Franco Corti

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Domenica 4 Ottobre 2009

LA VAL CODERA

 

Dopo Colico (finito il lago di Como), incominciano le valli che si infilano nella Alpi verso la Svizzera. Poco dopo il lago di Mezzola parte la Val Codera. In Val Codera c’è un paesino che ha fatto una scelta. Quando gli hanno proposto di fare una bella strada asfaltata che portasse fino a loro, hanno deciso di no. Ora tutto quello che arriva deve passare sulle spalle degli abitanti, magari aiutati da qualche mulo (ma non escludo che ci sia anche qualche piccola teleferica ad aiutare).

Franco ci propone una camminata per andarli a trovare:

Ma ecco che cosa propone Franco:

Ritrovo  cascina Gobba ore 8.00.

partenza per Novate Mezzola ore 8.15

arrivo previsto ore 10.00

inizio camminata ORE 10.15

arrivo al paese Codera ore 12.00

si parte da mt.316 da Mezzolpiano per arrivare a Codera a mt.925, dislivello in salita mt.609. Percorso su gradinata.

Attrezzatura consigliate: scarpe da trekking e bastoncini.

Vista la stagione si può trovare le castagne sul sentiero.

Pranzo al sacco con possibilità di pranzare al rifugio se si arriva in orario decente.

Rientro alle ore 15.00 da Codera

Mezzi di trasporto auto propria con spese da suddividere

 

Per chi volesse andare in treno:

 partenza Milano p.Garibaldi  ore 07.10 arrivo a Colico ore 8.35.

 partenza da Colico ore 8.40 arrivo a Novate Mezzola ore 8.50

Rientro: Novate Mezzola ore 17.23 arrivo a Colico ore 17.32

 Colico 17.47 arrivo a Milano C.LE 19.30

 

ATTENZIONE!! – si tratta di una gita tra amici senza quota di partecipazione e con suddivisione delle spese. OGNUNO E’ RESPONSABILE DI SE’ STESSO.

La Val Codera nel Comune di Novate Mezzola in Provincia di Sondrio è facilmente raggiungibile da Milano sia utilizzando il treno che l'automobile.

Nel primo caso partendo dalla Stazione Centrale di Milano si deve scendere alla fermata Colico. Da qui si cambia treno (fate attenzione per il fatto che a volte tale passaggio viene sostituito da pullmann che partono sempre dal parcheggio di tale stazione) e si raggiunge la stazione di Novate Mezzola località in cui inizia il sentiero verso la Val Codera. Consultate il sito di Trenitalia per gli orari dei treni.

Nel caso di utilizzo di automobile dirigersi da Milano attraverso la Superstrada 36 verso Lecco (circa 50 Km) e successivamente dopo altri 40 Km (Trivio di Fuentes) , al termine delle gallerie, seguire l'indicazione Valchiavenna. A questo punto dopo circa 12 Km. si arriva a Novate Mezzola. In corrispondenza della Farmacia subito dopo la Stazione svoltare a destra (Via Ligoncio) e seguire tale strada sino a raggiungere un parcheggio situato ai piedi della montagna da cui inizia il sentiero per la Val Codera.

 

Programma di massima

8.00 Ritrovo Cascina Gobba.

12.00 circa arrivo a Codera

15.00 circa partenza da Codera

 

 

Spesa prevista

 

Macchina, suddivisione spese.

Pranzo al sacco

Possibilità di pranzo al rifugio


Codera (foto M.Dei Cas)Bene, fatte le doverose premesse, mettiamoci in cammino. Il percorso integrale parte da Novate Mezzola, paese posto all'imbocco della Val Chiavenna, e precisamente dai 316 metri del parcheggio di Mezzolpiano (lo raggiungiamo seguendo le indicazioni per la valle, e salendo alla parte alta del paese, sulla sinistra), dal quale si stacca una bellissima mulattiera, larga un paio di metri, spesso scalinata ed incisa nel granito, che sale, nel primo tratto, in un bosco di castagni. La Val Codera è l'unica fra le valli maggiori della provincia di Sondrio a non essere accessibile alle automobili: questo le conferisce un fascino per molti aspetti unico.
Le fatiche iniziali impongono qualche sosta, anche perché il fiato non è ancora rotto. In particolare, ad una prima cappelletta ci si può volgere alle spalle per ammirare l’ottimo colpo d’occhio sul Pian di Spagna e sul lago di Novate Mezzola, cui fa da cornice, sul fondo, spostato a sinistra, il massiccio corno del monte Legnone, estrema propaggine occidentale della catena orobica. Poi alla cornice di un gentile bosco di castagni si sostituisce quella più severa della nuda roccia, il granito, signore del Sentiero Roma. Un granito che, però, in questa zona l’uomo ha piegato al suo servizio: si tratta, infatti, del San Fedelino, qualità pregiata che ha dato determinato l’apertura di numerose cave. Il sentiero è qui Saline (foto M.Dei Cas)scavato proprio nel granito, e solo così può scavalcare la forra terminale della valle, che precipita, selvaggia, per circa 300 metri, sul fondo del torrente Codera.
Più avanti, incontriamo, a quota 714, una seconda cappelletta, al culmine dello sperone roccioso che veglia il fianco settentrionale della bassa Val Codera; poi ci tocca una prima discesa, all’ombra di un bosco di betulle, olmi e castagni, fino ad un valloncello, superato il quale riprendiamo a salire, fino all'abitato di Avedee, posto a 790 metri, sul lungo dosso che scende verso sud-est dal monte omonimo (m. 1405). Dalle sue baite solitarie si vede bene Codera, il centro principale della valle. Sulla sua verticale, il pizzo di Prata (m. 2727), denominato anche “Pizzasc”, che sovrasta, sul lato opposto della catena montuosa, anche Prata Camportaccio. Ad Avedèe troviamo anche graziosa chiesetta.
Ci tocca, ora, un tratto in discesa, elegantemente scalinato, con qualche tornante: scendiamo di un centinaio di metri per superare valloni dirupati, che ci impongono poi diversi saliscendi, ed anche l’attraversamento di due gallerie paramassi. Prima della seconda, superiamo un breve tratto nel quale la montagna sembra incombere proprio sul nostro capo: un grande roccione si ripiega sopra la nostra testa, come una bocca pronta a richiudersi.
Attraversata la seconda gallerie si torna a salire, si incontra una nuova cappelletta e si raggiunge il piccolo cimitero del paese. La piana di Bresciadega (foto M.Dei Cas)Una scritta sulla parete della cappelletta antistante ci invita a meditare sulla fragilità della condizione umana: “Ciò che noi fummo un dì voi siete adesso, chi si scorda di noi scorda se stesso”. No, non ci vogliamo scordare di chi riposa qui. Delle generazioni che qui, in questa valle aspra ed insieme dolce, hanno visto dipanarsi l’intero filo dell’esistenza, un’esistenza quieta, severa, anche misera, difficilmente immaginabile. L’esistenza di chi ha dovuto strappare alla valle di che sopravvivere, mentre noi, ora, strappiamo scampoli di emozioni profonde. Dentro la cappelletta, la Madonna della visione dell’Apocalisse, coronata di stelle, nell’atto di schiacciare il dragone-serpente, simbolo del male. Proseguiamo, incontrando un’altra cappelletta.
Ed ecco, infine, l'imponente campanile della chiesa di S. Giovanni Battista (m. 825), staccato dal corpo della chiesa. E, nella piazza della chiesa, uno dei due rifugi che qui si trovano, la Locanda Risorgimento (il secondo rifugio, nella parte più alta del paese, è denominato "Osteria alpina"). Siccome la prima tappa del sentiero è la meno impegnativa, vale la pena di fermarsi a gustare l'abitato, che non rimane deserto neppure nei mesi invernali e presenta, fra gli altri motivi di interesse, un caratteristico museo etnografico, nell’edificio dell’ex-oratorio.