Franco Corti
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frank.c51@alice.it
Oppure a
Guido Platania
Tel 334/6975885
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gp@helponline.it
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Domenica 4 Ottobre 2009
LA
VAL CODERA
Dopo Colico (finito il lago di Como),
incominciano le valli che si infilano nella Alpi
verso la Svizzera. Poco dopo il lago di Mezzola
parte la Val Codera. In Val Codera c’è un paesino che
ha fatto una scelta. Quando gli hanno proposto di fare
una bella strada asfaltata che portasse fino a loro, hanno deciso di no. Ora
tutto quello che arriva lì deve passare sulle spalle
degli abitanti, magari aiutati da qualche mulo (ma non escludo che ci sia
anche qualche piccola teleferica ad aiutare).
Franco ci propone una camminata per andarli
a trovare:
Ma ecco che cosa propone Franco:
Ritrovo cascina Gobba ore 8.00.
partenza per Novate Mezzola ore 8.15
arrivo previsto ore 10.00
inizio camminata ORE 10.15
arrivo al paese Codera
ore 12.00
si parte da mt.316
da Mezzolpiano per arrivare a Codera
a mt.925, dislivello in salita mt.609. Percorso su gradinata.
Attrezzatura consigliate: scarpe da
trekking e bastoncini.
Vista la stagione si può trovare le
castagne sul sentiero.
Pranzo al sacco con possibilità di pranzare
al rifugio se si arriva in orario decente.
Rientro alle ore 15.00 da Codera
Mezzi di trasporto auto propria con spese
da suddividere
Per chi volesse andare in treno:
partenza Milano p.Garibaldi ore 07.10 arrivo a Colico ore 8.35.
partenza da Colico ore 8.40 arrivo a Novate
Mezzola ore 8.50
Rientro: Novate Mezzola
ore 17.23 arrivo a Colico ore 17.32
Colico 17.47 arrivo a Milano C.LE 19.30
ATTENZIONE!! – si
tratta di una gita tra amici senza quota di partecipazione e con suddivisione
delle spese. OGNUNO E’ RESPONSABILE DI SE’ STESSO.
La
Val Codera nel Comune di Novate Mezzola in Provincia di
Sondrio è facilmente raggiungibile da Milano sia utilizzando il treno che
l'automobile.
Nel
primo caso partendo dalla Stazione Centrale di Milano si deve scendere alla fermata
Colico. Da qui si cambia treno (fate attenzione per il
fatto che a volte tale passaggio viene sostituito da pullmann che partono sempre dal parcheggio di tale
stazione) e si raggiunge la stazione di Novate Mezzola località in cui inizia il sentiero verso la Val Codera. Consultate
il sito di Trenitalia per gli orari dei treni.
Nel
caso di utilizzo di automobile dirigersi da Milano attraverso la Superstrada 36 verso Lecco (circa 50 Km) e successivamente dopo altri
40 Km (Trivio di Fuentes) , al termine delle
gallerie, seguire l'indicazione Valchiavenna. A
questo punto dopo circa 12 Km. si arriva a Novate Mezzola. In
corrispondenza della Farmacia subito dopo la Stazione svoltare a destra (Via Ligoncio) e seguire tale strada sino a raggiungere un
parcheggio situato ai piedi della montagna da cui inizia il sentiero per la Val Codera.
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Programma
di massima
8.00 Ritrovo Cascina Gobba.
12.00 circa arrivo a Codera
15.00 circa partenza da Codera
Spesa prevista –
Macchina, suddivisione spese.
Pranzo al sacco
Possibilità di pranzo al rifugio
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Bene, fatte le doverose premesse, mettiamoci
in cammino. Il percorso integrale parte da Novate Mezzola, paese posto all'imbocco della Val Chiavenna, e precisamente dai 316 metri del
parcheggio di Mezzolpiano (lo raggiungiamo seguendo
le indicazioni per la valle, e salendo alla parte alta del paese, sulla
sinistra), dal quale si stacca una bellissima mulattiera, larga un paio di
metri, spesso scalinata ed incisa nel granito, che
sale, nel primo tratto, in un bosco di castagni. La Val
Codera è l'unica fra le valli maggiori della
provincia di Sondrio a non essere accessibile alle automobili: questo le
conferisce un fascino per molti aspetti unico.
Le fatiche iniziali impongono qualche sosta, anche perché il fiato non è
ancora rotto. In particolare, ad una prima cappelletta ci si può volgere alle spalle per ammirare
l’ottimo colpo d’occhio sul Pian di Spagna e sul lago di Novate
Mezzola, cui fa da cornice, sul fondo, spostato a
sinistra, il massiccio corno del monte Legnone,
estrema propaggine occidentale della catena orobica. Poi alla cornice di un
gentile bosco di castagni si sostituisce quella più
severa della nuda roccia, il granito, signore del Sentiero Roma. Un granito
che, però, in questa zona l’uomo ha piegato al suo servizio: si tratta,
infatti, del San Fedelino, qualità pregiata che ha dato
determinato l’apertura di numerose cave. Il sentiero è qui scavato proprio nel granito, e solo così
può scavalcare la forra terminale della valle, che precipita, selvaggia, per
circa 300 metri, sul fondo del torrente Codera.
Più avanti, incontriamo, a quota 714, una seconda cappelletta,
al culmine dello sperone roccioso che veglia il fianco settentrionale della
bassa Val Codera; poi ci
tocca una prima discesa, all’ombra di un bosco di betulle, olmi e castagni,
fino ad un valloncello, superato il quale
riprendiamo a salire, fino all'abitato di Avedee,
posto a 790 metri, sul lungo dosso che scende verso sud-est dal monte omonimo
(m. 1405). Dalle sue baite solitarie si vede bene Codera,
il centro principale della valle. Sulla sua verticale, il pizzo di Prata (m. 2727), denominato anche “Pizzasc”,
che sovrasta, sul lato opposto della catena montuosa, anche Prata Camportaccio. Ad Avedèe troviamo anche graziosa chiesetta.
Ci tocca, ora, un tratto in discesa, elegantemente scalinato, con qualche
tornante: scendiamo di un centinaio di metri per superare valloni dirupati,
che ci impongono poi diversi saliscendi, ed anche l’attraversamento di due
gallerie paramassi. Prima della seconda, superiamo un breve tratto nel quale
la montagna sembra incombere proprio sul nostro capo: un grande roccione si ripiega sopra la nostra testa, come una bocca
pronta a richiudersi.
Attraversata la seconda gallerie si torna a salire,
si incontra una nuova cappelletta e si raggiunge il
piccolo cimitero del paese. Una
scritta sulla parete della cappelletta antistante
ci invita a meditare sulla fragilità della condizione umana: “Ciò che noi fummo un dì voi siete adesso, chi si scorda di noi scorda
se stesso”. No, non ci vogliamo scordare di chi riposa qui. Delle generazioni
che qui, in questa valle aspra ed insieme dolce,
hanno visto dipanarsi l’intero filo dell’esistenza, un’esistenza quieta,
severa, anche misera, difficilmente immaginabile. L’esistenza di chi ha
dovuto strappare alla valle di che sopravvivere, mentre noi, ora, strappiamo
scampoli di emozioni profonde. Dentro la cappelletta, la Madonna della visione dell’Apocalisse,
coronata di stelle, nell’atto di schiacciare il dragone-serpente, simbolo del
male. Proseguiamo, incontrando un’altra cappelletta.
Ed ecco, infine, l'imponente campanile della chiesa di S.
Giovanni Battista (m. 825), staccato dal corpo della chiesa. E, nella
piazza della chiesa, uno dei due rifugi che qui si trovano, la Locanda Risorgimento
(il secondo rifugio, nella parte più alta del paese, è denominato "Osteria alpina").
Siccome la prima tappa del sentiero è la meno impegnativa, vale la pena di
fermarsi a gustare l'abitato, che non rimane deserto neppure nei mesi
invernali e presenta, fra gli altri motivi di interesse,
un caratteristico museo etnografico, nell’edificio dell’ex-oratorio.
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