli, la città
conobbe un lungo periodo di grande prosperità, grazie alla sua posizione
strategica sul Po e lungo la via Postumia, la strada consolare che, dal 148 a.C., attraversava
l'Italia settentrionale collegando i porti di Aquileia e di Genova. Questa
particolare floridezza è testimoniata da un lato dagli scavi archeologici,
che hanno portato alla luce resti di lussuose abitazioni private e di imponenti
edifici pubblici, dall'altro dalle fonti scritte. Sappiamo così che la città,
sede tra l'altro della più celebre fiera agricola della Padania centrale,
univa la ricchezza delle produzioni rurali, dell'artigianato e dei commerci
ad un prestigio culturale tale da richiamare studenti dalle città vicine:
anche Virgilio, adolescente, vi si trasferì per un periodo dalla nativa
Mantova prima di completare gli studi a Mediolanum.
La prosperità di Cremona risulta nitidamente dalla descrizione che lo storico
latino Tacito inserisce nel racconto della distruzione che la città subì in
seguito alle vicende belliche del 69 d.C.
In quell'anno, dopo la morte dell'imperatore Nerone, scoppiò una violenta
guerra civile per la successione al trono imperiale, che vide come
contendenti Otone, Vitellio e Vespasiano.
Due sanguinose battaglie furono combattute nei pressi di Bedriacum (una
piccola città sorta lungo la via Postumia, nell'attuale comune di Calvatone)
e di Cremona; la città, colpevole di aver accolto trionfalmente Vitellio, fu
messa a ferro e fuoco dalle truppe del vincitore Vespasiano.
Dopo la ricostruzione voluta dallo stesso nuovo imperatore, nei decenni
finali del secolo e per tutto il II la città prosperò senza particolari
sussulti e senza entrare nelle vicende della "grande storia", al
pari di molte delle città dell'Italia settentrionale.
Tra il III e il IV secolo la crisi generale dell'impero romano interessò
anche i centri della Pianura Padana, sebbene il ruolo eminente di Mediolanum
(una delle quattro capitali dell'impero tardo antico) avesse ricadute
positive sul territorio e le città vicine.
È certo tuttavia che la rete viaria, non più oggetto di manutenzione, conobbe
un degrado irreversibile e che i terreni coltivati furono in gran parte
abbandonati. Tipico di questo periodo è il sorgere di grandi ville che, da
residenza e sede "di rappresentanza" di potenti possessores, acquisirono
anche la funzione di centri religiosi, dai quali il cristianesimo si propagò
nelle campagne.
Cremona mantenne in questo periodo e per i due secoli successivi la propria
struttura urbanistica e difensiva; la fine della città antica, infatti, viene
generalmente fatta coincidere solo con il 603 d.C., anno in cui fu espugnata
dal longobardo Agilulfo.
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TRACCIA DI UNA VISITA A CREMONA
Sabato 20 novembre
Mattina dedicata alla visita della città di Cremona: l'incontro
è previsto alle 9,30 presso il parcheggio dei pullman in Piazzale Libertà, di
fronte alla sede dei Vigili Urbani. Dopo una breve passeggiata raggiungeremo
il complesso monumentale di Piazza del Comune, forse la più unitaria ed
esemplare tra le piazze medievali
d’Italia. Da un lato si allineano i due edifici civili, il
duecentesco Palazzo Comunale e la
Loggia dei Militi. Dall’altro svetta con i suoi 112 metri il famoso
Torrazzo, la massiccia torre divenuta emblema della città. La sua verticalità
viene quasi enfatizzata dal lungo portico della Bertazzola che lo lega al
Duomo, il quale domina da protagonista con la sua marmorea facciata, severa e
leggiadra insieme. La regolare geometria della piazza viene spezzata in fondo
dalle forme ottagonali del Battistero.
Nel Palazzo Comunale è conservata la preziosa collezione civica
dei capolavori dell’antica liuteria cremonese, con gli strumenti ad arco
realizzati dai grandi maestri del passato quali gli Amati, i Guarneri e
Antonio Stradivari. Proveremo l’esperienza straordinaria dell’audizione di
uno di questi strumenti: un’occasione unica per sentire dal vivo la voce del
violino “Carlo IX” di Andrea Amati del 1566, del “Cremonese 1715” di Antonio
Stradivari, o ancora dello “Stauffer 1734” di Giuseppe Guarneri del Gesù.
Nel pomeriggio consigliamo la visita di una delle diverse
botteghe liutaie convenzionate per scoprire le fasi della costruzione degli
strumenti ad arco secondo il metodo tradizionale cremonese e i vari aspetti
della liuteria (storia del violino, perizie, restauro, segreti e leggende).
Oppure una piccola passeggiata per le vie della città, per scoprire i bei
palazzi rinascimentali (Palazzo Fodri e Palazzo Stanga; Palazzo Affaitati
sede del Museo Stradivariano, della Pinacoteca e del Museo Civico; Palazzo
Raimondi, sede della Scuola Internazionale di Liuteria; palazzo Trecchi) e le
chiese ricche di capolavori (Sant’Agostino e la sua tavola del Perugino;
Santa Margherita con affreschi dei Campi e di Bonifacio Bembo; eccetera).
Domenica 21 novembre
’10
Un suggerimento: prima di
lasciare la città, non mancate di fare una breve tappa in periferia per
visitare la rinascimentale chiesa di San Sigismondo, eretta per volere di
Bianca Maria Visconti e interamente affrescata dai maestri del manierismo
locale: dai fratelli Campi a Bernardino Campi (omonimo, ma non parente),
Camillo Boccaccino, Bernardino Gatti.
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Museo Civico "Ala
Ponzone"
Nel cinquecentesco palazzo Affaitati ha sede la Pinacoteca del Museo
Civico "Ala Ponzone".
Costituitasi nel corso dei secoli a partire dal Cinquecento, principalmente
con le raccolte della famiglia Ponzone, legata ad uso pubblico col testamento
del marchese Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone nel 1842, ed ampliata con le
opere provenienti da alcune soppresse chiese cremonesi, la raccolta di
dipinti e sculture assomma oggi a più di duemila pezzi, solo in parte esposti
nelle sale del Museo.
La sezione dedicata al Medio Evo e al Quattrocento, con sculture, affreschi
strappati, tavolette da soffitto e una ampia selezione della produzione
legata alle opere dei Bembo, è allestita nella prima sala.
La Galleria
della pittura cremonese del Cinquecento offre una completa antologia dei
pittori che documentano il passaggio dalla tradizione quattrocentesca alla
maniera moderna (Boccaccino, Pedro Fernandez, Aleni e Galeazzo Campi) e
l'affermazione della nuova sensibilità rinascimentale attraverso le opere di
Camillo Boccaccino, di Gian Francesco Bembo e dei Campi, anticipatori della
sensibilità naturalistica che approderà a Caravaggio, qui illustrato dal
celebre San Francesco in meditazione.
La Sala di San
Domenico ospita una serie di opere provenienti dalla demolita chiesa dei
frati predicatori e mostra gli apporti milanesi nella cultura locale del
Seicento (Cerano, Nuvolone, Procaccini).
Le sale successive sono dedicate alla natura morta cremonese (in questa sala,
tra l'altro, è esposto il celebre dipinto di Giuseppe Arcimboldi
"L'ortolano"), ai ritratti di casa Ponzone e alle testimonianze
della pittura dei secoli XVII (Genovesino), XVIII e XIX con l'affermazione
del Neoclassicismo (Diotti) e del Romanticismo (Piccio).
Le ultime due sale accolgono una selezione di arti applicate (porcellane
orientali, ceramiche e maioliche lombarde ed europee, avori, smalti).
Al secondo piano vi ha sede la sezione dedicata all'iconografia di Cremona,
con opere legate alla storia della città e alla sua rappresentazione
pittorica.
Le successive sale del piano offrono una panoramica della pittura lombarda e
cremonese del secondo Ottocento (Gorra, Colombi Borde) e del Novecento
(Vittori, Rizzi).
Al terzo piano è il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe: vi ha sede la
collezione grafica delle Raccolte museali, che assomma a circa duemila
disegni e quattromila stampe. Il Gabinetto possiede uno spazio espositivo e
alcune stanze per la consultazione del materiale. Tra la collezione di
disegni emerge il gruppo dei fogli cremonesi del Cinquecento; mentre il
nucleo più interessante della raccolta di stampe è rappresentato dai circa
duecento esemplari risalenti ai secoli XV-XVI.
Museo Stradivariano
E'
con l'anno 1893 che inizia la storia del Museo Stradivariano, in quell'anno
veniva accettata dalla città di Cremona la donazione di Giovanni Battista
Cerani, consistente in forme, modelli, e attrezzi vari appartenuti a liutai
cremonesi, alcuni dei quali ad Antonio Stradivari.
Nel 1895 Pietro Grulli contribuì ad incrementare la prima donazione
aggiungendo quattro morse a vite in legno di origine stradivariana. Ma ciò
che costituisce la parte più significativa del Museo è quanto rappresentato
dai reperti provenienti dalla collezione di Ignazio Alessandro Cozio conte di
Salabue. Nato nel 1755, egli viene considerato il primo grande studioso di
liuteria. Con l'acquisto di quanto era rimasto del laboratorio di Stradivari,
Alessandro Cozio poté alimentare il grande interessa che aveva sempre
dimostrato per questioni di carattere liutario e divenne ben presto un
personaggio di rara competenza in questa disciplina. La collezione Salabue,
costituita da forme in legno, modelli in carta e attrezzi vari, che venivano
impiegati per la costruzione di violini, viole, violoncelli e altri strumenti
ancora, dopo numerose vicissitudini fu venduta nel 1920 dall'ultima erede di
Cozio, la marchesa Paola Dalla Valle del Pomaro, al liutaio bolognese Giuseppe
Fiorini, per la cifra di centomila lire. Prima della donazione al Comune di
Cremona questa inestimabile collezione fu oggetto di profondo studio di
Simone Fernando Sacconi, che a quel tempo si trovava ancora in Italia.
Sacconi riordinò tutti i reperti che la costituivano dando precise
informazioni sul loro uso. Molteplici furono le difficoltà incontrate da
Fiorini nel cercare di formare una scuola di liuteria italiana che potesse
avvalersi di quel prezioso materiale. Dopo diversi tentativi effettuati in varie
città italiane, Giuseppe Fiorini, nell'aprile del 1930, donò al Museo Civico
di Cremona l'intera collezione dei cimeli del grande liutario cremonese.
Il 26 ottobre 1930, il senatore Alfredo Rocco, allora Ministro di grazie e
giustizia, inaugurò la
Sala Stradivariana in Palazzo Affaitati, da poco divenuto
sede dei Civici Musei, dove venne esposta la collezione Salabue-Fiorini
insieme ai reperti delle precedenti donazioni. Dopo il trasferimento dalla
primitiva sede a Palazzo dell'Arte, il Museo Stradivariano ritornò in Palazzo
Affaitati per trovare poi, nel 1979, una nuova sistemazione nelle sale
precedentemente occupate dall'Archivio di Stato, in Via Palestro. Dal 13
dicembre 2001 il Museo trova la sua definitiva collocazione nelle sale
settecentesche del piano nobile di Palazzo Affaitati. Il Museo è organizzato
in tre sezioni:
• quella che contiene un itinerario relativo alla costruzione della viola
contralto secondo la tradizione della scuola classica cremonese; per questa
prima sezione è stato scelto il corredo della viola contralto del 1690, in quanto risulta
essere uno dei più completi fra quelli conservati nel museo stesso; lo stesso
itinerario è stato studiato e organizzato anche per non vedenti e i
ipovedenti;
• il gruppo di strumenti che ricorda, per la maggior parte liutai italiani
che operarono dalla seconda metà del XIX secolo sino alla prima metà del XX
secolo;
• la collezione Salabue-Fiorini esposta in sedici bacheche che contengono ben
710 reperti provenienti dal laboratorio di Antonio Stradivari.
PERCORSO DI VISITA AL
MUSEO STRADIVARIANO DEDICATO AI NON VEDENTI E IPOVEDENTI
All'interno del Museo Stradivariano è stato realizzato e inaugurato nel 2003
un percorso di visita per non vedenti e ipovedenti, allo scopo di rendere
fruibile il patrimonio culturale a persone che ne sarebbero tradizionalmente
escluse.
Per questo progetto sono stati intrecciati proficui rapporti di
collaborazione con diverse Istituzioni quali l'Istituto dei Ciechi di Milano,
il Gruppo "Vediamoci Insieme" della Croce Rossa Italiana - Comitato
di Cremona e l'Unione Italiana Ciechi di Cremona, che hanno anche validamente
partecipato al progetto con consulenze e collaborazioni. Per loro tramite il
Sistema è entrato in relazione con la realtà dei diversamente abili.
Si tratta dell'allestimento di un percorso significativo all'interno
dell'ordinamento espositivo e didattico del Museo Stradivariano, per la
dimostrazione e esemplificazione acustico-tattile del processo di
realizzazione dello strumento ad arco secondo i canoni della prestigiosa
scuola liutaria cremonese. Tale percorso comprende, oltre a una segnaletica
orientativa a caratteri nero e braille, nove vetrine appositamente studiate e
realizzate per la ricostruzione del procedimento di realizzazione di un
violino attraverso l'assemblaggio di elementi (su modello di strumenti
stradivariani della collezione "Gli Archi del Palazzo Comunale di
Cremona"). Tali parti sono destinate ad essere manipolate e assemblate
dal visitatore.
Vi sono poi un'apparecchiatura di riproduzione dei suoni dei diversi
strumenti ad arco, da attivare alla fine del percorso, e un'attrezzatura walk
assistant di audioguida con testi esplicativi del processo di realizzazione
del violino.
È stato anche realizzato il catalogo in braille e nero del Museo Stradivariano.
PERCORSO DI VISITA AL MUSEO STRADIVARIANO DEDICATO AI NON UDENTI
Dopo la positiva esperienza del percorso dedicato ai non vedenti e ipovedenti
relativo al Museo stradivariano, e confortata dal riscontro assai positivo di
tale iniziativa presso i visitatori, l'Amministrazione Comunale ha ritenuto
di allestire un percorso dedicato ai non udenti realizzato in collaborazione
con il "Centro Comunicare è vivere" di Milano.
Il progetto, oggi concretamente realizzato, permette alla direzione del
sistema museale di proseguire nello sforzo di rendere fruibile il patrimonio
artistico della città anche a quelle categorie di persone che, a causa
dell'handicap, ne sono "tradizionalmente" escluse.
Da questa proficua collaborazione è nato il DVD interattivo dedicato alla
storia e alle collezioni del Museo stradivariano, nonché alla Collezione dei
violini che rappresenta la tradizione liutaria cremonese attraverso le
famiglie degli Amati, Guarneri, Stradivari. Realizzato in modalità dedicate
alle persone non udenti, il DVD è comunque fruibile da tutti, accomunando
così gli amanti dell'arte e delle tradizioni del passato nel piacere della
scoperta di un patrimonio unico al mondo.
Le Associazioni e gli interessati possono richiedere il DVD presso il Museo
Civico Ala Ponzone.
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Collezione "Gli Archi di Palazzo Comunale"
In una sala di questo Palazzo è in esposizione la
collezione di strumenti ad arco, fra le più importanti che si conoscano.
Gli strumenti esposti tracciano la storia di quella che è stata la più grande
scuola liutaria di ogni tempo, nata e sviluppatasi in Cremona dalla prima
metà del XVI secolo alla prima metà del XVIII secolo.
Violino: "II Carlo IX di Francia" costruito da Andrea Amati nel
1566
Viola: "La Stauffer",
costruita da Antonio e Gerolamo Amati nel 1615
Violino:"L'Hammerle", costruito da Nicolò Amati nel 1658
Violino: "Il Clisbee", costruito da Antonio Stradivari nel 1669
Violino: costruito da Francesco Ruggeri nel 1675
Violino: "Il Quarestani", costruito da Giuseppe Guarneri figlio di
Andrea nel 1689
Violoncello: "ex Cristiani", costruito da Antonio Stradivari nel
1700
Violino:"Il Cremonese 1715", costruito da Antonio Stradivari nel
1715
Violino:"Il Vesuvius", costruito da Antonio Stradivari nel 1727
Violino: "Lo Stauffer", costruito da Giuseppe Guarneri, detto del
Gesù, nel 1734
Violino:"Lo Stauffer", costruito da Enrico Ceruti nel 1868
Violino: costruito da Simone Fernando Sacconi nel 1941
GLI ARCHI DI PALAZZO COMUNALE
Il violino appare nella prima metà del XVI secolo e ha in Andrea Amati il
primo dei liutai cremonesi che si distingue nella costruzione di strumenti ad
arco.
Alcune considerazioni, di non poco peso, danno un consistente contributo al
sostegno di questa tesi: il fatto che Andrea Amati sia nato attorno al 1505
ridimensiona decisamente l'importanza che si è creduto di attribuire alla
città di Brescia, in quanto patria del violino con Gasparo Bortolotti da
Salò, nato nel 1540; il gruppo di strumenti commissionati da Carlo IX di
Francia, poco dopo la prima metà del XVI secolo, ad Andrea Amati dimostra che
a quel tempo, quando Gasparo da Salò era poco più che ventenne l'arte del
liutaio cremonese fosse conosciuta ben oltre i confini italici.
Due dei figli di Andrea, Antonio e Gerolamo, si dedicano alla liuteria e
lavorano nella bottega del padre. Nicolò Amati, figlio di Gerolamo, si
afferma nel XVII sec. proseguendo il cammino nel solco dei suoi predecessori.
Dalla seconda metà del XVII secolo lavora in Cremona il più celebre dei
liutai: Antonio Stradivari. Nascono così i più grandi capolavori che la
storia della liuteria conosca. Un posto fra i grandi della liuteria cremonese
spetta a Giuseppe Guarneri del Gesù il quale, benché più giovane di
Stradivari di circa mezzo secolo, gli sopravvive di pochi anni.
Inutile sarebbe ricercare in Guarneri del Gesù la raffinatezza di linee
espresse dagli Amati e da Stradivari nei loro lavori.
Piuttosto sembra lecito pensare che le attenzioni maggiori del maestro siano
rivolte a problemi di carattere acustico: la prontezza di del suono, in
strumenti dal taglio vigoroso, senza per altro che questa ultima si dissoci
dalla capacità di penetrazione e al tempo stesso dalla dolcezza.
Andrea Amati
il Carlo IX, 1566 c. - violino
Questo violino faceva parte di un gruppo di strumenti costruiti per la corte di
Carlo IX di Francia, gruppo formato da piccoli violini, grandi violini, viole
e violoncelli, ed è uno dei soli quattro superstiti tra i violini di grande
formato. È uno strumento ancora pienamente efficiente, in ottimo stato di
conservazione. Sul fondo sono visibili ampie tracce dello stemma di Carlo IX.
Sulle fasce si nota invece ancora parte del motto "Pietate et
Justitia".
La Commissione preposta a redigere il verbale peritale, nel maggio del 1966
riconobbe il grande valore artistico e storico dello strumento e concluse che
esso era idoneo sotto tutti gli aspetti". Proveniente dalla famosa
collezione Henry Hottinger, passato in seguito alla Casa Wurlitzer di New
York, fu acquistato presso quest'ultima dall'Ente Provinciale peril Turismo
di Cremona, e donato poi alla città il 25 febbraio 1966.
Antonio e Gerolamo Amati
la Stauffer,
1615 - viola
La viola di proprietà di S.H. Danks, prima viola dell'orchestra B.B.C. di
Londra, fu acquistata dalla fondazione musicologia W. Stauffer di Cremona nel
mese di maggio 1966 e depositata presso la collezione "Gli Archi del
Palazzo Comunale di Cremona".
In realtà la viola è stata costruita da Gerolamo, in quanto il fratello
Antonio era morto nel 1607.
L'etichetta porta però anche il nome di Antonio perché
Gerolamo utilizzò sempre la stessa fino al termine della sua attività. La
viola, finemente lavorata, presenta un eccellente stato di conservazione. La
vernice, tutta allo stato originale, è di un bel colore bruno dorato. La
qualità sonora della viola si basa su un indiscutibile equilibrio timbrico
fra le quattro corde.
Nicolò Amati
l'Hammerle, 1658 - violino
Costruito su forma grande, questo strumento rappresenta degnamente l'arte di
Nicolò Amati, che più di tre secoli fa portò la liuteria ad un notevole
livello. Violino di squisita fattura, ricco di vernice originale possiede
straordinarie qualità acustiche che denunciano l'appartenenza dello stesso ad
un'unica matrice: la prestigiosa scuola cremonese. Proveniente dalla
collezione di Teodoro Hammerle, fu posseduto in seguito da Henry Hottinger;
successivamente passò alla Casa Wurlitzer di New York, dalla quale fu
acquistato per iniziativa dell'Ente Provinciale per il Turismo di Cremona
nell'autunno del 1966 con sottoscrizione cittadina "un dollaro per il
Nicolò Amati".
Antonio Stradivari
il Clisbee, 1669 - violino
Lo strumento, dono dei coniugi Evelyn e Herbert Axelrod, è del primo periodo
della produzione stradivariana dove il riferimento alle opere di Nicolò Amati
appare evidente pur mostrando già la forte personalità di Stradivari. Il
violino è entrato a far parte della collezione "Gli Archi del Palazzo
Comunale di Cremona".
Francesco Ruggeri
1675 - violino
Considerato dagli esperti di pregevole fattura e di notevole qualità
acustica, questo violino, è stato concesso in comodato gratuito al Comune di
Cremona. Il violino, il 27 ottobre 1937, in occasione del Bicentenario
Stradivariano svoltosi a Cremona, venne sottoposto all'esame di una
commissione internazionale composta da: Fridolin Hamma, Simone Fernando
Sacconi, Leandro Bisiach senior, Mario Corti, Ignazio Caporali, Paolo
Deschamp, Max Moller che ne attestò l'autenticità e lo definì un bellissimo
esemplare di Francesco Ruggeri detto il "Per" . Vi è anche un
ulteriore certificato di autenticità compilato dalla casa Beare di Londra del
24 marzo 2006.
Giuseppe Guarneri (figlio di Andrea)
il Quarestani, 1689 - violino
Attribuito, come si legge nell'expertise redatta dalla casa John & Arthur
Beare, di Londra, a Giuseppe Guarneri, figlio di Andrea, il violino, sempre
secondo detta expertise, è stato costruito nel laboratorio del padre Andrea
nell'anno 1689, come risulta dalla etichetta originale collocata nell'interno
dello strumento. Questo violino va considerato come un esempio caratteristico
del primo periodo della produzione del maestro cremonese, anche se sono da
escludere, da questa valutazione, le "effe" che sono state
allargate. Strumento di bella fattura, possiede notevoli qualità acustiche.
Per la costruzione sono stati impiegati legni pregevoli, dall'acero con marezzatura
molto pronunciata, all'abete rosso con venatura molto fine al centro; la
vernice è di un caldo arancio bruno su fondo più chiaro. Il violino è di
proprietà del Comune di Cremona.
Antonio Stradivari
ex Cristiani, 1700 - violoncello
La Fondazione W.
Stauffer, l'11 novembre 2005,
ha acquistato il violoncello "Cristiani"
costruito da Antonio Stradivari nel 1700. Si realizzava così il sogno del
presidente della fondazione, Paolo Salvelli, di affiancare alle altre celebri
opere che costituiscono la collezione "Gli archi di Palazzo Comunale di
Cremona" un violoncello in modo da completare strumentalmente la forma
che costituisce l'ensemble quartettistica (2 violini, 1 viola e 1
violoncello). Il suo stato di conservazione è eccezionale; la bellezza dell'acero
del fondo si accoppia alla particolare qualità dell'abete rosso della tavola
armonica e all'eccellenza della vernice. L'equilibrio fra le quattro corde e
la prontezza di emissione del suono pongono questo strumento tra le opere più
significative di Stradivari. Il nome di questo strumento ricorda quello della
giovane violoncellista Lisa Cristiani che lo possedette e alla quale
Mendelssohn dedicò la "Romanza senza parole" op. 109.
Antonio Stradivari
il Cremonese, 1715 - violino
Conosciamo poco più di dieci violini costruiti nel 1715, tra questi l'Alard,
il Tiziano, l'Imperatore, il Bazzini, il Rode: quello appartenente alla
civica collezione di Cremona può figurare degnamente tra i primissimi di
questo gruppo. È un violino di grande formato. La bellezza del lavoro viene
esaltata dalla particolare qualità del legno impiegato dal maestro cremonese,
e da una vernice arancione dorato, tutta allo stato originale. Strumento
generosissimo di voce, anche nelle zone meno favorite, dimostra una
straordinaria vitalità. Eccezionale l'equilibrio timbrico dalle note gravi
alle acute. La corda di Sol è particolarmente dotata sul piano del volume; la
capacità di penetrazione e di espansione della voce di questo strumento ben
si accomunano ad una straordinaria prontezza di emissione della voce stessa.
Acquistato nel 1961 dall'Ente Provinciale per il Turismo di Cremona presso la Casa W. E. Hill &
Sons di Londra, venne in seguito donato alla città.
Antonio Stradivari
il Vesuvius, 1727 - violino
Nel 1977 Remo Lauricella, violinista e compositore, in visita alla collezione
"Gli Archi del Palazzo Comunale di Cremona", confidò al
conservatore, che era sua intenzione donare, dopo la sua morte, il suo
strumento, conosciuto come "Vesuvius" del 1727 di Antonio Stradivari.
Lauricella moriva il 19 gennaio 2003, il Comune di Cremona venne informato
che, in una clausola dell'ultimo testamento era stato previsto il lascito del
suo violino "Stradivarius Vesuvius", al sindaco e ai consiglieri in
carica della città di Cremona. Scattò un'entusiasmante gara di solidarietà e
di iniziative per raccogliere fondi necessari per pagare l'imposta di
successione. Il 3 novembre 2005 una delegazione cremonese, guidata dal
sindaco Gian Carlo Corada, ritirò da Londra il violino.
Giuseppe Guarneri (detto del Gesù)
1734 - violino
Già nel 1830 il violino apparteneva alla famiglia italiana Bravi Mazzo; il 22
febbraio del 1916 veniva in possesso di un certo D. Saluzzo. Nell'aprile del
1924 la casa di Hjorth di Copenaghen lo vendeva a H.L.Wessel, abitante in quella
città. Dal 1972 al 1977 è stato usato dal celebre violinista Pinchas Zukerman
per concerti in tutto il mondo e per la registrazione di numerosi dischi. È'
uno degli strumenti meglio conservati, appartenenti al secondo periodo del
maestro cremonese. Costruito con bel legno, possiede eccellenti qualità
acustiche; la vernice è di colore giallo arancio su fondo dorato. Il violino,
di proprietà della Fondazione musicologia "Walter Staufffer", è
stato acquistato nell'aprile del 1980 e depositato presso la collezione
"Gli Archi del Palazzo Comunale di Cremona".
Enrico Ceruti
lo Stauffer, 1868 - violino
Enrico Ceruti, figlio ed allievo di Giuseppe, nacque a Cremona nel 1806. Il
suo nome di battesimo era, in effetti, Riccardo Fabio e fu in seguito
soprannominato Enrico. Partecipò a diverse mostre e concorsi nazionali e
internazionali, vincendo anche alcuni premi. Morì nel 1883. Il violino è
stato acquistato dal Centro di Musicologia "Walter Stauffer" di
Cremona e depositato presso la collezione "Gli Archi del Palazzo
Comunale di Cremona".
Simone Fernando Sacconi
1941 - violino
Questo straordinario violino si trova ampiamente illustrato in "Loan
exbition of stringed instruments and bows" commemorating the seventieth
birthday of Simone Fernando Sacconi, New York City October 1966. Simone
Fernando Sacconi, universalmente ritenuto uno dei più grandi liutai di ogni
tempo, trasse l'ispirazione, per la costruzione di questa mirabile opera,
dagli strumenti intarsiati di Antonio Stradivari, in particolare l'intarsio è
riferito al violino Hellier del 1679. Il violino è di proprietà del Comune di
Cremona.
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